Tutti i big in prima linea: ci sarà da divertirsi |
di Dario Ceccarelli |
Dove eravamo rimasti? Tranquilli, è tutto come un anno fa. Paolo Savoldelli, detto il Falco, artiglia il prologo d’apertura di Seraing strapazzando la concorrenza. Suo il miglior tempo, sua ancora la maglia rosa che, praticamente, non si è mai sfilato. Una prestazione formidabile, tenuto conto che il bergamasco è reduce da una fastidiosa dissenteria che lo aveva costretto a ritirarsi dal Giro di Romandia, dove peraltro aveva vinto il prologo. Savoldelli, sapendo che questo Giro se lo dovrà sudare, getta subito il carico pesante. Lo specialista Mc Ewen, secondo, perde 11 secondi. Danilo di Luca, molto determinato, una ventina. Ivan Basso, ancora più indietro, ne accusa 23. Senza infamia e senza lode, Cunego e Simoni, distanziati di circa 25 secondi. Cominciamo bene: sarà per questo calore mediterraneo del Belgio che con i nostri ex paesani sembra una piccola Napoli senza il mare, sarà per i nostri campioni e le nostre montagne prossime venture che il Tour de France, al di là della sua grandeur, neppure si sogna, sarà che di calcio, con i suoi furbetti del telefonino, ne abbiamo le scatole piene, sarà per tutte queste cose ma almeno per oggi ci lanciamo in un rischioso azzardo: in questo Giro d’Italia ci sarà da divertirsi. D’accordo, tocchiamo ferro perchè il doping con i suoi Nas è sempre dietro l’angolo, le tappe da abbiocco da lasagna pure, però qualcosa di bello e di eccitante, a parte il girovita di Ullrich, già si vede: il percorso è duro e intrigante, i big sono subito in prima linea. Perfino la copertura televisiva sembra ottima, al di là del tono soporifero di Auro Bulbarelli, comunque preciso e documentato quanto il maestro Davide Cassani. Lievita anche la Borsa, in questo Giro. Il montepremi raggiunge un milione e trecentomila euro e la platea televisiva si allarga a nuovi continenti come l’Africa e l’Asia. Occhio, quindi, perché i cinesi ci guardano e in Cina ci sono 300 milioni di biciclette. Un bel mercato, ma non hanno neanche un campione. Per farli studiare, diciamo così, hanno inviato i primi due professionisti a correre con la Lampare-Fondital, la squadra di Cunego. Insomma, anche nel ciclismo i cinesi imparano l’arte per metterla da parte. 6 maggio 2006 |
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