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Primo tempo ok, secondo prudente risultato fedele
di Massimo Donaddio


Dopo le intercettazioni, le polemiche, le inchieste e i turbamenti delle ultime settimane è arrivato, per la Nazionale italiana, il momento del calcio giocato: quello che - lo sanno benissimo Lippi e i calciatori convocati - può dimostrarsi determinante nel riconquistare un pubblico - o almeno una parte - che ha reagito in questi ultimi tempi con un certo distacco dai colori azzurri al turbinio di rivelazioni che hanno sconvolto il mondo dello sport più amato e seguito nel nostro Paese. Grande la pressione dei media, la responsabilità dei giocatori di andare a disputare non solo un pur ambitissimo traguardo di livello mondiale, ma di tentare un ultimo salvataggio di una nave che perde acqua e che rischia di rimanere travolta dai flutti di un mare in tempesta. Lasciare la parola al campo, far tornare a sognare gli appassionati di questo sport con un gioco lucido e bello, impegnarsi a fondo per onorare al meglio i colori della maglia azzurra e un torneo unico in fatto di prestigio erano e sono gli imperativi della formazione di Marcello Lippi, il quale, a sua volta, vorrebbe con tutte le sue forze che si parlasse meno di sé e più del team da lui selezionato.
L’occasione della partita di esordio, vinta contro il Ghana per 2-0 è senza dubbio propizia per tornare a parlare di calcio giocato e per provare a tracciare un ritratto di una formazione che non ha demeritato il risultato, che non si trova ancora al cento per cento, ma che va lasciata esprimersi per raggiungere la condizione ideale, sia fisica che psicologica. Diciamo subito che il team avversario era di quelli giusti per misurare la temperatura della squadra senza prendersi troppi rischi. Formazione atleticamente preparata, il Ghana, volonterosa, quasi interamente dotata di calciatori che militano in squadre europee, non priva di giocatori di un certo spessore e noti a tutti i calciofili, come l’ex Udinese e Juventus Stephen Appiah ed Essien del Chelsea, quest’ultimo il migliore in campo per i ghanesi, sempre lucido suggeritore a centrocampo e pronto al tiro in fase offensiva. Avversario quantomai adatto, quindi, per testare la condizione degli azzurri e la loro tenuta.
Il risultato, alla fine, sancisce e rende fede al percorso della gara, premiando il maggiore tasso tecnico della Nazionale italiana e una certa dose di sano cinismo che non può mai mancare alle formazioni che aspirano a fare la storia della competizione mondiale. Un primo tempo piuttosto interessante ha visto spesso vari capovolgimenti di fronte e un possesso palla equamente distribuito, anche se le azioni più pericolose sono venute da parte azzurra, con un gran destro di Luca Toni e il goal di Andrea Pirlo al 40’. La seconda frazione di gioco è stata vissuta con minor intensità agonistica, maggior chiusura in difesa da parte dell’Italia, e qualche ripartenza velenosa, come quella che ha permesso al subentrato Iaquinta di involarsi verso la porta di Kingstone e di marcare il secondo goal del match, per la verità grazie anche ad uno svarione difensivo di Kuffour. Un Ghana generoso ma non sufficientemente concreto e fornito in fase offensiva non ha tirato che pochissime volte nello specchio della porta di Buffon, chiamato ad una sola, vera parata in tutta la gara. Primo tempo, quindi, pienamente da promuovere per gli Azzurri di Lippi. Secondo tempo con qualche amnesia di troppo, e una squadra eccessivamente preoccupata di non incassare goal e di non mettere a repentaglio una vittoria importante per il morale e per la classifica del girone. Con sette esordienti in una partita dei Mondiali, però, ci può anche stare un atteggiamento prudente. Fa ben sperare, invece, il goal in contropiede imbroccato da Iaquinta - segno di una certa attenzione alle fasi salienti della gara - anche se non tutte le formazioni che gli Azzurri andranno ad incontrare manifesteranno le ingenuità dei calciatori africani. Di ottimo auspicio la prova di Andrea Pirlo, giocatore decisivo in mezzo al campo e reduce da un’annata estremamente faticosa, con un numero impressionante di partite giocate: positivo l’averlo visto in grado di imporre il suo sigillo in entrambe le azioni da goal, prima con uno splendido tiro dalla distanza e poi con un passaggio in profondità millimetrico per Iaquinta, anch’egli bravo a concretizzare in un dribbling vincente l’assist del regista del Milan. Molto apprezzabile, per quanto riguarda Pirlo, anche il numero di palloni recuperati a centrocampo e immediatamente smistati verso il reparto offensivo.
Francesco Totti, in campo dal primo minuto, non ha mostrato ancora la sua classe: reduce da un infortunio, non era ancora al cento per cento ed è anche dovuto uscire a inizio secondo tempo per un pestone. Avrà senz’altro occasione per rifarsi: Lippi punta molto su di lui e sui suoi tocchi magici.
Buona anche la prova di Simone Perrotta, infaticabile corridore per tutto il rettangolo di gioco; buona e generosa anche la prova di Luca Toni, discreta, ma senza particolari acuti, la gara di Alberto Gilardino.
Un esordio tutto sommato positivo, almeno per la prima fase di gioco, considerando l’importanza della “prima” mondiale. Ma già la Repubblica Ceca - non pensando, per ora, agli Usa - sarà un cliente decisamente più ostico. L’Italia deve cominciare a reggere la medesima tensione agonistica per tutto l’arco della partita e mettere presto in luce le doti migliori dei suoi attaccanti.


13 giugno 2006



 

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