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di Stefano Folli

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Il Punto
Stefano Folli nasce a Roma da famiglia di origini milanesi. Laureato in lettere, muove i primi passi nel giornalismo alla "Voce Repubblicana", l'organo storico del Pri allora guidato da Ugo La Malfa. Nel 1981 viene nominato direttore responsabile della nuova edizione della "Voce". Collaboratore di Giovanni Spadolini, Folli ne è il portavoce a Palazzo Chigi durante l'esperienza del primo governo a guida laica, fra il 1981 e '82. Nel 1989 passa al "Tempo" come caporedattore politico. Dalla fine del '90 è al "Corriere della Sera", come notista politico e, più tardi, editorialista, fino ad assumerne la direzione tra il 2003 e il 2004. Dal 2005 è editorialista de "Il Sole 24 Ore". Folli ha anche fondato e diretto la rivista di affari internazionali "Nuovo Occidente". Ha vinto alcuni premi di giornalismo, tra i quali il St. Vincent, il premio Ischia e il Fregene.
stefano.folli@ilsole24ore.com

Intercettazioni, legge elettorale: intrecci di una stagione difficile
27 gennaio 2009


Come ha scritto giustamente Angelo Panebianco sul "Corriere" di ieri, il sistema politico italiano è messo a dura prova da una serie di «spinte centrifughe ». Come dire che il bipolarismo è in crescente affanno, dato che sono in difficoltà i due partiti (Pdl e Pd) che hanno voluto rappresentare l'asse strategico del nuovo assetto. Questa condizione spiega lo strano intreccio di temi fra loro in apparenza sconnessi, in realtà legati da un filo insondabile. In primo luogo, c'è Berlusconi che ricorda a tutti come il cosiddetto «dialogo» tra maggioranza e opposizione gli faccia venire l'itterizia. Affermazione che può apparire singolare, visto che pochi giorni prima proprio il dialogo ha permesso a Calderoli di ottenere l'astensione al Senato del partito veltroniano su un tema serio come il federalismo fiscale. Ma è evidente che al presidente del Consiglio il federalismo interessa fino a un certo punto. Gli preme molto di più che dietro il mantello del dialogo non si apra un gioco trasversale tra segmenti del centrodestra (Bossi, Fini) e il Pd.

Su questo punto Berlusconi è molto sensibile. Ritiene inammissibile che altri e non lui conducano trattative con la controparte. Difatti il tema delle «riforme condivise » (vedi i frequenti colloqui di Fini e D'Alema, o di quest'ultimo con Casini) lo ha sempre insospettito. È convinto che il Popolo della Libertà possa esistere, e prendere forma come «partito unico», solo dietro la sua leadership. Per cui gli viene l'itterizia - sono le sue parole - se altri prendono iniziative che a lui paiono un attentato al suo potere di leader indiscusso. Ciò conferma la tensione interna all'alleanza Pdl-Lega alla vigiia di una stagione cruciale per i destini del centrodestra.

Secondo punto: le nuove norme sulle intercettazioni. Anche qui Berlusconi, come è noto, si sente frenato e discusso dagli alleati. L'annuncio di«uno scandalo senza precedenti »legato all'attività del perito Gioacchino Genchi rappresenta l'inizio della sua offensiva. Il premier tenta di calare un asso sul tavolo, un argomento definitivo a cui nessuno possa obiettare. E qualche risultato lo ottiene. All'interno del centrodestra, in primo luogo. Ma anche tra i ranghi dell'opposizione.Si veda la prudenza di Rutelli. O l'atteggiamento dell'Udc. O il realismo di Violante. Del resto nel Pd diverse voci chiedono di verificare una possibile «convergenza» sulle nuove norme. E bilanciano altre voci, del tutto contrarie a compromessi con Berlusconi.

Terzo punto: la riforma della legge elettorale per le europee. Questo è il punto decisivo per capire dove va il partito veltroniano. Se il bipolarismo traballa, il Pd ha bisogno di una chiara soglia di sbarramento per tamponare la sua crisi. Il vicesegretario Franceschini ha riproposto con chiarezza una riforma che introduca un quorum con-sistente. E ha sollecitato al centrodestra una risposta in merito, dichiarando la disponibilità del Pd. Non è obbligatorio leggere in questa mossa un tentativo di accordo con il centrodestra che comprende anche altre questioni. Magari le intercettazioni, appunto, o i problemi della giustizia. Tuttavia il nesso è nei fatti, visto che tutto si deve decidere nel giro di poche settimane. In fondo, Veltroni sta suggerendo a Berlusconi, tra le righe, di riprendere la corsa a due verso il bipartitismo. Forse è troppo tardi, forse no. Certo, Berlusconi dovrà stabilire in fretta cosa gli conviene in questo come negli altri campi.

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