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La lotteria dei rigori premia l'Italia. Sconfitti i leoni francesi |
di Massimo Donaddio |
Il miracolo si è compiuto: l’Italia è campione del Mondo per la quarta volta nella sua storia. Artefice dello storico risultato la truppa di Marcello Lippi da Viareggio, il tecnico di Juventus e Inter che ha realizzato un capolavoro e ha saputo tirar fuori il meglio da ciascuno degli Azzurri in campo. È stata la vittoria di un collettivo che non aveva convinto tutti all’avvio della manifestazione tedesca. Qualche nome inaspettato, il rischio che lo scandalo del calcio in Italia potesse influenzare i giocatori e riverberarsi sulle loro prestazioni, la paura che lo stesso Lippi potesse sentire troppo la pressione e dare segni di nervosismo. Invece il capolavoro c’è stato e la Nazionale italiana ha ottenuto la sua quarta vittoria mondiale – dopo le coppe del 1934, 1938 e 1982 – addirittura ai calci di rigore, sovvertendo così il pronostico che vede gli Azzurri soccombere sempre ai tiri dal dischetto. Questa volta la maledizione di Italia ’90, di Usa ’94 e di Francia ‘98 non si è materializzata e gli Azzurri possono alzare la Coppa dopo cinque tiri impeccabili dagli undici metri.
La Francia è battuta: i “bleus”, che hanno lottato come leoni per tutta la partita, si vedono sfuggire l’ambito trofeo al momento decisivo. David Trezeguet scocca un tiro che si infrange sulla traversa e condanna i galletti ad una sconfitta dal sapore amarissimo, di quelle più volte assaggiate dalla Nazionale italiana. Non bastano alla Francia i goal di Wiltord, di Abidal e di Sagnol. L’Italia non fallisce un penalty e la sequenza dei goleador azzurri diventa un mantra: Pirlo, Materazzi, De Rossi, Del Piero, Grosso. Cinque storie molto diverse, in un match teso e combattuto, come lo sono tutte le finali mondiali. Andrea Pirlo è stato il metronomo di questa Nazionale: l’uomo che ha dettato i tempi e i passaggi che contano, presente in ogni azione, ha unito concretezza e spunti di altissima qualità, dimostrandosi degno dell’importante ruolo che gli ha affidato Marcello Lippi e che, in questo momento, nessun altro giocatore italiano è in grado di ricoprire meglio di lui. Marco Materazzi è stato, allo stesso momento, solidissimo difensore e uomo goal: oltre al rigore anche la splendida incornata su angolo di Pirlo al 19’ del primo tempo, nemmeno quindici minuti dopo il rigore sventuratamente consegnato alla Francia al quinto minuto. E poi una partita impeccabile: inappuntabile in difesa e temuto sui calci piazzati. Daniele De Rossi è tornato in campo nel secondo tempo dopo la pesante squalifica di quattro turni per la gomitata nel match contro gli Stati Uniti. Una gara non particolarmente esaltante, ma la freddezza e la precisione del calcio di rigore hanno impressionato. Riserva di lusso di questo Mondiale, Alex Del Piero si è fatto trovare pronto all’appuntamento decisivo, mentre a Fabio Grosso è toccata la responsabilità forse più grande, quella di rimandare i francesi a casa e di consegnare la Coppa nelle mani di capitan Cannavaro. Perfetta l’esecuzione del difensore del Palermo, così come splendido era stato il goal con la Germania. Un Mondiale azzurro che deve molto a questo terzino, ormai impostosi sulla scena nazionale e internazionale. Tra tutti gli Azzurri, inoltre, non si può non spendere una parola sui pilastri straordinari della difesa italiana: Gigi Buffon ha parato tutto ciò che poteva essere parato (in particolare un tiro velenoso di Henry al 17’ del secondo tempo e un’incornata solitaria di Zidane al 13’ del primo tempo supplementare); Fabio Cannavaro, il capitano, è stato semplicemente perfetto, sempre presente, vincente ad ogni contrasto, insuperabile. Davvero un monumento al calcio, questa sua prestazione mondiale. Accanto a questi campioni svetta per passione, per cuore e per muscoli l’indomito Gattuso, inarrestabile diga di centrocampo sempre pronto a contrastare, rubare palloni e far ripartire il gioco. Un apporto fondamentale, il suo, alla squadra azzurra, accanto a quello di Zambrotta, di Toni, ma anche di Camoranesi. Ha deluso invece Francesco Totti: luci della ribalta puntate su di lui, non è mai riuscito, in questo mondiale, ad entrare davvero in condizione e nella finalissima non ha quasi toccato palla. Un fantasma in campo, un uomo in meno per la squadra di Lippi, che peraltro aveva puntato molto sul capitano della Roma. Ma alle prove decisive, quelle di caratura mondiale, Totti continua a latitare.
Una Francia per certi versi molto simile all’Italia, quella di Domenech, che per un certo tempo ha fatto davvero paura. Il primo tempo è stato sotto il segno dell’Italia, che ha spinto di più e tenuto più palla. Nel secondo tempo è stata la Francia a proporsi maggiormente, con gli Azzurri costretti a difendere con le unghie e con i denti. I supplementari sono stati un assedio, con un’Italia bloccata e una Francia incredibilmente vitale, malgrado qualcuno avesse parlato di una squadra vecchia e stanca. Le motivazioni per vincere il Mondiale, anche da parte francese, c’erano tutte, ma questa volta la lotteria dei rigori ha avuto un esito diverso dal passato. Un collettivo forte, quello dei transalpini, con molti giocatori validi e alcune stelle come Henry e Zidane, che hanno più volte provato a sfondare la linea Maginot preparata dall’Italia. Zizou, che lavora palloni e gioca come nessuno sa fare, ha purtroppo sporcato la sua prestazione con una testata a Materazzi che gli ha procurato il cartellino rosso. Dopo aver calciato un rigore con il cucchiaio a Gigi Buffon e aver disputato un’altra buona gara, l’asso franco-algerino chiude la sua carriera nella maniera peggiore, con un colpo di testa – è proprio il caso di dirlo - che si riflette in maniera fortemente negativa sulla sua immagine di campione eccezionale e di sportivo solitamente corretto. Non è escluso che Materazzi possa averlo provocato in qualche modo; la reazione però non è stata degna di un campione della sua classe, di un calciatore che aveva dimostrato di essere ancora in grado di prendere per mano la sua Francia e di portarla in vetta alla competizione mondiale.
Onore al merito dunque per Marcello Lippi, che ha saputo selezionare, formare, amalgamare e proteggere un collettivo fatto per lo più di buoni giocatori, con qualche campione innestato qua e là: un collettivo, però armonico e incredibilmente cementato e motivato dallo splendido lavoro del tecnico viareggino.
Un’altra stella si aggiunge ora alla maglia azzurra. Meglio dell’Italia solo il Brasile, cinque volte campione. Il Paese che ama il calcio ha un nuovo gruppo di eroi, che prendono il testimone direttamente dai vari Tardelli, Rossi, Conti, Zoff, Graziani, Cabrini. Un gruppo partito in sordina ed esploso cammin facendo, eliminando una dopo l’altra squadre come Germania e Francia. Il gruppo di Buffon, Cannavaro, Zambrotta, Grosso Gattuso, Pirlo… L’Italia del calcio ha finalmente una nuova epopea da raccontare: Germania 2006, ancora una volta Campioni del Mondo.
10 luglio 2006