Un fenomeno, ma che fortuna l'assenza di Petacchi |
di Dario Ceccarelli |
Robbie Mc Ewen , lo sprinter fai-da-te , centra la sua seconda vittoria. Non c’era da dubitarne: già è un fenomeno normalmente, figuriamoci quando manca Alessandro Petacchi. Per l’australiano è un gioco da ragazzi. Per non perdere l’abitudine, prima succhia la scia della squadra dello spezzino, poi lasciato sfogare il solito attacco del tedesco Pollack, infilza tutta la compagnia. Diabolico. Paolo Bettini, che tenta di rimontarlo, agguanta in extremis solo il secondo posto. L’ennesimo piazzamento di questo suo personale Giro del Belgio. Meno male, per il Grillo, finora solo parlante, che adesso si torna in Italia. Insomma, tutto secondo i piani. Si lascia questa parentesi del Nord senza sostanziali novità. Partito Petacchi, che si vede sfumare tutta la stagione, negli sprint non c’è trippa per gatti. S’abbuffa solo il canguro di Brisbane. Il bello di questo australiano, al decimo successo al Giro d’Italia, è che fa tutto da solo. Se la canta e se la suona. Senza aiuti della squadra è un artista del mucchio selvaggio, un equilibrista dello sprint. La sua abilità sta nell’individuare chi gli fa apripista. Poi, quando l’ha ben spremuto, lo getta via come un fazzoletto di carta e con due salti balza sul traguardo. Grazie, amico, alla prossima. A ringalluzzire l’orgoglio tricolore ieri si è visto Alberto Loddo (terzo), un ex enfant prodige che si era perso per strada finendo per fare il carpentiere. Recuperato al mestiere, il ragazzo dimostra di non aver perso l’antica vocazione. Gli manca ancora il colpo del killer, ma la strada del Giro è ancora lunga. Oggi, anche per potersi trasferire in Italia, il Giro riposa. Ma si fa per dire. Giovedì infatti si riprende con il primo vero snodo della corsa: e cioè la cronosquadre Piacenza-Cremona di 38 chilometri. Qui infatti volano i minuti. Nel senso che chi ha una squadra poco attrezzata rischia di giocarsi la corsa. Vero che poi le montagne sono tante. Ma dover recuperare un paio di minuti, prima ancora di salire, non è molto incoraggiante. Gilberto Simoni, che già a Namur ha perso un po’ di secondi, non lo vediamo bene. Anche Cunego, più reattivo, avrà comunque i suoi problemi. Dovrebbe invece essere pane per i denti di Paolo Savoldelli e Ivan Basso. Ma con i dovuti distinguo. Savoldelli finora si è dimostrato quello più in palla tra i big. E’ concentrato, determinato, svelto a cogliere il filo della corsa. Formidabile nel prologo, si è dimostrato lucido anche nelle tre tappe successive. L’aver perso la maglia rosa per lui è solo un vantaggio. Inoltre dispone di una squadra perfettamente attrezzata sia per le cronometro che per le tappe di montagna. Ultimo dettaglio: in questi anni è cresciuto tantissimo. Correre a fianco di Lance Armstrong gli ha fatto solo del bene. In più ha già vinto due Giri d’Italia. Che non sono caramelle. Per Ivan Basso il discorso è diverso. La squadra è ottima. Ma sia lui che i compagni finora hanno deluso. Direte, il Giro è lungo, bisogna arrivare al massimo nell’ultima settimana. Giusto. Però a risalire si fa sempre fatica. Insomma, per Basso è già tempo di esami. Un altro da controllare bene è Danilo di Luca. Dice da essere ormai un corridore da Giro. E’ il momento di dimostrarlo 9 maggio 2006 |
.
Le Top News del Sole 24 ORE sul telefonino. | TOP al 48224 |
|
|