Che distacchi! Basso trionfa e fa sognare l'Italia dello sport in crisi |
Era dai tempi di Eddie Merckx che alla fine di un Giro non si poneva il quesito: troppo forte lui o troppo deboli gli altri? L'interrogativo rispunta alla fine di questa splendida edizione che ha consacrato un campione, Ivan Basso, ora pronto alla verifica di altre competizioni. In attesa di ciò che sarà, il presente racconta di un'edizione vinta con distacchi che appartengono più al passato della Corsa Rosa: oltre nove minuti al secondo, Gutierrez, quasi dodici al terzo, Simoni. Numeri che testimoniano di una superiorità indiscussa, ribadita anche oggi, nell'ultima grande fatica prima della passeggiata conclusiva di domenica verso il corso trionfale di Milano. Basso ha dominato nella cronometro, ha dominato sulle montagne, portando con sè per qualche tratto alcuni dei validi comprimari, su tutti la sorpesa Gutierrez e Simoni, che ha mollato solo quando anche la riserva d'energia s'è esaurita. Il film della terribile tappa di oggi, da Trento sin sulla vetta dell'Aprica, è stato in fondo un remake dei giorni precedenti. Prima il controllo della gara, che ha consentito a Garate di passare per primo sulla Cima Coppi e di conquistare definitivamente la maglia verde di miglior scalatore, poi lo scatto sul Mortirolo. Dopo tre-quattro chilometri e quando la pendenza è diventata mostruosa (18%) Basso si è ritrovato in scena con il compagno d'avventura degli ultimi giorni, quel Simoni che dopo aver pagato dazio (e che dazio) nella crono, si è incollato alla ruota della maglia rosa. Onore a Simoni. Pochi passi più indietro la rivelazione Gutierrez che si è trascinato fin sulla vetta i suoi 80 chili, dimenandosi nei tratti più duri, ma alla fine mantenendo la seconda piazza. Onore anche allo spagnolo. Ma alla fine la maglia rosa ha voluto imprimere il segno del comando. Scesi dal Mortirolo e affrontati i ben più facili tornanti dell'Aprica, Basso ha mantenuto un'andatura come se non avvertisse la fatica di un Giro sempre al comando, come se non gli pesassero i tremila chilometri di una gara durissima, come se alle spalle non ci fossero quelle salite. E Simoni, generoso, grande combattente, non ha più retto e in tre chilometri s'è beccato più di un minuto. All'arrivo era livido, schiumava rabbia, ma alla fine ha ammesso, con la serenità di un grande ciclista, che l'Ivan di questi tempi è di un altro pianeta. Auguriamo a Basso nuove imprese stellari. Sarebbe magnifico per lui e un bene per l'Italia che sogna di trovare una via dignitosa d'uscita dallo sport dei trucchi. 27 maggio 2006 |
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