Beretta: «Le imprese devono correre come le F1» |
di Domenico Lusi |
«Spero che il buon esempio venga dalla Formula 1: ieri c’è stato un grandissimo Schumacher, ma senza il contributo dei meccanici Ferrari la vittoria sarebbe stata difficile». Per il direttore generale di Confindustria, Maurizio Beretta, la metafora automobilistica mostra bene come dovrebbero essere i rapporti tra Pa e impresa. «Occorre precisare le sfere di competenza di ognuno – spiega intervenendo al convegno inaugurale del Forum Pa 2006 – Abbiamo bisogno di un sistema che nel suo complesso governi di più e amministri di meno. Occorre un passo indietro della gestione del pubblico nell’economia e una grande efficienza ed efficacia della regolazione». Ma anche la capacità di stabilire priorità, come il taglio della selva di oltre 150mila leggi che ogni giorno intralcia l’attività delle aziende (i costi annuali delle imprese italiane per gli adempimenti burocratici sono stimati tra i 10 e i 15 miliardi di euro). «Le procedure per aprire una nuova attività– ricorda il dg di Confindustria – sono enormemente più lunghe, costose e numerose rispetto alla media di tutti i paesi industrializzati. Abbiamo un eccesso di presenza pubblica diretta nelle attività economiche, un neostatalismo municipale su cui pensiamo si debba agire in fretta per liberare spazi e risorse per l’iniziativa privata». Una posizione su cui concorda il Garante per la concorrenza e il mercato, Antonio Catricalà, che invita la Pa a puntare, piuttosto che sull’efficienza, sull’efficacia, intesa come l’ottenimento di risultati concreti. Per Catricalà occorre trovare nella Pa nuove energie da mettere a disposizione del cittadino e delle imprese. E per riuscirci suggerisce di demandare ai privati i servizi di back-office della Pa, dai pagamenti degli stipendi. «Bisogna – spiega – che se ne occupino i privati. Il personale che oggi fa back-office potrebbe essere riqualificato e abilitato per il front-office, cioè per quello che è il vero core-business dell’amministrazione». Punta sui privati anche la responsabile per l’innovazione della Margherita, Linda Lanzillotta,. «Per la diffusione dell’innovazione e la modernizzazione della Pa – afferma – il ruolo dell’impresa è fondamentale, sia come interlocutore strategico per identificare gli obiettivi comuni, sia in termini di industria informatica. Occorrono grandi progetti-paese che consentano alla nostra spesa per l’It di non essere più solo un’area di consumo ma anche una leva per produrre innovazione». Un obiettivo che – assicura, accogliendo l’auspicio espresso dal ministro dell’innovazione uscente, Lucio Stanca – sarà perseguito senza disperdere quanto fatto di buono in questi anni. Anche perché sul fronte It l’Italia deve recuperare posizioni. Secondo un’indagine AITech-Assinform, il rapporto tra la spesa totale della Pa nell’It (2.915 milioni di euro nel 2004) e il Pil ci colloca al quindicesimo posto in Europa. Un ritardo confermato dalla spesa in rapporto alla popolazione: la Pa spende in informatica appena 51,3 euro per abitante, contro i 147 della Gran Bretagna, gli 86 della Francia e i 72 della Germania. |
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