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Colaninno: «E' tempo di invertire la rotta» | ||
di Piero Fornara | ||
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Il 2006 per l'economia italiana deve essere «l'anno della svolta, dell’inversione di rotta dopo anni di stagnazione», una «grande occasione» da non perdere, determinata da una congiuntura internazionale favorevole: lo ha detto dal palco del tradizionale convegno di Santa Margherita Ligure, il presidente dei Giovani Impreditori di Confindustria, Matteo Colaninno. Si moltiplicano infatti, ha proseguito Colaninno «i segnali di vitalità di quell’industria italiana, che in molti avevano data per morta nella crisi di competitività dei primi anni del Duemila». Ma «non è pensabile in questo contesto una politica dei due tempi, che anteponga il risanamento, pur necessario, dei conti pubblici alle misure per lo sviluppo». Il convegno degli "under 40" di Confindustria quest’anno ha scelto come simbolo l’Uomo di Leonardo perché «l’economia della conoscenza sta producendo una rivoluzione nel rapporto tra i fattori produttivi e dallo sfruttamento meccanico e paritario di capitale e lavoro, tipico della fabbrica, stiamo passando all’esaltazione del fattore-uomo come elemento primo del successo di un’azienda e di un prodotto». Spia evidente è «la quota italiana del commercio mondiale che negli ultimi dieci anni è crollata in volume, ma è rimasta sostanzialmente stabile in valore: quindi negli ultimi dieci anni l’Italia ha prodotto meno, ma beni di qualità e di prezzo superiore». Il XXI secolo, questo il Leit-motiv dei Giovani Imprenditori è il tempo della conciliazione fra Economia e Uomo. Sul cuneo fiscale e contributivo Colaninno ha detto di aspettarsi che «sia realizzato entro l'anno e, soprattutto, che non esaurisca l'ambito delle misure adottate dal Governo a favore delle imprese». Se «nessuno può pensare che le imprese rinuncino a quella dose di flessibilità che è stata introdotta dalle riforme del lavoro», alle critiche che la Legge 30 ha introdotto dosi eccessive di precarietà, il leader dei G. I. ha contrapposto «la creazione di un nuovo welfare», capace di realizzare «un sistema di protezione in cui competizione e giustizia sociale non siano più antagoniste, ma siano l'una condizione dell'altra». Perchè, ha aggiunto «siamo convinti che il precariato sia un nemico comune di imprese e sindacati». La Confindustria non vuole rinunciare al dialogo con il sindacato ma il presupposto di partenza deve essere la fine «dell'era dell'egualitarismo» e l'inizio «dell'era del merito». Pertanto «l’uguaglianza non può più rappresentare l'unico criterio guida di gestione delle relazioni sindacali, ma ciò non significa dimenticare che la pace sociale è un obiettivo fondamentale per chiunque abbia a cuore il futuro del Paese». L'Italia avrà però bisogno nei prossimi anni «di sindacati che vincano la sensazione di difendere l'esistente - ha proseguito Colaninno - avendo il coraggio di partecipare come protagonisti al profondo processo di innovazione e di trasformazione del nostro tessuto produttivo». Combattere l'insicurezza e la precarietà, «moltiplicare le opportunità individuali sarà possibile - ha insistito - solo a patto di promuovere insieme una rivoluzione culturale, su cui chiediamo ai sindacati decisi passi avanti rispetto al passato». Infine sul tema del referendum del 25-26 giugno, Colaninno ha detto che come Giovani imprenditori - ha aggiunto Colaninno - «riteniamo opportuno non dare indicazioni di voto sul referendum confermativo della riforma costituzionale», ma «siamo profondamente convinti, tuttavia, che le due riforme costituzionali realizzate negli ultimi cinque anni siano frutto dello stesso “peccato originale”, perché entrambe votate a colpi di maggioranza, e creino entrambe minor fluidità e pesanti sovrapposizioni tra i diversi livelli istituzionali, nonchè maggiori costi che rischiano di allontanare la risposta pubblica delle esigenze delle imprese». Piuttosto «riteniamo che sia necessario riprendere con decisione la strada della Commissione Bicamerale che, nonostante gli esiti, rappresentò alla fine degli anni 90 un momento qualificante di convergenza di visioni molto diverse in un unico disegno complessivo di riforma della Costituzione». Secondo Colaninno «oltre alla seconda parte della Costituzione, è necessario riformare profondamente anche la legge elettorale», un meccanismo «che porta con sè un alto rischio di produrre maggioranze instabili» ed è necessario adottare «una legge maggioritaria a doppio turno». 9 giugno 2006 | ||
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