Le pagelle della prima settimana |
di Dario Ceccarelli |
Et voilà. Sulle note di Giusepppe Verdi, che a Busseto è nato e celebrato, e da dove è partita questa sesta tappa, intoniamo il primo "Va pensiero" a questo Giro d'Italia che sta per virare la boa della settimana. Vi è piaciuto? E' combattuto? E' organizzato bene? La Rai lo segue in modo adeguato? Come a scuola, diamo un po' di pagelle. E poi fateci sapere se siete d'accordo. ORGANIZZAZIONE: 7. Finora tutto è filato liscio. Il percorso è bello, vario e prevede un sacco di sorprese. Anche la parentesi in Belgio, senza troppe sbavature retoriche (tipo italiani brava gente), è stata coinvolgente e interessante. La nuova gestione, guidata da Angelo Zomegnan, cerca di valorizzare con buon gusto il made in Italy. Se non si esagera, va bene. Anche la cronosquadre, specialità un po' strana e con scarsa tradizione, ha funzionato. Domenica c'è già la Maielletta, il primo vero arrivo in salita. Insomma, non c'è tempo per annoiarsi. Avanti così. RAI. 6,5 Diciamo che non ci sono molte novità. La copertura, soprattutto durante la corsa, è collaudata. Bulbarelli e Cassani, precisi e perfettini, sono come quei maestri di una volta. Non alzano la voce e lavorano sodo. Anche sui dettagli tecnici sono competenti, soprattutto Cassani, senza esagerare. Qualche impennata non guasterebbe, ma non si può chiedere a un commentatore sportivo di fare (magari male) il comico. Impeccabile anche il professor Martinello. La nostra solidarietà a Fabretti, il motociclista col microfono (8 solo per la fatica) e ad Alessandra Di Stefano, l'intervistatrice del dopo-corsa. Provate, provate, ad inseguire un corridore dopo il traguardo con una troupe dietro e una masnada di tifosi davanti. Tornare a casa senza ossa rotte è già una impresa, fare una buona intervista un piccolo capolavoro. IVAN BASSO 7. parte col freno a mano, per poi venire fuori alla grande nel primo momento decisivo (la cronosquadre). Così deve correre un leader come lui, bravo a cronometro ma non stratosferico sulle montagne. La strada è lunga. L'anno scorso ha perso il Giro per un mal di pancia. Quest'anno cerca di evitare gli imprevisti. Buona idea. DANILO DI LUCA 6,5. Tenuto conto della sue qualità, finora non ha mai deluso. Sempre nelle prime file, ha imparato a gestirsi in una corsa a tappe. PAOLO SAVOLDELLI. 6 Perfetto nel cronoprologo, deludente nella cronosquadre. Il problema però riguarda più la Discovery che Savoldelli. L'anno scorso in squadra c'era un certo Lance Armstrong. Ora il Falco della Val Seriana deve volare da solo. Al Giro è abituato, però quest'anno deve fare i conti con un Basso superdeterminato. DAMIANO CUNEGO 6. Si difende bene. Queste tappe non erano pane per i suoi denti, ma ne esce senza affanni. In crescita. PAOLO BETTINI 5,5. Sempre presente, mai vincente. Per il Grillo, uscire dal Belgio senza vittorie non è un bel biglietto da visita. Gran combattente, ma non colpisce GILBERTO SIMONI 5. Sotto di un minuto e mezzo, cerca di limitare i danni. Nella cronosquadre non poteva fare di più. Ma le sue cartucce le sparerà più tardi. Consapevole. ROBBIE MCEWEN 8. Tre sprint, tre vittorie. Un rendimento perfetto. Finora, nella sua specialità, decisamente il migliore. ALESSANDRO PETACCHI Sfortunato. Perde nel primo duello con Mc Ewen. E poi si rompe il ginocchio cadendo sotto la pioggia. Quest'anno non è il suo anno. Tanto di cappello però per qui 50 chilometri con una gamba sola per raggiungere il traguardo. Roba da tempi eroici. 12 maggio 2006 |
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