Re Ivan in fuga oltre ogni limite |
di Dario Ceccarelli |
Basso e chiudo, come dicono i suoi tifosi. Per gli altri, a parte Gilberto Simoni e lo spagnolo Gutierrez, che resistono con il cuore, bisogna sentirsi più tardi quando la maglia rosa sta già bevendo il tè e parlando con i giornalisti. Non c'è scampo. Ivan il Terribile, sul monte Bondone, dà un'altra pesante legnata alla concorrenza. Quando la strada finalmente s'inerpica, saltano tutti come turaccioli. Di Luca, Savoldelli, Cunego, Pelizzotti. Facce stravolte, occhi a palla, gambe di farina. Ivan Basso invece sale sereno verso la vittoria. Seduto e composto pedala con forza e leggerezza. Quando Piepoli e Simoni, a circa 8 chilometri, provano a staccarlo, non batte ciglio. Solo una lieve e morbida accelerazione. Dopo però son dolori. Sull'abbrivio infatti Ivan se ne va. Solo Simoni, incartapecorito dallo sforzo, cerca di stargli dietro. Niente deve rassegnarsi. E col suo passo ciondolante, si aggrappa a quel secondo posto che fa felice i suoi paesani trentini, ormai rauchi, venuti comunque ad applaudirlo. Gibo è di Palù di Giovo, come il vecchio Francesco Moser. Contadini di montagna, cresciuti a mezza costa tra meli e vigneti. Qui sopra Trento, sul monte Bondone, Gibo è come se pedalasse nel giardino di casa. Ma che legnate! Simoni arriva con quasi un minuto e mezzo di ritardo, davanti a Piepoli e allo spagnolo Gutierrez, detto El Bufalo, vera rivelazione di questo Giro d'Italia con il suo secondo posto in classifica generale. Simoni è contento, come uno uno che si sia tolto un macigno dallo stomaco. Ho provato ad attaccarlo, dice, perchè non si può lascialo vincere senza far niente. Però Basso è veramente troppo forte. "Quando mi ha ripreso mi sono detto che non dovevo mollare, proprio qui, davanti alla mia gente. Alla fine però mi sono dovuto rassegnare. Ivan ha una marcia in più" Tutto secondo i piani, insomma, anche in questo primo test della quattro giorni dolomitica. Quando la strada sale, la forbice tra la maglia rosa e i presunti rivali subito si allarga. Non c'è confronto. Basso va, gli altri sono al gancio. E si vede che non schiaccia il gas a tavoletta. Infatti è lucido, calcolatore, sereno. Sta superando il suo ultimo esame, quello con i suoi limiti. Finora infatti Ivan non ha mai vintto una grande corsa a tappe. A 28 anni è arrivato secondo e terzo al Tour de France dietro a Lance Armstrong, un mito certo, ma anche un comodo alibi. Ora Basso deve fare anche l'ultimo passo per emanciparsi dal ruolo di giovane promessa che perde l'appuntamento col futuro che corre veloce. L'anno scorso, sulle lunghe rampe dello Stelvio, gli è successo. Un virus, un semplice virus, gli ha prosciugato le gambe strappandogli il Giro. Alla fine di quel calvario arrivò, resistendo, con mezz'ora di ritardo. Forse fu il suo esame più doloroso, un esame che però l'ha corazzato. Per questo Basso vive alla giornata. Nella sua mente vede già, minacciose, le prossime altimetrie che vanno su e giù come in un elettrocardigramma impazzito. Plan De Corones con il suo traguardo tra gli ski-lift, Marmolada, San Pellegrino, Gavia, Mortirolo. Salite memorabili, ma che non perdonano chi sbaglia. 23 maggio 2006 |
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