di Stefano Folli

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Il Punto
Stefano Folli nasce a Roma da famiglia di origini milanesi. Laureato in lettere, muove i primi passi nel giornalismo alla "Voce Repubblicana", l'organo storico del Pri allora guidato da Ugo La Malfa. Nel 1981 viene nominato direttore responsabile della nuova edizione della "Voce". Collaboratore di Giovanni Spadolini, Folli ne è il portavoce a Palazzo Chigi durante l'esperienza del primo governo a guida laica, fra il 1981 e '82. Nel 1989 passa al "Tempo" come caporedattore politico. Dalla fine del '90 è al "Corriere della Sera", come notista politico e, più tardi, editorialista, fino ad assumerne la direzione tra il 2003 e il 2004. Dal 2005 è editorialista de "Il Sole 24 Ore". Folli ha anche fondato e diretto la rivista di affari internazionali "Nuovo Occidente". Ha vinto alcuni premi di giornalismo, tra i quali il St. Vincent, il premio Ischia e il Fregene.
stefano.folli@ilsole24ore.com

Sulle donne retorica pre-elezioni
21 aprile 2008

Un passo avanti, ma quasi impercettibile. È il risultato delle elezioni politiche in termini di presenza femminile in Parlamento. Le donne aumentano nel centrosinistra, dove però la differenza rispetto al Popolo della Libertà non è così profonda come avrebbe voluto una certa retorica.
La radiografia del nuovo Parlamento che pubblichiamo è interessante per più di un motivo.
Innanzitutto perché è il primo serio tentativo di capire come verrà rappresentata alle Camere la realtà italiana che il terremoto elettorale ha svelato a osservatori spesso disattenti. In secondo luogo, si tratta di intuire cosa dobbiamo attenderci dai nuovi legislatori, dopo che le polemiche sulle liste bloccate e le candidature decise a tavolino hanno fatto gridare allo scandalo.
E non senza ragione. La legge Calderoli, ora difesa con veemenza da Berlusconi perché avrebbe consentito la semplificazione bipolare del 13 aprile, in realtà è colpevole soprattutto di aver tagliato il rapporto fra eletto ed elettori. Ma su questo punto ci sarà tempo per tornare. Adesso è più interessante studiare la composizione delle due assemblee. Sulla base dei tre criteri adottati: la professione degli eletti, le fasce d'età e naturalmente la presenza femminile.
Cominciamo proprio da qui. Alla Camera, nel Partito democratico più Italia dei Valori il rapporto uomo-donna è 73,6% contro 26,4. Praticamente tre a uno. Nel blocco Pdl-Lega-Mpa il rapporto è 80,8% contro 19,2. In sostanza una donna ogni quattro uomini. Va notato che nel movimento di Lombardo gli eletti (otto) sono tutti uomini. La differenza fra le due coalizioni c'è ed a favore del Pd, ma non è così significativa come voleva una certa retorica preelettorale. Benché il partito veltroniano sia il più aperto alla presenza femminile: 62 elette contro 155 uomini. Di Pietro invece ha portato a Montecitorio solo tre donne e 26 uomini. A sua volta, l'Udc di Casini ha eletto 2 donne su 36 deputati. Al Senato le differenze sono più marcate a favore del centrosinistra: 36 donne su 118 eletti per il Pd, solo 2 su 14 per Idv. Il rapporto uomo-donna è 71,2% contro 28,8, mentre nel centrodestra diventa 90,8% contro 9,2. Quasi un abisso.
Quanto alle categorie d'età, si coglie qualche interessante sorpresa a favore di Berlusconi. Nella fascia 30-39 anni, per esempio, il Pd da solo ha eletto 23 persone alla Camera (IdV nessuno); il blocco Pdl-Lega 49. Un certo vantaggio il centrodestra lo mantiene anche nella fascia successiva (40-49): 71 eletti per VeltroniDi Pietro, ben 117 per Berlusconi- Bossi-Lombardo. E anche in termini percentuali si coglie una supremazia. Invece il rapporto si inverte quando si sale con l'età: 46,3% nella fascia 50-59 per il centrosinistra, rispetto al 30,2 del centrodestra. Viceversa, oltre i 60 anni prevale di nuovo BerlusconiBossi-Fini: il 20,9% dei deputati contro il 13,8. E al Senato la fotografia non cambia di molto, con una prevalenza di Veltroni nella fascia mediana (50-59 anni): 51,5% degli eletti rispetto al 39,1.
Ma forse i dati più stimolanti riguardano le professioni. La categoria più rappresentata nel Partito democratico è quella dei funzionari e dirigenti di partito: 60 eletti (più uno di Di Pietro). Totale 24,8 per cento. Sono solo il 5,2% per Berlusconi-Fini-Bossi: 17 del Pdl e solo uno della Lega. La professione più rappresentata a destra è quella degli avvocati: 59 per Berlusconi, Bossi e Lombardo (17,2%) contro i 20 del centrosinistra (8,1%). Seguono gli imprenditori: il 16,3%, pari a 56 eletti. Sono appena il 3,3% nel centrosinistra. Ma anche i giornalisti se la passano bene: 61 eletti a sinistra, 18 a destra. L'impressione è che al tempo della Prima Repubblica fossero assai meglio rappresentate le professioni giuridiche e tecniche. Il che offriva una migliore garanzia all'attività parlamentare.
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