Il «modello» Ragusa cade sull'inquinamento

di Nino Amadore

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11 febbraio 2009


È uno dei pochi casi in cui arriva dopo e non prima delle altre città siciliane. Ed è, questo, un record per una città come Ragusa che del primato negli indicatori economici, insieme ai paesi della provincia, ha fatto un motivo di orgoglio. Portata a esempio di sviluppo, la città modello capoluogo di una provincia modello, scricchiola, mostra qualche affanno, non riesce a tenere il passo. E scivola giù, nell'annuale classifica sull'Ecosistema urbano elaborata da Legambiente in collaborazione con «Il Sole 24 Ore».
Così l'edizione 2008 riserva al capoluogo ibleo un tristissimo 103° posto, l'ultimo nella classifica elaborata dall'Istituto di ricerche Ambiente Italia. Tre posti in meno rispetto alla classifica dell'anno scorso. Ed è forse una retrocessione talmente impercettibile da far dire a Antonio Calasanzio, direttore della Confindustria iblea, che certamente «il modello Ragusa comincia a mostrare qualche crepa. Delle infrastrutture neanche parliamo forse perché siamo abituati a farne a meno». Sa bene, il direttore di Confindustria, che l'assenza di infrastrutture ha avuto e continua ad avere un peso enorme su questa piccola cittadina di poco più di 72mila abitanti e sull'intera provincia.
La città del barocco stenta: oggi può proporre 18 monumenti inseriti nella lista Unesco (insieme agli altri della Val di Noto) e ciò serve ad attrarre un turismo qualificato. Ma questo territorio, storicamente disseminato di trivelle alla ricerca di petrolio, oggi è alle prese con una pesante (e «futile» dice Calasanzio) polemica sulle ricerche di gas da parte degli americani della Panther Oil. Comunque queste rischiano di diventare note a margine di una situazione che sul piano strutturale si è fatta negli anni sempre più pesante. «Stiamo recuperando – dice il sindaco Nello Di Pasquale, a capo di un'amministrazione di centrodestra da poco più di un anno e mezzo –. La città oggi è un cantiere e io vorrei scrivere una lettera ai miei concittadini per chiedere scusa per il disagio che stiamo arrecando».
Intanto l'ecosistema è stato ed è fortemente condizionato dalla qualità del trasporto pubblico urbano (si veda articolo in basso), ma anche dal tasso di automobili circolanti: con 68 mezzi circolanti ogni cento abitanti, Ragusa si piazza all'88° posto in Italia. Il risultato peggiore tra i 9 capoluoghi di provincia siciliani. Se poi prendiamo la percentuale di auto Euro 3 ed Euro 4 il capoluogo ibleo si piazza al 90° posto con il 30% del totale di auto a pari "merito" con Trapani e meglio, per rimanere alle città siciliane, di Catania ed Enna. Inutile parlare di qualità dell'aria: dalla presenza di polveri sottili nell'aria a quella di benzene, tutti i dati necessari per fare una valutazione non sono disponibili. E in una città al 103° posto in Italia per consumo pro capite di carburante ciò non è ovviamente un buon segnale. Anche se il sindaco rassicura: «Ci sono le centraline e il monitoraggio viene fatto».
Ma non c'è solo questo tra i punti critici di Ragusa: «È peggiorata nettamente la gestione della raccolta dei rifiuti solidi urbani (Rsu), ci sono alti consumi di energia elettrica e grosse perdite nell'acquedotto, c'è un abusivismo strisciante, la frazione di Marina di Ragusa nel periodo estivo scoppia» elenca, puntualmente, il presidente della Legambiente iblea Claudio Conti. Proprio il dato sui rifiuti fa di Ragusa un simbolo: al settimo posto in Italia per produzione di Rsu con 463,1 chili per abitante l'anno, la città si piazza al centesimo posto per raccolta differenziata che è ferma al 3,1% della produzione di Rsu.
Lo stesso sindaco riconosce che sì, sul fronte «della raccolta differenziata è necessario fare di più». Ma è sempre il sindaco che mette sul piatto i 68 milioni stanziati per interventi nel centro storico, per la costruzione di nuovi parcheggi e nuove isole pedonali: i lavori sono in corso o in via di appalto. Con interventi in un'area già di suo abbastanza buona: nella classifica di Ecosistema urbano Ragusa si piazza al sedicesimo posto per ciò che riguarda le isole pedonali.
Ma retrocede miseramente quando si tratta di valutazioni che riguardano zone a traffico limitato, piste ciclabili, fino a crollare per quanto riguarda il verde urbano totale: penultima in classifica.

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