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Il Punto
È tempo di migliorare il rapporto tra Governo e Parlamento
7 novembre 2008

Non è stata una giornata brillante per Silvio Berlusconi. La sconcertante gaffe su Obama «abbronzato», sconcertante anche perché il nostro presidente del Consiglio insiste nel considerare il termine «un grande complimento», rappresenta solo uno dei due scivoloni in cui è incorso. L'altro è la polemica con il presidente della Camera, che giudica «deprecabile» il ricorso al voto di fiducia per approvare la legge finanziaria e in qualche misura dà ragione all'opposizione.

Naturalmente la spiritosaggine sul presidente americano ha attirato subito l'attenzione dei giornali (purtroppo non solo italiani: siamo su tutti i siti americani) e ha oscurato la questione parlamentare. Ma sotto l'aspetto politico è qui il nodo più intricato.

Non è la prima volta che Gianfranco Fini difende le prerogative della Camera e si oppone al tentativo, da parte della maggioranza, di limitare e persino soffocare il dibattito, procedendo con le spicce a votare i testi legislativi più importanti. Ora, l'ipotesi che il governo voglia evitare qualsiasi correzione alla finanziaria attraverso lo stratagemma, peraltro legittimo, del maxi-emendamento su cui richiedere la fiducia,è solo l'ultimo episodio di una concezione che tende a «svuotare » il Parlamento, concentrando tutto il potere nelle mani dell'esecutivo.

La risposta del premier al presidente della Camera ha tirato in causa «le lobbies» che si preparerebbero al solito «assalto alla diligenza »:un assalto che quest'anno sarà sventato, garantisce Berlusconi. È vero che il testo del-la finanziaria, tradizionalmente, esce dal passaggio parlamentare del tutto stravolto e con i conti economici sottosopra. Tuttavia non si può nemmeno cancellare il Parlamento. Specie in una legislatura in cui i numeri della maggioranza di centro-destra sono così ampi da rendere poco comprensibile il ricorso frequente alla fiducia.
In qualche misura, se il dibattito non si apre nemmeno sulla legge economica fondamentale, vuol dire che Berlusconi nutre scarsa fiducia nei suoi deputati, scelti in base a una legge elettorale che dovrebbe farne dei perfetti esecutori del volere del leader.

In ogni caso la soluzione non può essere quella di offrire un'altra prova di «arroganza verso il Parlamento». Frase pronunciata non da un esponente dell'opposizione, bensì dall'on. Giorgetti, leghista e presidente della commissione Bilancio. Significa che il partito di Bossi dà ragione a Fini e non vuole soccombere al voto di fiducia. Come dire che la Lega non intende rinunciare alla propria autonomia e nemmeno ridurre i suoi parlamentari a semplici numeri sul tabellone luminoso che indica i risultati delle votazioni.
Previsione abbastanza plausibile a questo punto: il governo si fermerà, rinunciando alle sue intenzioni. Si troveranno altre strade, senza passare per la fiducia, in vista di approvare la finanziaria rispettandone la coerenza interna. Anche perché tutti sanno come il presidente della Repubblica sia, su questo punto, del tutto d'accordo con il presidente della Camera. E non da oggi.

Sarebbe opportuno, a maggior ragione, cogliere l'opportunità offerta da questa vicenda per inaugurare un nuovo corso nei rapporti fra governo e Parlamento: meno decreti e più attenzione alle esigenze dell'opposizione.Senza,beninteso,obbligare la maggioranza ad annacquare o amputare il proprio programma. Del resto, la stessa maggioranza presenta al suo interno punti di vista tutt'altro che omogenei. Il premier dovrà tenerne conto.


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