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1998FRANCIA


Informazioni generali
Stadi : Stade de France e Parco dei Principi (Parigi), Vélodrome (Marsiglia), Geoffroy-Guichard (Saint-Étienne), La Beaujoire (Nantes), Parc Lescure (Bordeaux), La Mosson (Montpellier), Felix Bollaert (Lens), Gerland (Lione), Stadium de Toulouse (Tolosa)
Data: Dal 10 giugno al 12 luglio 1998
Partecipanti (32) : Brasile, Scozia, Norvegia, Marocco (Gruppo A), Italia, Cile, Austria, Camerun (Gruppo B), Francia, Sudafrica, Danimarca, Arabia Saudita (Gruppo C), Spagna, Bulgaria, Paraguay, Nigeria (Gruppo D), Olanda, Belgio, Messico, Corea del Sud (Gruppo E), Germania, Jugoslavia, Usa, Iran (Gruppo F), Romania, Colombia, Inghilterra, Tunisia (Gruppo G), Argentina, Croazia, Giamaica, Giappone (Gruppo H)
Partite giocate : 64
Gol segnati : 171
Media gol : 2.67 a partita
Spettatori totali : 2.770.000
Affluenza media: 43000 spettatori a partita
Capocannoniere : Davor Suker (Croazia) 6 gol

Storia del torneo
60 anni dopo, la Coppa del Mondo torna a fare scalo in Francia. Con la fine del secondo millennio alle porte, i vertici internazionale, e soprattutto lo svizzero Blatter (succeduto a Joao Havelange l’8 giugno 1998) decidono di innovare e aumentare il numero delle partecipanti alla fase finale. E’ dunque la prima volta che il mondiale parte con 32 squadre al via. Ripartite in otto gruppi da quattro: agli ottavi passano le prime due.
Il torneo inizia il 10 giugno 1998. Il match inaugurale, dopo la bella cerimonia d’apertura, mette di fronte i campioni in carica del Brasile e la Scozia, davanti agli 80 mila privilegiati dello Stade de France, costruito proprio per i mondiali. La seleçao si impone per 2-1. Un cammino in scioltezza quello del Brasile che dopo il successo per 3-0 sul Marocco di Henri Michel passa il turno con una giornata di anticipo. Nell’ultima gara del girone mollano e si fanno battere (1-2) dalla Norvegia, che si qualifica a spese degli africani.
Nel gruppo B l’Italia di Cesare Maldini, fedele a se stessa, inizia con un deludente pareggio (2-2) contro il Cile, ma si rifà a Montpellier con il 3-0 sul Camerun, grazie alla doppietta di Vieri. I Leoni Indomabili, dopo l’iniziale pareggio con l’Austria, e la sconfitta contro gli azzurri, devono vincere nell’ultima gara contro il Cile se vogliono qualificarsi. Ma anche per un arbitraggio insufficiente dell’ungherese Vagner, che espelle due giocatori africani, la gara si chiude sull’1-1 e passano Italia e Cile.
4366 giorni d’attesa ! La Francia, che non mette piede ai mondiali da Francia-Belgio del 28 giugno 1986, ritorna senza mezze misure, iniziando battendo 3-0 il Sudafrica al Velodrome. Nella gara Issa ha messo a segno una sfortunata autorete, significativa perché rappresenta il gol numero 1600 nella storia dei mondiali. Con la fiducia riconquistata, la Francia seppellisce (4-1) l’Arabia Saudita e batte 2-1 la Danimarca, già qualificata dopo l’1-0 rifilato ai sauditi.
Umiliata dalla Nigeria (2-3) e tenuta in scacco dal Paraguay (0-0), la Spagna di Clemente è la prima grande ad essere eliminata. A nulla serve il 6-1 alla Bulgaria: gli iberici tornano mestamente a casa.
Il derby del Benelux. Ecco cosa va in scena il 13 giugno, allo Stade de France : di fronte Olanda e Belgio, che due anni dopo organizzeranno gli europei. Il match si conclude sullo 0-0. Alla fine l’Olanda passa il turno, il Belgio no, scavalcato dal sorprendente Messico.
Nel gruppo F, Germania e Jugoslavia hanno fatto onore al loro ruolo di favorite ; quanto all’Iran, ottiene la soddisfazione di battere 2-1 gli Usa, in un match dove il fair-play trionfa su tutto.
L’Inghilterra si fa notare più per gli hooligans, che hanno agitato Marsiglia, che per le prestazioni. Battuta (1-2) dalla Romania, supera a fatica Colombia e Tunisia e passa.
Nell’ultimo gruppo rispettata la logica. L’Argentina fa en-plein: batte Giappone (1-0), Giamaica (5-0) e Croazia, già qualificata (1-0).
Il 27 giugno inizia la fase ad eliminazione diretta. L’Italia apre le danze imponendosi sulla Norvegia (1-0) grazie al solito gol di Vieri. In serata il Brasile attende il Cile, per una sfida tutta sudamericana. Poca la suspense: il Brasile è avanti 3-0 all’intervallo, e vince 4-1 alla fine. Molto più difficile il percorso della Francia, che deve attendere il 113’ per avere ragione del Paraguay, grazie al golden-gol (il primo nella storia dei mondiali) di Blanc. Dopo aver incantato nella prima fase, le Aquile Verdi della Nigeria si arrendono alla Danimarca (1-4), deludendo le attese di chi avrebbe voluto vederle andare lontano, dopo il titolo olimpico del ’96. Germania e Olanda, seppur con qualche problema, riescono a superare Messico e Jugoslavia, con lo stesso punteggio (2-1). La Croazia crea una piccola sorpresa battendo (1-0) la Romania, mentre l’Argentina supera l’Inghilterra (2-2 dts, 6-5 dcr) al termine di un match straordinario al Geoffroy-Guichard.
I quarti iniziano con l’eterna sfida tra Francia e Italia. Le squadre si conoscono bene e si annullano per tutti i 90’. Finisce ai rigori: la Francia, grazie a Barthez e alla traversa, ha la meglio. Il Brasile viene messo a dura prova, ma riesce ad imporsi sulla Danimarca (3-2). A Marsiglia l’Olanda, trascinato dal Bergkamp dei giorni migliori, a 20 anni di distanza si vendica sull’Argentina (2-1). La Croazia cancella la Nationalmannschaft (3-0) e va in semifinale, dove fa tremare la Francia, salvata però dalla doppietta di Thuram, in giornata di grazia: finisce 2-1 per i transalpini. Nell’altra semifinale ci vogliono i rigori tra Brasile e Olanda: i tiri dal dischetto danno ragione agli auri-verde. La finale, inedita, va di scena il 12 luglio 1998…

La finale
La finale mette di fronte i padroni di casa della Francia e i campioni in carica del Brasile. Tutti si aspettano una gara d’alto livello, tra due squadre che simbolizzano il confronto di stile tra Europa e Sudamerica.
Ma la vigilia viene rovinata da un episodio imprevisto. Ronaldo viene assalito da convulsioni nella sua camera d’albergo. Portato in ospedale, viene sottoposto ad accertamenti per stabilire se potrà essere della partita: i medici gli danno l’ok. Pare trattarsi solamente di un colpo di calore, ma questo piccolo dramma ha sconvolto i giocatori brasiliani, alla vigilia della partita più importante della loro vita.
Comunque si gioca, e tra i 22 in campo c’è anche Ronaldo. Le squadre si prendono un quarto d’ora di studio, poi al 20’ Ronaldo punta Barthez che esce bene; l’attaccante non riesce a frenare la corsa e si scontra con il portiere. Qualche minuto dopo la Francia beneficia di un corner. Sulla palla va Petit, che disegna una traiettoria perfetta per il colpo di testa di Zidane che batte Taffarel: 1-0 e tifosi in festa. La squadra di Jacquet, galvanizzata dal vantaggio, continua a spingere e a pochi secondi dall’intervallo raddoppia. Su un altro corner, stavolta dal lato sinistro, battuto da Djorkaeff, Zidane si eleva ancora in area auri-verde e insacca di nuovo: 2-0!
Il colpo per i brasiliani è terribile. I sudamericani non riescono ad imbastire nemmeno un’azione d’attacco degna di questo nome. I tifosi, consci che qualcosa di meraviglioso sta per accadere, trattengono il fiato. Nonostante l’espulsione di Desailly a 20’ dalla fine, lo scenario non cambia. Anzi nel finale, in contropiede, un gran tiro di Petit uccide definitivamente la partita: 3-0 e puro delirio sugli spalti. Quando l’arbitro Belqolla fischia la fine, Thierry Roland, storico commentatore televisivo francese, rivela: “Ora posso morire tranquillo”. Una frase che dimostra il livello di estasi generale, che si materializza quando migliaia di persone affollano gli Champs-Elysees per una notte magica e indimenticabile…

Tabellino
FRANCIA (3): Barthez - Thuram, Leboeuf, Desailly, Lizarazu - Djorkaeff (75’Vieira), Deschamps, Zidane, Petit, Karembeu (57’Boghossian) - Guivarc'h (66’Dugarry)
BRASILE (0): Taffarel - Cafu, Aldair, Junior Baiano, Roberto Carlos - Cesar Sampaio (74’Edmundo), Dunga, Rivaldo, Leonardo (46’Denilson)- Bebeto, Ronaldo
Reti: 27’, 46’Zidane, 90’Petit
Ammoniti: Junior Baiano, Deschamps, Karembeu
Espulso: Desailly al 68’ per doppia ammonizione
Arbitro: Saïd Belqolla (Marocco)

Miglior marcatore: Davor Suker
Se la Croazia è riuscita ad issarsi sul terzo gradino del podio, lo deve in gran parte grazie a Davor Suker che, con sei gol, ha notevolmente contribuito al cammino della squadra.
Suker ha segnato in sei delle sette partite: contro Giamaica e Giappone al primo turno, poi Romania, Germania, Francia e Olanda (dagli ottavi alla finale per il terzo posto). Solo l’argentino Roa è riuscito a mantenere la porta inviolata contro l’attaccante del Real Madrid.
Nato il 1° gennaio 1968 a Osijek, Davor inizia la carriera con la squadra della sua città, nel 1987, prima del salto alla Dinamo Zagabria nel 1989. Dopo due belle stagioni nella capitale croata, decide di espatriare. Lo accoglie il Siviglia, dove all’epoca giocava un certo Diego Maradona. Resta cinque stagioni in Andalusia ma, nonostante l’attaccamento al club, non può rifiutare l’offerta del Real Madrid. In 220 gare con le merengues, Suker ha segnato non meno di 1110 gol. Il Bernabeu diventa la sua casa, che lascia malvolentieri per incomprensioni con l’allenatore gallese John Toschack. Rifiuta lauti contratti, offerti da squadre greche e turche, per accasarsi all’Arsenal, per dimostrare di poter essere ancora competitivo ai massimi livelli. In 15 partite da titolare, segna 11 gol, ma non ha mai la totale fiducia di Arsene Wenger, che gli preferisce Henry. Dopo una buona stagione, e una finale di Coppa UEFA persa contro il Galatasaray, sceglie di andare al west Ham. E’ l’inizio della fine. Impalpabile all’Upton Park, prova a rivitalizzare la carriera al Monaco 1860, ma invano.
Con la nazionale, è sempre stato brillantissimo, distinguendosi per il suo innato senso del gol e la sua intelligenza. Attaccante micidiale, ricordato soprattutto per il suo sinistro al fulmicotone, “Sukerman” è il miglior realizzatore di sempre della Croazia con 45 gol all’attivo.

La rivelazione: Croazia
“Siamo fieri del nostro risultato, ma abbiamo l’impressione che avremmo potuto fare meglio”: questo il commento del ct croato Miroslav Blazevic, al termine dell’ultima partita dei suoi.
La Croazia arriva al mondiale con umiltà, ma non senza orgoglio, in un girone con altre due debuttanti, Giappone e Croazia, e l’Argentina, che sembra fuori portata. “Il nostro obiettivo è raggiungere gli ottavi” dichiara Blazevic. I croati passano, e la sconfitta di misura (1-0) contro l’Argentina, a qualificazione già raggiunta, non diminuisce la fiducia. “Non posso essere scontento. Questo resta un grande risultato per la piccola Croazia” dice Blazevic. Ma sotto la sua guida, e con Boban in regia, la Croazia diventa grande. Questa è una nazionale ricca di talenti, come Boban, prosinecki, Suker, Asanovic, Vlaovic, ma tutti con un carattere molto forte. Ma Blazevic trasferisce ai suoi, tra autoritarismo e paternalismo, grande spirito patriottico, e dimostrando che questi giocatori possono trovare le motivazioni giuste per dare il massimo e difendere la casacca a scacchi. Asanovic, che aveva vissuto una stagione difficile a livello di club, Suker, tenuto spesso in panchina al Real, si trasformano in nazionale. Soprattutto l’attaccante che trasforma il rigore della vittoria negli ottavi contro la Romania, e provoca l’espulsione di Worns e il conseguente naufragio della Germania nei quarti.
Quanto al portiere Drazen Ladic, che molti ritenevano l’anello debole della squadra, soprattutto dopo un match di qualificazione disastroso contro la Danimarca, si è rivelato imperiale contro Romania e Germania. I successi hanno alimentato le speranze di tutti, e la sconfitta in semifinale è stata come un brusco risveglio da un sogno meraviglioso, lasciando a caldi un retrogusto amaro ai croati. Anche perché, per molti di quei giocatori, Francia ’98 ha annunciato il crepuscolo di una carriera internazionale comunque fuori dal comune.

La partita più bella
Argentina-Inghilterra
Dopo tre precedenti ai mondiali, la sfida tra argentini e inglesi si annuncia elettrica. Le due squadre non si amano, anche per il contenzioso politico legato alle Falkkand. In aggiunta, Maradona ha aggiunto benzina sul fuoco segnando il famoso gol di mano ai Tre Leoni a Messico ’86. Questa sfida si rivelerà indimenticabile.
La gara è subito accesa. Dopo 6’ Gabriel Batistuta si vede offrire un rigore dall’arbitro, il danese Kim Milton Nielsen : penalty che trasforma con successo. Appena il tempo di gioire e i sudamericani ne concedono uno: Shearer non sbaglia. 1-1 e tutto da rifare. Dopo questo piccolo botta e risposta, i tifosi ammirano un capolavoro. Dall’alto dei suoi 18 anni, un giovane attaccante inglese, sconosciuto ai più, che risponde al nome di Michel Owen decide di fare tutto da solo. Imbeccato da Beckham, il giovane di Chester parte per una corsa inarrestabile, salta mezza difesa, e beffa Roa con un perfetto lob. Un gol semplicemente stupendo.
Decisi a ristabilire la parità l’Argentina moltiplica gli sforzi. A forza di pressare, a pochi secondi dall’intervallo ottiene un pericoloso calcio di punizione. Uno schema ben congegnato libera Zanetti solo davanti a Seaman. Il suo rasoterra non dà scampo al portiere inglese. Se il primo tempo si chiude male per gli inglesi, la ripresa si apre peggio. Beckham, caduto nella trappola di Simeone, ha un inutile gesto di reazione e viene espulso, lasciando i suoi in inferiorità numerica.
In 10 contro 11 all’Inghilterra non resta che difendersi sperando di portare la gara ai calci di rigore. Con impegno e abnegazione, gli inglesi reggono e riescono nell’impresa. Anzi, avrebbero potuto anche ottenere il colpaccio, se nei supplementari il gol di Campbell non fosse stato annullato. La lotteria dei rigori, però, sorride all’albiceleste che ne mette a segno quattro, contro i tre degli inglesi.
Resta, comunque, un bel duello e una grande partita.

La formazione ideale
(4-4-2):
Fabien Barthez (Francia)
Lilian Thuram (Francia)
Laurent Blanc (Francia)
Marcel Desailly (Francia)
Roberto Carlos (Brasile)
Emmanuel Petit (Francia)
Zinedine Zidane (Francia)
Boodewijn Zenden (Olanda)
Rivaldo (Brasile)
Ronaldo (Brasile)
Davor Suker (Croazia)


Gli aneddoti
Facendosi espellere contro il Cile, nell’ultimo match di primo turno, il camerunense Rigobert Song è diventato il primo giocatore al mondo ad aver visto il cartellino rosso in due distinte edizioni della Coppa del Mondo.
Il tedesco Lothar Matthaus, in campo in tutte le cinque partite della Germania, è diventato il calciatore con più presenze ai mondiali nella storia del calcio. Con 26 partite giocate, ha scavalcato di 5 lunghezze Uwe Seeler, Wladislaw Zmuda e Diego Maradona, Fermi a quota 21. Ha anche raggiunto il portiere Messicano Carbajal nel ristretto circolo di giocatori che hanno preso parte a edizioni del mondiale (dal 1982 al 1998). E pensare che Berti Vogts non voleva più sentir parlare di Matthaus qualche settimana prima della partenza per la Francia…
Con poco meno di 22 espulsioni, l’edizione del 1998 è stata la più “cattiva” di tutte. Altro dato inedito: tre allenatori sono stati licenziati in piena manifestazione per gli scarsi risultati. Il brasiliano Carlos Alberto Parreira, rimpiazzato alla testa dell’Arabia da Kharashi, del coreano Cha Bum-Kun, sostituito da Seok P.Pyung e di Henri Kasperczak, ct della Tunisia, che ha lasciato il suo posto a Selmi.
Negli ottavi di finale contro il Paraguay Blanc, al 113’, ha segnato l’unico golden-gol nella storia dei mondiali.
Mario Zagallo, allenatore del Brasile, aveva fino ad allora preso parte a tutte le vittorie del Brasile. Da giocatore nel 1958 e 1962, da allenatore nel 1970, da assistente nel 1994. E’ con tristezza che ha dunque assistito alla sconfitta della Seleçao contro la Francia.

Naïm Beneddra



 

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