Due gladiatori e una discesa contro il tempo |
di Dario Ceccarelli |
Giù in picchiata, un tornante dietro l’altro. Col traguardo che si avvicina mentre dietro incalzano gli inseguitori. Veloci, ancora più veloci, i rami degli alberi che ti sfiorano la faccia, la gente che applaude, forza che siete soli…. Emanuele Mori e Manuele Sella se la ricorderanno per un bel pezzo questa discesa delle streghe che porta al traguardo di Sestri Levante. Mancano otto chilometri, hanno il cuore in gola e la vittoria si avvicina. Venti secondi di vantaggio, su queste rampe, non sono pochi. Potrebbero rallentare, ma quando mai ti capita un occasione simile? Giù allora, sempre più forte. Ma oggi il destino ha la luna storta, non ha voglia di dare una mano a questi due ragazzi grandi di cuore ma un po’ incoscienti. E’ un attimo: la curva è secca, e non riescono a frenare. Mori vola oltre il tornante, Sella plana sopra il garde rail. Sembra un cartone animato, Gatto Silvestro, non uomo in carne e ossa. Invece è tutto vero. Come è vero che entrambi si rialzano nello spazio di un secondo. Avevo il freno destro rotto, dirà poi Sella. Ci tenevo, c’erano i miei genitori, spiegherà con un filo di voce, più tardi, Mori. Ma torniamo in diretta. I due riprendono velocità, forse ce la fanno lo stesso. Invece di nuovo il diavolo ci mette lo zampino. In un'altra curva Mori perde il controllo e finisce contro una protezione della strada. Sella, di slancio, gli sbatte contro. Ma cos’è una maledizione? Il resto non è molto importante. Se non questa formidabile tenacia. Lividi e sanguinanti, i due vengono ripresi dal gruppetto che li bracca. Ma non mollano. Tanto che Sella riesce comunque a cogliere un onestissimo terzo posto. Non solo. Il vicentino, un peso piuma di 57 chili, rimonta molte posizioni in classica generale. Da 22esimo a quarto a circa cinque minuti dalla maglia rosa. Ora con le montagne in arrivo, lui che è uno scalatore, si potrà giocare le sue carte. “Peccato. Lo sapevo di rischiare. La strada pericolosa? Beh, lo è per tutti… Forse dovevo essere più prudente. Come sto? Spero bene, ho preso un sacco di botte, comunque spero di poter partire. Adesso poi che viene il bello…”. Lo guardiamo. Ha rischiato la vita, e sembra che parli di una gita in campagna. Occhi svegli, una faccia da bravo ragazzo, ma di quelli che nella vita non si fanno metter sotto. Anche Mori non molla. Sperava nella vittoria di tappa perché lui, toscano di Empoli, è più veloce di Sella. “Capita una volta nella vita, e io l’ho persa” dice maledicendo la sua imprudenza. Perde sangue, è pieno di lividi. “Sciocchezze, ditelo ai miei genitori. Sto bene ma ‘ono un bischero!, che altro posso dire ancora?” 19 maggio 2006 |
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