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ETF e tendenze del mercato
Per spiegare i recenti rialzi del prezzo del greggio non bastano certo le notizie di cronaca, come quelle riguardanti il sabotaggio di alcuni gasdotti della Pemex in Messico, oppure le attese riguardo le decisioni dell'Opec, riunitosi settimana scorsa a Vienna e come sempre restio a modificare le attuali quote di produzione.

Alla base dei rialzi ci sono due fattori strutturali. La domanda dei paesi in via di sviluppo e non rimane sostenuta, nonostante all'orizzonte si profilino revisioni al ribasso della crescita economica, e le riserve sono in continuo calo. Il consumo annuo globale è di 30 miliardi di barili (85 milioni al giorno) ma le proiezioni parlano di livelli futuri di consumo annuo prossime ai 40 miliardi di barili, cioè circa 100 milioni al giorno. E dal momento che le stime sulle riserve (seppure le più pessimistiche) parlano di 900 miliardi di barili ancora disponibili, si capisce facilmente come mai il prezzo del greggio non diminuisca ma anzi tenda ad aumentare. Lo studio del grafico del WTI mostra che il rischio di nuovi rialzi non è trascurabile. La fase ribassista cui sono andati incontro i prezzi nella seconda metà del 2006 è stata ormai completamente cancellata dal rialzo visto dal minimo di gennaio, che ha portato le quotazioni a fare segnare ad agosto un nuovo massimo storico, sopra i 78 dollari, seppure di poco superiore al precedente picco di luglio 2006 in area 77. Se i prezzi dovessero portarsi stabilmente al di sopra di area 78/80 la precedente fase correttiva andrebbe archiviata come conclusa e sarebbe necessario parlare di ripresa del trend rialzista di lungo periodo. Trend rialzista che in base alla teoria delle onde di Elliott applicata a questo grafico si propone, al superamento di area 78 dollari, un target a quota 95 circa (l'onda in corso dal minimo di inizio 2007 potrebbe essere la 5 della serie iniziata a fine '98). Per disinnescare il rischio di assistere nei prossimi mesi all'avvicinamento della soglia dei 100 dollari al barile sarebbe necessario vedere scendere i prezzi sotto i 64 dollari, supporto violato il quale le quotazioni avrebbero modo di tornare ad interessare area 50, un valore che sembra attualmente lontanissimo ma che era stato invece toccato dai prezzi solo 9 mesi orsono.

A rendere credibili le minacce sul destino del prezzo del greggio contribuisce in questa fase la debolezza della moneta americana: negli ultimi 5 anni circa l'andamento di dollaro (sia del dollar index, paniere delle principali monete nei confronti del dollaro americano, sia del cambio contro euro) e quello del prezzo del greggio hanno evidenziato notevoli similitudini grafiche. All'indebolimento del dollaro ha corrisposto un progressivo apprezzamento del prezzo del petrolio (deprezzatosi come ricordato nella seconda metà del 2006 in corrispondenza di una fase di stabilità del cambio). Il ritorno al di sopra di area 1,36/1,37 da parte del cambio euro dollaro, resistenza rappresentata dal top di fine 2004, getta una seria ipoteca sul proseguimento del trend rialzista favorevole all'euro. Del resto la attuale condizione dei mercati finanziari rende probabile un intervento al ribasso da parte della Fed sui tassi Usa, atteso già a seguito incontro del 18 settembre (gli operatori stanno scommettendo non sulla possibilità di un taglio, ma sulla sua entità, se di 25 o di 50 punti base), ed il progressivo ridursi del differenziale dei tassi ancora esistente tra le due monete non può non riflettersi in un ulteriore deprezzamento del dollaro. Se area 1,39/1,40 dovesse essere superata rimarrebbe solo il muro di 1,45, massimo storico del '92 derivato dalla serie ecu dollaro a difendere la moneta Usa da una nuova accelerazione ribassista, simile a quella sperimentata nei primi anni dopo il cambio di secolo.

Se anche questa sponda dovesse essere travolta i prezzi potrebbero salire, nel lungo periodo, fino a quota 1,60, un livello ben compatibile con i 100 dollari al barile per il prezzo del greggio. La realizzazione di uno scenario di questo tipo, che prevede un dollaro molto debole rispetto ai valori attuali ed un petrolio molto costoso non comporta necessariamente gravi scompensi per i mercati azionari. Le borse sono risultate infatti mediamente in crescita negli ultimi 5 anni circa proprio in presenza di una fase di deciso deprezzamento della moneta Usa e di apprezzamento del greggio. Casomai sarebbero da investigare le motivazioni legate alle dinamiche di prezzo del cambio: la debolezza del dollaro degli ultimi anni non è stata il riflesso della debolezza della economia statunitense, che anzi ha corso a perdifiato trainando anche gli altri mercati e permettendo all'Europa di intraprendere anche essa una fase di espansione, ma se nei prossimi mesi il dollaro dovesse scivolare oltre area 1,45 a causa di ripetuti interventi sui tassi, effettuati in risposta all'avvitarsi della crisi rispetto alla quale le vicende dei mutui subrime potrebbero essere solo la punta dell'iceberg, allora anche i mercati azionari potrebbero invertire la rotta.

Il timore che questo possa essere il risultato non deve essere così remoto, almeno guardando all'andamento del prezzo dell'oro (del resto anche esso influenzato dalla forza del dollaro). Il ritorno al di sopra di area 700 da parte del metallo giallo ha impresso una decisa accelerazione al rialzo dal minimo di metà agosto. I prezzi si sono lasciati ora alle spalle il lato alto della fase laterale disegnata dal top di febbraio, e potrebbero facilmente andare a mettere alla prova il top di maggio 2006 a 730. In caso di cedimento di area 1,45 da parte del dollaro euro è lecito immaginare anche un balzo oltre area 730 da parte dell'oro (la consequenzialità degli eventi potrebbe anche essere invertita, con l'oro che supera i precedenti record anticipando la nuova fase di debolezza della moneta Usa). In quel caso un target per il prezzo del metallo giallo potrebbe collocarsi in area 850 dollari. La tenuta di area 78/80 da parte del WTI, di 1,45 per il dollaro euro e di 730 da parte dell'oro sarebbero tutti segnali in favore della risoluzione della attuale crisi dei mercati finanziari. In quel caso sarebbe possibile immaginare una fase di relativa stabilità al di sotto dei valori massimi raggiunti, con effetti quasi sicuramente benefici sulle borse. Volendo invece scommettere sulla realizzazione di uno scenario rialzista per petrolio ed oro e ribassista per il dollaro quali strumenti potrebbe utilizzare l'investitore nostrano?

Per intervenire sul comparto dell'energia è possibile rivolgere l'attenzione al mercato degli ETF. L'Etfs Crude Oil (CRUD) ad esempio, ha come sottostante l'indice Dow Jones-AIG Crude Oil Sub-Index, che riflette il prezzo dei future sul petrolio WTI negoziati presso il NYMEX. Nel calcolo lo sponsor considera il prezzo del future le cui negoziazioni terminano nel mese successivo a quello di riferimento. Il rolling sul contratto con scadenza successiva viene effettuato nei primi 5 giorni lavorativi di ogni mese. Il superamento di area 32,50 invierebbe un segnale rialzista importante, con target in area 35,50. Le quote dell'ETC sono denominate in USD e negoziate in Euro sul Mercato telematico degli OICR aperti ed ETC. In alternativa sarebbe possibile rivolgare l'attenzione all'ETC "ETFS Brent 1mth Oil Securities" (OILB). Il sottostante è in questo caso è il future sul petrolio Brent la cui negoziazione termina nel mese successivo. Il rolling, ossia la sostituzione del contratto future in scadenza con quello immediatamente successivo avviene nei primi 5 giorni lavorativi di ogni mese. La resistenza si colloca a 45,50, oltre la quale i prezzi potrebbero salire verso area 48/49. Anche in questo caso le quote dell'ETC sono denominate in USD e negoziate in Euro, e risentono quindi delle oscillazioni del cambio. Per intervenire sul mercato dell'oro sarebbe invece possibile considerare l'acquisto dell'ETC "ETFS Gold" (BULL). Il benchmark è l'indice Dow Jones-AIG Gold Sub-Index che riflette il prezzo dei future sull'oro negoziati presso il COMEX. Il superamento di area 7,10, avvenuto ad inizio mese, ha rappresentato un segnale rialzista importante che dovrebbe aprire ora la strada ad allunghi verso area 7,60/65. Sarebbero solo discese al di sotto di 6,90 a mettere in discussione l'evoluzione rialzista ipotizzata.

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