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Lucarelli (AITech-Assinform): «La Pa spende poco e male»
di Domenico Lusi
L’Information technology italiana vive un periodo di difficoltà e per rilanciare il settore è necessaria una stretta collaborazione tra aziende e Pubblica amministrazione. A lanciare l’appello, durante il convegno inaugurale di Forum Pa 2006 è Ennio Lucarelli, presidente di AITech-Assinform, l’associazione di Confindustria che riunisce le principali aziende informatiche del Paese. «Malgrado gli sforzi compiuti nell’e-government – lamenta – la Pa non solo continua a spendere poco e male in tecnologie informatiche, ma una parte sempre più rilevante della spesa pubblica in It è assorbita dalla stessa aministrazione. La domanda pubblica sta venendo meno alla funzione di stimolo di un’offerta di servizi innovativi, per trasformarsi in uno strumento di condizionamento politico del mercato».
A conferma delle parole di Lucarelli, un’indagine di AITech-Assinform sui bilanci delle principali aziende di It a capitale pubblico (una di livello nazionale e trenta espressione di enti locali) mostra l’esistenza di un consistente segmento di mercato protetto generato dal sempre più frequente ricorso della Pa alle società “in house”, vale a dire società pubbliche create per soddisfare i propri bisogni di soluzioni informatiche. «Le aziende It a capitale pubblico “in house” – ricorda Lucarelli –coprono il 46% della domanda pubblica a livello locale (vale a dire 1.300 milioni di euro) e il 20% della domanda della Pa centrale (circa 1.700 milioni di euro)».
Non solo. A fronte di un mercato informatico italiano in difficoltà, queste aziende hanno registrato a fine 2004 una crescita media dei loro ricavi, rispetto all’esercizio precedente, del 15 per cento. Nelle società costituite dopo il 2000 la crescita arriva addirittura la 50% con punte del 100%. «Si tratta di trend da capogiro – sottolinea Lucarelli – frutto delle distorsioni indotte dall’affidamento in house, una polizza a vita che offre un gonfio portafoglio di commesse senza rischi, senza passare da alcuna selezione e, a volte, senza controlli». A dimostrazione dell’inefficienza dell’operazione, i costi interni pro capite di queste aziende pubbliche registrano una media di 72.650 euro per addetto, contro la media di 43.700 euro per addetto del settore. Una situazione che, secondo AITech, si traduce in una pesante limitazione alla crescita delle aziende It, per la maggior parte piccole e medie.
Per risolvere la questione, Lucarelli, insieme al presidente di Fita e Federcomin, Alberto Tripi, chiede alle forze politiche e al Governo, «di fare chiarezza sulla presenza pubblica nell’economia dei servizi innovativi di mercato: occorre risolvere il conflitto di interesse delle Pa che sono al contempo stazioni appaltanti e partecipanti alle gare». Un invito accolto con favore da tutti i politici presenti al dibattito, dal ministro uscente dell’Innovazione, Lucio Stanca, alle responsabili per dell’innovazione dei Ds, Beatrice Magnolfi, e della Margherita, Linda Lanzillotta, favorevole a un «sempre maggior ruolo dei privati nella costruzione di un modello efficiente di sistema Paese».


 

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