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Rep. Ceca a valanga ma degli Usa non c'è traccia |
di Dario Ricci |
«Se perdiamo con il Ghana, poi con gli Stati Uniti sarà molto, molto difficile. Se pareggiamo, molto difficile. Se vinciamo, sarà solo difficile». Così Marcello Lippi aveva ammaestrato le folle alla vigilia dell'esordio mondiale contro il Ghana. E allora, continuando sulla linea dello humour dettata dal cittì e visti i risultati degli azzurri contro gli africani e la sfida degli statunitensi con la Repubblica ceca, possiamo dire che sabato all 21 a Kaiserlautern contro i ragazzi di Bruce Arena sarà tutto un po' più facile.
Perché gli Stati Uniti ammirati (si fa per dire...) contro i ceki sono ben poca cosa rispetto alla squadra che solo quattro anni fa in Corea&Giappone venne eliminata ai quarti dalla Germania poi vicecampione mondiale. Gioco scolastico, livello della rosa poco più che mediocre, soluzioni tattiche eccessivamente didascaliche per una competizione di questo livello (si veda ad esempio il tentativo di cambiare la chiave tattica della partita con la semplice inversione delle fasce di competenza fra i due esterni). Dalla mediocrità generale si salva Claudio Reyna, 32enne faro del centrocampo del Manchester City, alla quarta Coppa del Mondo (sulle cinque consecutive degli americani): giocatore tecnico, che tocca la palla a testa alta, e che non disdegna la conclusione da fuori (con i ceki una sua botta finita sul palo avrebbe potuto riaprire la partita). Il resto è fatto solo di tanta buona volontà e scarsa qualità, un miscuglio in cui rimangono invischiati anche quei giocatori che pure si sono costruiti una buona carrirera in Europa (come Beasley, attaccante esterno del Psv Eindhoven, o McBride, punta del Fulham). Le speranze di riscossa sono legate ai colpi di Landon Donovan, 24enne talento dei Los Angeles Galaxy, che tanto aveva impressionato durante il mondiale nippo-coreano, ma che contro la Repubblica Ceca non ha lasciato traccia della sua presenza in campo.
A Gelsenkirchen decidono la potenza di Jan Koller e la classe cristallina di Tomas Rosicky. Serata dolceamara però per il gigantesco (202 centimetri d'altezza) centravanti del Borussia Dortmund: prima, dopo appena due minuti di gioco, infila l'uno a zero insaccando alle spalle del quasi omonimo portiere americano Keller un perfetto cross dalla destra di Grygera; poi sul finire del primo tempo, è costretto a uscire - sostituito dal centravanti dell'Austria Salisburgo Lokvenc - per un infortunio muscolare. Difficile possa recuperare per il resto del torneo, con la banda di Bruchner che si trova così privata del suo "pivot" di riferimento in attacco, sempre pronto a finalizzare, a fare da sponda per le incursioni dei "vecchietti" Nedved e Poborsky, o di Rosicky, o di Milan Baros, capocannoniere di Euro 2004, assente contro gli americani per una fascite plantare.
A chiudere la sfida con gli statunitensi ci ha pensato allora proprio quel Rosicky che fino a questa stagione è stato compagno di Koller a Dortmund (ma che dal prossimo campionato vestirà la maglia dell'Arsenal vice-campione d'europa: 12 milioni di euro il costo del trasferimento). Al 36esimo il 26enne numero 10 infila da 25 metri una botta fantastica di destro: inutile il tuffo di Keller ; e alla mezz'ora della ripresa il bis è sempre di destro, stavolta morbido, a battere in uscita il portiere a stelle e strisce sull'invito filtrante di Nedved.
Chiave tattica, questa, che i ceki propongono spesso durante il match, con lo juventino e l'ex laziale Poborsky che, oltre a fare il consueto movimento sulle fasce, si accentrano spesso: sulla trequarti per suggerire l'assist, in profondità per proporsi come finalizzatori. Soluzioni entrambi pericolose soprattutto se l'unica punta sarà Baros, ficcante e veloce, piuttosto che il macchinoso Lokvenc.
In un centrocampo così talentuoso il centrale dell'Ajax Galasek (che è anche il capitano) dirige il traffico e fa da diga davanti alla difesa, che ha nella lentezza dei due centrali (il fiorentino Ujfalusi e Rozenhal) il suo punto debole. E, con il modulo a una punta, Bruchner affianca spesso a Galasek i mediani Plasil (Monaco) o Polak (Norimberga), bravi a far legna nel 4-2-3-1 di riferimento, che ha nel portiere del Chelsea Cech uno dei migliori interpreti del ruolo al mondo.
Le fasce sono presidiate a sinistra dal milanista Jankuloski ( in netta ripresa dopo una stagione travagliata per i postumi del grave infortunio alla caviglia dello scorso anno) e a destra dall'altro aiacide Grygera (che ha a lungo flirtato con la Juventus in passato). Un mix giusto di esperienza (in rosa ci sono 10 giocatori oltre i 30 anni) e talento, con l'obiettivo di confermarsi al vertice, dopo la semifinale raggiunta agli Europei del Portogallo.
13 giugno 2006