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Felice Gimondi (Bergamo, 1942)
Il guerriero di Sedrina

Campione completo, passista di vaglia, corridore abile anche in salita e in volata, uomo di grande tenacia e intelligenza tattica, Felice Gimondi vanta un palmares pari a quello dei più grandi ciclisti della storia, a conferma del carattere e della combattività di questo atleta, la cui carriera si è svolta in parallelo a quella del “cannibale” Eddy Merckx.
Avvicinatosi al ciclismo intorno ai diciotto anni, Felice Gimondi lascia intravedere il suo talento vincendo il Tour de l'Avenir nel 1964, una sorta di piccolo Tour de France per corridori dilettanti. L’anno successivo passa al professionismo e partecipa alla Grand Boucle come spalla di Vittorio Adorni. Dopo il ritiro del suo capitano il giovane bergamasco conquista la maglia gialla e, dopo aver resistito agli attacchi di Raymond Puolidor sul Mont Ventoux, legittima il proprio successo con la vittoria nella cronometro di Versailles. La vittoria al Tour non gli riuscirà più: si dovrà accontentare solo di un secondo posto nel 1972.
Nonostante un rivale quasi imbattibile come Merckx, Gimondi riesce a ritagliarsi, comunque, spazi per grandi successi. Nel 1966 conquista la Parigi-Roubaix, la Parigi-Bruxelles e si impone in volata, proprio davanti al belga, al Giro di Lombardia. Coronato dal successo anche l’appuntamento con il Giro d'Italia del 1967, gara decisa dall'attacco di Gimondi nella penultima tappa, alla Madonna del Ghisallo.
Il duello con Merckx si ripresenta al Giro dell'anno successivo. Gimondi si presenta forte del recente successo alla Vuelta di Spagna, ma questa volta ad avere la meglio è il campione belga, che si aggiudica tre tappe, tra cui quella decisiva alle Tre Cime di Lavaredo. Il 1968 si chiude per Gimondi con una maglia di campione italiano e con il sesto posto nel Mondiale di Imola. Anche negli anni successivi terreno privilegiato dello scontro Gimondi-Merckx è la corsa a tappe italiana: nel 1969 il bergamasco vince dopo la squalifica per doping del belga, che però si prende la rivincita l'anno successivo. Il Campionato del Mondo di Mendrisio (1971) si decide nuovamente in volata tra i due e Gimondi è ancora una volta costretto al secondo posto.
Dopo una nuova sconfitta al Giro del 1973, Gimondi, campione italiano in carica, conduce una gara tranquilla sul colle di Monjuich, a Barcellona, sede del Mondiale. Nella volata finale batte il velocista belga Freddy Maertens oltre al solito Merckx. Con la maglia iridata sulle spalle, nel 1974, vince finalmente la tanto inseguita Milano-Sanremo, staccando i velocisti con una fuga ai 25 chilometri dal traguardo. Prima di chiudere la sua vittoriosa carriera, il campione di Sedrina conquista il suo terzo successo al Giro d'Italia nel 1976, anno in cui ottiene la vittoria anche alla Parigi-Bruxelles. Gimondi si ritira dall'attività agonistica nel 1978, ma non abbandona il ciclismo, lavorando come dirigente della sua squadra, la Bianchi, e rimanendo al fianco di Marco Pantani nella folgorante e sfortunata carriera dello scalatore romagnolo.


 

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