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L'Europa al vertice del Mondiale. Sale l'attesa per Italia - Germania
di Massimo Donaddio


Chi l’avrebbe detto? Le quattro squadre che si contenderanno all’ultimo goal la vittoria del Mondiale sono tutte figlie del glorioso Vecchio Continente, ancora una volta culla del calcio che conta, oltre che di quello più pagato. Era da ventiquattro anni che questo non accadeva, da quel Mundial del 1982 che vide, guarda caso, la vittoria degli Azzurri contro i tedeschi di Rumenigge e Breitner. Chissà che la cabala non porti fortuna all’Italia, nuovamente impegnata fino all’ultimo respiro contro i teutonici padroni di casa di questa edizione 2006. Certo fa scalpore l’esclusione delle due nazionali sudamericane più forti e competitive, l’Argentina di Messi e Riquelme e il Brasile dei fenomeni e del “quadrato magico”. La formazione di Pekerman ha trovato sulla sua strada una Germania ostica e sempre più convinta dei suoi mezzi, finalmente entusiasta del lavoro fatto dal commissario tecnico Klinsmann e decisa a prendersi un titolo mondiale di fronte ai propri sostenitori; il Brasile di Parreira ha ritrovato sul suo cammino la bestia nera francese, gli “anziani” galletti capitanati da Zinedine Zidane che già avevano inflitto ai verdeoro un’enorme delusione nella finale del Mondiale del 1998. Per le nazionali sudamericane è un vero disastro, e le dure contestazioni in patria fanno già le prime vittime, con Pekerman - reo di non aver schierato nella partita decisiva né Saviola né Lionel Messi - già costretto alle dimissioni.

Ma è l’eliminazione del Brasile che fa indubbiamente più impressione. La Seleĉao verdeoro si era candidata per vincere in carrozza l’ennesima finale mondiale. Nulla sembrava potesse arginare la potenza e la fantasia dei suoi campioni. Una squadra di fenomeni, amati e venerati in Spagna e in Italia, avrebbe dovuto fare polpette dei rivali europei, mediamente più muscolari ma meno tecnici e talentuosi dei maghi del pallone del Sudamerica. Come battere una squadra che schiera contemporaneamente uomini come Ronaldinho, Adriano, Ronaldo e Kakà? E invece, come si dice in questi casi, l’elefante ha partorito un topolino, e il pronostico è stato radicalmente ribaltato da una Francia solida e pienamente padrona dei suoi mezzi. La Seleĉao ha buttato alle ortiche il suo mondiale giocando male, in maniera squilibrata, senza trovare la formula adatta a valorizzare al meglio la classe - indubitabile - dei suoi campioni. Contro i blues i verdeoro sono stati irriconoscibili: completamente statici, pronti a sbagliare anche gli appoggi più semplici, incapaci di ritrovarsi in campo e per nulla pericolosi sotto porta. L’orchestra ha suonato in maniera pessima perché i solisti non hanno pensato all’armonia collettiva del brano musicale. Naturalmente le responsabilità ricadono anche sul direttore dell’orchestra, Carlos Alberto Parreira, che ha schierato un Adriano in pessima forma, ha escluso il dinamico Robinho e ha stravolto la posizione offensiva del Pallone d’oro Ronaldinho. E poi, per carità, ci sono anche le prestazioni dei singoli: Kakà, forse il migliore giocatore brasiliano nel torneo, contro la Francia ha sbagliato tutto ciò che poteva sbagliare. Va anche aggiunto, però, che quando tutti commettono errori, qualcosa di sbagliato nell’assetto generale della squadra solitamente c’è.

Onore alla Francia, invece, partita in sordina, in difficoltà nel girone eliminatorio, ma capace di sfoderare prestazioni eccellenti nei momenti che contano. La personalità e l’esperienza dei Thuram, dei Vieira, degli Henry vengono fuori quando il gioco comincia a farsi duro. E poi la classe di Zidane: purissima, concreta, capace di mettere in moto un’intera squadra con una giocata. Uno spettacolo unico: sarà un vero peccato per il calcio mondiale non poterne più ammirare le magie dopo Germania 2006. Il più brasiliano dei giocatori europei, però, vuole imprimere un altro sigillo alla sua strepitosa carriera, superando in finale la vincente di Italia-Germania. Prima però è necessario regolare i conti con l’ostacolo Portogallo. I lusitani allenati da Felipe Scolari continuano ad ottenere risultati importanti, dopo la finale raggiunta agli Europei del 2004. Piegando gli inglesi ai rigori hanno dimostrato di saper mantenere freddezza e lucidità nei momenti che contano.
Le danze delle semifinali si aprono con Italia - Germania, un’altra partita che potrebbe entrare nella storia. La tensione è già alta e l’attesa è spasmodica. I tedeschi, fin qui spavaldi, cominciano ad avvertire qualche timore, e cercano di scacciarlo con l’umiltà. La tradizione è loro contraria e favorevole agli Azzurri. Il gruppo di Lippi, ora, è più solido che mai. La prova della verità a Dortmund, martedì 4 luglio, alle ore 21.

3 luglio 2006



 

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