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Re Basso incoronato a Milano tra le polemiche
di Massimo Donaddio

Si chiude con una coda di polemiche un Giro d’Italia a senso unico, assolutamente dominato da Ivan Basso. Quattro tappe vinte – se comprendiamo anche la cronosquadre – tra le quali quasi tutte le mete dal valore simbolico più intenso, un vantaggio di 9’18’’ dal numero due della corsa, la rivelazione Josè Gutierrez Cataluna, quasi dodici minuti sul terzo classificato, Gilberto Simoni. In ogni momento Ivan Basso ha marcato la sua superiorità fisica, l’incredibile capacità di imprimere i suoi ritmi alla corsa, di dettare i tempi, utilizzando e gestendo al meglio una squadra davvero esemplare e competitiva. Forte a cronometro, inattaccabile in salita, capace di staccare uno scalatore di classe e di esperienza come Simoni, che ha tentato di dare il tutto per tutto nelle tappe dolomitiche, ma ha rimediato solo batoste. E proprio qui si è insinuata una polemica che non ha giovato ad una serena conclusione di un Giro deciso ormai molti giorni fa. Simoni accusa Basso verbalmente più volte, dopo il traguardo dell’Aprica e prima della partenza dell’ultima frazione, quella che porta al traguardo di Milano. «Mi ha chiesto di non staccarlo in discesa. Di aspettarlo. Poi a quattro chilometri dal traguardo mi ha staccato», attacca Simoni. Poi l’accusa più pesante, scagliata prima dell’ultima partenza: «A cinque chilometri dalla fine mi ha visto in difficoltà e mi ha chiesto soldi. Mi è crollato il mondo. Io ho la dignità di non avere mai comprato una corsa in vita mia». Basso replica smentendo tutto e spiegando di avere chiesto a Simoni di non staccarlo in discesa perché insieme sarebbero potuti andare più forte e il trentino avrebbe potuto guadagnare tempo su Gutierrez. Simoni però incalza il varesino: «Vuoi che diciamo anche la cifra?», e aggiunge, sprezzante, «Non ho bisogno di te, Basso. Vai per la tua strada. Hai vinto. Complimenti. Bravo». Sulla grave accusa di Simoni la Federciclo aprirà un’inchiesta, ma, comunque sia, la sportività è stata, in questo caso, ampiamente calpestata, almeno da uno dei due atleti.

Sul fronte della corsa in sé, comunque, restano intatti la potenza di Ivan Basso e i distacchi inflitti a tutti gli avversari: roba davvero d’altri tempi. Il Giro forse non ha brillato per spettacolarità, ma la fatica di una delle corse più dure della storia della manifestazione ha fatto molto. A parte le sfide di Simoni nelle ultime tappe, è stato il Bufalo Gutierrz Cataluna a dimostrarsi la vera sorpresa di questo 89esimo Giro d’Italia. Pur non tenendo il ritmo di Ivan il Terribile, Gutierrez ha sempre corso al meglio, in ogni situazione, sempre a ruota della maglia rosa, tenendo duro anche in salita e superando ampiamente ogni più rosea previsione della vigilia.

L’ultima tappa è stata vinta in volata dal tedesco Robert Forster della Geroldsteiner, che ha preceduto Richeze e Pollack. Il Grillo di Livorno, Paolo Bettini, è stato anticipato sul traguardo – tentando l’ennesima volata – ma può festeggiare la maglia ciclamino dell’intergiro (strappata allo stesso Basso) grazie ad un traguardo volante e al quarto posto finale. La maglia verde degli scalatori finisce alo spagnolo Juan Manuel Garate, mentre la maglia azzurra della gran combinata è del Falco Savoldelli, che non sale sul podio per protesta contro i trasferimenti troppo lunghi e viene multato.

Polemiche a parte, il Giro si chiude con un dominatore assoluto che tenterà di fare suo anche il Tour de France. Ci riuscirà? A sentire Jan Ullrich, Basso non deve illudersi, perché vincere la Grande Boucle è tutta un’altra cosa. Dopo aver scaldato i muscoli al Giro, Kaiser Jan vuole conquistare la vittoria ciclistica più ambita, ma anche più inavvicinabile negli ultimi anni. Ullrich e Basso: la lotta per l’eredità di Lance Armstrong ricomincia da qui.


28 maggio 2006



 

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