Ivan il Terribile, una vittoria che lascia il segno |
di Dario Ceccarelli |
Ivan Basso, gigante, d'accordo. Ma adesso? Forse è meglio andare tutti a casa. Si risparmia, e non si perde tempo. Dire ai ragazzi che trasportano le transenne e il palco dell’arrivo di portare tutto il materiale nel magazzino di Milano. Il Processo alla tappa diventa un quotidiano processo al calcio. Tanto argomenti ce ne sono. E ci vediamo al Giro dell’’anno prossimo, sperando magari che agli avversari di Ivan Basso si siano ripresi dalla legnata della Maielletta e abbiano voglia di provare a fare qualcosa di serio. Scusate, ma quando ci vuole, ci vuole. Cunego a parte, che almeno lancia qualche segnale di ribellione tentando di sorprendere Basso a 4 chilometri dalla vetta, gli altri big che cosa fanno? E’ vero che Ivan , nel primo vero arrivo in salita, lascia tutti senza fiato andando a vincere proprio nel terreno preferito dai suoi avversari. E che quindi, essendo già devastante a cronometro, fa ancora più male. Calma, però. Non è tutto finito E ci sono ancora un sacco di montagne. Non a caso, a precisa domanda, Ivan il riflessivo dice che preferisce "vivere alla giornata". Non è banale depistaggio. La maglia rosa sa bene che nel ciclismo l’imprevisto è sempre dietro una curva. Ancora oggi Basso si sogna lo Stelvio. L’anno scorso, lo ricordiamo, aveva il Giro in mano: un banale virus lo lasciò senza forze, un sacco vuoto. Ecco perché Basso è cauto: e come a militare conta quanti giorni mancano all’alba, cioè al traguardo di Milano. Per la cronaca, undici. Più un giorno di riposo. La vittoria di Basso, ieri alla Maielletta, lascia due volte il segno. Sia perché i distacchi si fanno pesanti, sia perché è micidiale psicologicamente per Cunego, arrivato secondo, pur avendo combattuto, ne esce con le ossa rotte. Questa salita era per lui. E infatti a quattro chilometri dal traguardo ci prova a scattare. Mal gliene incoglie. Con un balzo Ivan se lo mangia. Gli altri? Buio fitto. Savoldelli, subito in crisi, si becca due minuti e venti. Danilo Di Luca, proprio nella sua terra, pedala come se avesse delle pietre nello zaino. Anche Gilberto Simoni ha le gambe vuote. "Se non c’era Piepoli ad aiutarmi, sarei ancora su un paracarro!", dice ridendo il trentino. Molto simpatico. Come fa simpatia Danilo Di Luca applaudito dai suoi paesani come se fosse il vero vincitore della tappa. Ridono tutti, insomma, tranne Ivan Basso che invece avrebbe tutti i motivi per farlo. Diciamola tutta: l’impressione è che, tra una risata e l’altra, ci sia poca voglia di detronizzare un re che, a ben vedere, la corona deve ancora andarsela a prendere. Di sicuro giovedì, nella crono di Pontedera, la maglia rosa aumenterà il vantaggio. Se Simoni e soci continuano a ridere, possiamo chiudere la pratica. E farci tutti quattro risate, al cinema però. 14 maggio 2006 |
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