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Squadra compatta con la voglia di vincere: è la rivincita di Marcello Lippi
di Massimo Donaddio


Ancora un minuto e la lotteria dei rigori sarebbe tornata a materializzarsi. Il fantasma più temuto da ogni Nazionale azzurra, l’incubo, la bestia nera dell’Italia, i calci dal dischetto erano assolutamente da evitare per i ragazzi di Marcello Lippi: troppo amare le esperienze di Italia ’90, Usa ’94 e Francia ’98. I tedeschi, inappuntabili cecchini, già pronti all’ultimo atto dell’ennesima battaglia calcistica, non sbagliano mai dagli undici metri e grazie ad un Lehmann in grande forma hanno già mandato a casa l’Argentina. La gioia italiana, invece, esplode al 119’, ultimo minuto dei tempi supplementari, quando, sugli sviluppi di un calcio d’angolo Andrea Pirlo porge un pallone vellutato nell’area piccola a Grosso, che libera un bel tiro a girare pronto ad insaccarsi alle spalle dell’estremo difensore tedesco. A soli due minuti di distanza, poi, arriva il raddoppio, grazie ad un lancio di Totti per Alberto Gilardino che stoppa, controlla e serve Alessandro Del Piero, implacabile davanti a Lehmann. Due minuti: in soli due minuti il Mondiale della Germania, Paese ospitante la competizione, crolla ai piedi degli Azzurri, che si confermano come l’unico, vero, insormontabile ostacolo per la selezione teutonica. La cabala, la storia, la tradizione contavano molto in un match come questo: lo scontro tra due formazioni di lungo corso portava inevitabilmente a sottolineare le principali costanti nell’itinerario di queste squadre. Da una parte l’Italia mai battuta ad un Mondiale dalla Germania (due pareggi e le sconfitte di Messico ’70 e di Spagna ’82), dall’altra una Germania mai sconfitta – fino a ieri - allo stadio di Dortmund e decisamente più a suo agio con i calci di rigore rispetto alla Nazionale azzurra.

Alla fine è stata una partita combattuta, piuttosto gradevole anche se povera di azioni in grado di determinare il risultato finale. Solo i tempi supplementari hanno dato una scossa alla gara, con due legni colpiti dall’Italia nei primi due minuti di gioco: prima un palo di Alberto Gilardino, entrato a metà del secondo tempo per Toni (stanco, poco rifornito di palloni giocabili e continuamente braccato dai due centrali difensivi), poi una traversa dopo una imparabile bomba dalla distanza di Zambrotta. Con le squadre stanche e più allungate c’è spazio per la battaglia e per i capovolgimenti di fronte, con occasioni da goal da una parte e dall’altra, fino all’uno-due finale, quello del ko tedesco per mano di un’Italia che ha creduto fino alla fine all’impresa di battere i teutonici in casa propria.

La gara, nei 90 minuti regolamentari, risulta piuttosto equilibrata, con i tedeschi rapidi e aggressivi in avvio, e gli Azzurri un po’ più lenti e chiusi in fase difensiva. Con il passare dei minuti la squadra di Lippi prende coraggio, contrasta a centrocampo e si propone in attacco sfruttando la fascia sinistra, dove Grosso combatte con Schneider. Francesco Totti sembra in recupero di condizione e comincia bene la gara: si spegnerà decisamente nel secondo tempo, per poi riproporre uno sprazzo di classe solo in occasione del goal di Del Piero. Il match è molto tattico, l’Italia tiene maggiormente palla, ma i tedeschi si rendono pericolosi con le rapide penetrazioni della coppia d’attacco di origine polacca composta da Klose e Podolski. Il ritmo della gara rallenta, almeno fino agli innesti in corso d’opera di Marcello Lippi, che inserisce prima Gilardino, poi, in avvio di tempi supplementari, Iaquinta per Camoranesi – negativa la prova dell’oriundo della Juventus – e al 13’ fa uscire Perrotta per Alex Del Piero, autore della seconda rete azzurra.

Ancora una volta sono venuti a mancare i guizzi del capitano della Roma, un po’ appannato in questo Mondiale, il gioco sulle fasce è stato più difficoltoso del previsto, con Grosso più portato alla fase offensiva e Zambrotta pronto a bloccare ogni scorribanda teutonica. Solidissima invece la difesa, sorretta da un Cannavaro in forma strepitosa, e da un Materazzi sempre molto presente. Eccezionale a centrocampo il lavoro di Gennaro Gattuso, tutto gambe, cuore e polmoni, capace di recuperare con grinta e determinazione un gran numero di palloni da smistare verso Pirlo, il metronomo del centrocampo azzurro.

Al di là di tutto la Nazionale azzurra dimostra ancora una volta grande concentrazione e tensione, grande voglia di vincere e di compiere l’impresa, e soprattutto dimostra di avere i mezzi per farlo e di saperli sfruttare al momento opportuno, giovandosi anche di un solo momento di cedimento dell’avversario. Implacabile nel contropiede, la formazione di Lippi arriva lanciatissima alla finale di Berlino di domenica 9 luglio, dove affronterà la vincente di Francia-Portogallo. Chi l’avrebbe mai detto per una Nazionale nella bufera alla partenza per la Germania (caso Calciopoli) e per un allenatore nell’occhio del ciclone, immancabilmente, per alcune convocazioni/esclusioni e accusato di non avere le idee chiare sulla tattica e sulla mentalità da fornire alla squadra? Sconfitti i padroni di casa, la cabala torna al Mondiale di Italia ’90, dove gli azzurri ospitanti furono battuti in semifinale, mentre i tedeschi vinsero il torneo… E se la storia si ripetesse a parti invertite (Francia o Portogallo permettendo)?


5 luglio 2006



 

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