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3 aprile 2006

Lo scontro tra il Comunicatore e il Curato

di Sara Bianchi
Lo scontro tra il Comunicatore e il Curato
di Sara Bianchi


Il finale con il botto è arrivato. Il Presidente del Consiglio nell’appello conclusivo del duello con Prodi, unico momento a non prevedere replica, promette agli italiani l’abolizione dell’Ici, l’imposta comunale sulla casa. E’ così che Silvio Berlusconi torna, nei contenuti e nello stile, a vestire della luce migliore il suo abito di leader populista, coniugando abilità comunicative e creative. Non a caso prima di arrivare alla promessa finale scandisce tre ragioni per non votare la sinistra: «Perché vuole ripristinare le imposte su successioni e donazioni, perché vuole portare al 22% le tasse su Bot, Cct e dividendi azionari, perché vuole aumentare il valore catastale sugli immobili». Il Professore non può controbattere, come ha fatto precedentemente, per spiegare che le cose non stanno così. Ammette, il Premier che forse il Governo avrebbe potuto fare meglio, ma si giustifica “l’Italia è complicata”.
Tocca a Prodi fare l’appello per primo. Il leader dell’Unione parla di un paese diviso, ma di una coalizione di centrosinistra unita e si rivolge soprattutto ai giovani: perché trovino «il coraggio per riportare l’Italia al livello che meritiamo, verso la giustizia e l’armonia sociale, perché viviamo bene se anche gli altri vivono bene». Poco prima promette che il taglio di 5 punti del costo del lavoro porterà 600 euro in più all’anno nelle tasche dei lavoratori e risparmi per 12mila euro agli artigiani, poi accusa la Cdl di non saper spiegare dove troverà i 35 milioni di euro per finanziare il suo programma.
In effetti l’esito di questo ultimo duello elettorale è tutto qui: Berlusconi che fa una nuova, inaspettata promessa puntando tutto sull’oggi; Prodi che guarda ai giovani, al domani e punta tutto sulla realtà, contro il sogno.
Lo schema di gioco dei due sfidanti si è affinato rispetto al primo scontro. Il Presidente del Consiglio prova in più occasioni a forzare le regole ingessate del dibattito, ma non ci riesce, Bruno Vespa lo blocca; utilizza i tempi a disposizione anche per rispondere a domande precedenti e chiarire questioni che considera inevase. Si scusa, quando sfora i tempi consentiti.
Lo stile di Prodi è sempre lo stesso: il Professore sorride spesso, appare sereno e rilassato. Si attiene scrupolosamente ai temi delle domande che gli vengono poste e fornisce risposte precise.
Si parte dal caso Tommaso: entrambi, sollecitati da una domanda di Marcello Sorgi, dicono no alla pena di morte per reati simili. Prodi lancia segnali di disponibilità al dialogo con un invito ad abbassare i toni. Roberto Napoletano chiede allora se c’è qualcosa in questa campagna elettorale per cui domanderebbero scusa. E Berlusconi ricorda l’accusa di «delinquenza politica» lanciata dal Professore a Tremonti. Il leader dell’Unione sorride: «Non posso fare l’elenco degli insulti che ho ricevuto».
Su tasse e redistribuzione del reddito Sorgi domanda una definizione di chi è un ricco. Prodi risponde:«Chi abbia parecchi milioni di euro, cioè parecchi miliardi di lire, non uno o due ma parecchi». Berlusconi non attacca direttamente il Professore, ma la «sinistra massimalista» della sua coalizione, che «nutre odio nei confronti della proprietà privata e punta alla redistribuzione del reddito». Il leader dell’Unione accusa il centrodestra di mistificare la realtà.
Su riduzione delle tasse e taglio della spesa il Presidente del Consiglio considera di aver «dimostrato di aver mantenuto gli impegni di riduzione di spesa indicati nel programma» e promette di limitare sempre più per il futuro gli sperperi nella pubblica amministrazione. Prodi sostiene che il Governo Berlusconi non abbia fatto nulla in questi cinque anni e che ora il Premier continui a comportarsi da leader dell’opposizione, così da evitare di rendere conto agli elettori su quanto realizzato. Il Professore cita il 5% di avanzo primario lasciato dal centrosinistra: 40 miliardi di euro; «mentre questo governo ha aumentato del 2% del Pil la spesa pubblica senza spiegarne i motivi». Il Premier ribatte che la sinistra ha lasciato un bilancio truccato. Prodi controreplica e Berlusconi interviene oltre gli spazi consentiti, ma Vespa lo richiama all’ordine.
Oltre che di spesa pubblica e di evasione fiscale, si parla di politica a sostegno della famiglia, di scuola, sanità, assistenza ai malati, di ricerca e di politica per il mezzogiorno. Prodi cita George Bernard Shaw e dice di Berlusconi «si affida ai numeri come gli ubriachi si attaccano ai lampadari, non per farsi illuminare, ma per farsi sostenere». Il Presidente del consiglio si stizzisce e si rivolge a Vespa: «Lei è il moderatore, lo moderi!». Poi, senza nominarlo, ricorre a Lenin quando dà dell’ «utile idiota» al Professore. Si parla molto di donne e alle donne: tra gli indecisi due su tre sono femmine. Prodi è per le quote rosa, Berlusconi annuncia un vice premier donna in caso di vittoria elettorale. Promesse, accuse, scuse mancate, appelli, numeri: avranno fatto breccia tra chi ancora non sa dove mettere una croce su una scheda elettorale? Tra una settimana lo sapremo, ma certamente questo duello qualche effetto in più rispetto al precedente, lo avrà e non solo perché si è trattato dell’ultimo faccia a faccia tra i due leader. Il Presidente del Consiglio ha ritrovato la sua verve comunicativa, pure tra regole che gli stavano strette. Romano Prodi ha riaffermato la sua capacità di parlare agli elettori di temi anche complessi con sereno realismo. Ciascuno dei due ha imposto in qualche modo il proprio stile all’altro. Ora non resta che attendere.



 

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