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16 settembre 2007

«Una rivoluzione per le aree rurali»
di Gianluigi Torchiani

Maurizio DècinaMaurizio Dècina, ordinario di Telecomunicazioni al Politecnico di Milano e presidente della Fondazione Ugo Bordoni, uno dei più importanti enti di consulenza del Ministero delle Comunicazioni, ha seguito da vicino tutta la vicenda del WiMax italiano.

Può spiegarci che cos'è il WiMax e che cosa lo differenzia da altre tecnologie, quali ad esempio il Wi-Fi?
Il WiMax è una tecnologia di accesso a larga banda secondo il paradigma Internet, esattamente come il Wi-Fi. La differenza tra i due standard è che il Wi-Fi lavora con celle radio di piccole dimensioni (100 metri raggio massimo) e perciò necessità ogni 50 metri di strutture access point. Ecco perché il Wi-Fi è soprattutto adoperato negli ambienti interni e nei progetti di Wireless municipali. Il WiMax, invece, è una sorta di fratello maggiore del Wi-Fi, è basato su celle di grandi dimensioni ed è inoltre grado di coprire (sino a 25 chilometri) la distanza che separa un comune isolato dai nuclei urbani dotati di Adsl. Il WiMax di cui stiamo parlando oggi, quello cioè che sarà messo in gara prossimamente in Italia, è noto come standard 802.16d, e lavora sulla frequenza radio di 3,5 Ghz.Il dettaglio è importante, perché qualsiasi tecnologia che lavora su questa frequenza soffre di un problema: nelle aree metropolitane il segnale radio sarebbe continuamente interrotto dagli innumerevoli ostacoli che si possono incontrare in una grande città (pali, edifici, ecc…). Il Wimax 802.16d, al contrario di quello che favoleggia Beppe Grillo, non può assolutamente essere utilizzato in ambito cittadino, mentre invece è uno splendido mezzo per coprire quelle aree rurali e isolate in cui attualmente non arriva l'Adsl.

Secondo molti ,però, lo standard di WiMax che sarà messo in gara dal Ministero delle Comunicazioni rappresenta una tecnologia già superata. C'è qualcosa di vero?
Effettivamente esiste una successiva versione di WiMax, nota come standard 802.16e o, più comunemente, come WiMax mobile. Mi spiego: il Wimax che sarà messo in gara in Italia permette una mobilità relativa: il segnale Internet non "cade" se ci si muove a una velocità molto bassa (a piedi, in bici). Se invece ci si muove in automobile, il segnale inevitabilmente casca. Se poi l'utente si sposta da una cella all'altra, anche gli scambi di dati, come le telefonate VoIp, si interrompono. Lo standard 802.16e è invece stato studiato per ovviare a questi inconvenienti e garantire la comunicazione in mobilità. Attualmente, però, è utilizzato in un solo paese del mondo, la Corea del Sud, dove la Samsung ha fatto forti investimenti. Gli altri paesi europei che hanno fatto la gara per l'assegnazione del Wimax, come Francia e Germania, utilizzano infatti il nostro stesso tipo di standard, cioè quello 802.16d, a dimostrazione del fatto che non si tratta di una tecnologia superata. D'altronde il Wimax Mobile, per funzionare, avrebbe bisogno delle stesse bande dell'Umts che, come si sa, costano tantissimo.

Cosa pensa che sarà previsto nel bando del ministero delle Comunicazioni che vedrà la luce nelle prossime settimane?
Innanzitutto osserviamo quello che è successo negli altri paesi europei, come in Francia e Germania. Anche loro, circa un anno fa, hanno indetto delle gare per l'assegnazione delle frequenze WiMax: in Francia lo Stato ha incassato 120 milioni di euro, mentre in Germania circa 60, noi credo che ci avvicineremo a quest'ultima cifra. Si tratta dunque di ricavi modesti, niente a che vedere con i dieci miliardi di euro spesi qualche anno fa in Italia per le licenze sull'Umts. In questi due paesi hanno partecipato e vinto la gara gli incumbent (ossia gli ex monopolisti delle Tlc), ma mi preme sottolineare una particolarità del nostro bando: l'Italia sarà divisa in quattro-cinque grandi macroaree che raggrupperanno più regioni, e per ognuna di queste entità saranno assegnate tre licenze WiMax. Questo significa che in Italia, alla fine, potrebbero esserci anche 15 diversi operatori. Per quanto riguarda gli utenti, infine, il bando prevede delle garanzie: i vincitori delle gare dovranno assicurare la copertura delle aree che presentano un problema di digital divide.

I consumatori italiani pagheranno caro il Wimax? Cosa ne pensa di chi parla di WiMax libero?
Dopo la gara il Wimax sarà in mano a degli operatori di telecomunicazioni, che sicuramente faranno dei prezzi di mercato, è chiaro che non lo regaleranno. A livello locale, però, il prezzo dipenderà anche dalla configurazione del servizio: in un comune montano molto abitato, la capacità di banda per ogni singolo utente sarà ridotta, e l'operatore dovrà chiaramente tenerne conto nel prezzo. In aree scarsamente abitate, al contrario, pochi utenti avranno a loro disposizione molta banda, e sicuramente pagheranno più cara la qualità del servizio.
Per quanto riguarda lo slogan WiMax libero, è come dire: vogliamo la Fiat 500 gratis per tutti gli italiani. L'accesso a Internet a banda larga è infatti un bene di mercato in tutto il mondo, e come tale ha un suo costo. D'altronde, come ribadito più volte dall'Unione Europea, non è pensabile che lo Stato agisca in concorrenza con gli operatori di mercato e si metta ad offrire Internet a banda larga gratis per tutti. In ogni caso io considero il fatto che si proceda con questo bando di gara un fatto estremamente positivo, che porterà indubbi benefici per le aree oggi interessate dal digital divide.

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