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13 febbraio 2007

Irpef leggera sotto i 26mila euro

di Gianni Trovati
L'effetto combinato delle riduzioni statali e degli incrementi locali

Per riuscire a strappare al Fisco 2007 almeno una parte (spesso contenuta) degli sconti Irpef previsti dall'ultima Finanziaria occorre far parte di un nucleo familiare (meglio con due figli a carico) e collocarsi nelle fasce più basse della scala dei redditi. Per i single e per i redditi medi, invece, non c'è partita, e il consuntivo tra manovra nazionale e imposizione locale si chiude quasi sempre in perdita.
Le manovre fiscali varate dai Comuni capoluogo di Regione, come mostra l'inchiesta pubblicata sul Sole-24 Ore di ieri, confermano i timori della vigilia e ridisegnano il panorama dei risparmi previsti a gennaio dalla Finanziaria. La regina dei rincari è proprio l'Irpef, che metà dei grandi Comuni ha ritoccato al rialzo, raggiungendo in alcuni casi (come Trieste) il nuovo tetto massimo dello 0,8%, e fermandosi allo 0,7% ad Ancona, Bologna, Cagliari e Perugia. Con il risultato che l'aliquota media delle città maggiori aumenta in un anno del 65%, passando dallo 0,29% allo 0,48 per cento.
L'effetto dei rincari decisi in municipio si accompagna alla ridefinizione delle basi imponibili, dovuta all'abbandono delle deduzioni e alla loro sostituzione con le detrazioni, e sposta drasticamente verso il basso gli effetti benefici della nuova struttura delle aliquote nazionali decisa dal Governo nella manovra.
Una famiglia di 4 persone (coniuge e due figli a carico), ad esempio, avrebbe dovuto ottenere un alleggerimento delle imposte fino a 43mila euro di reddito, mentre nelle città considerate dall'inchiesta i benefici si fermano a quota 39.200 euro. I single, dal canto loro, si fermano molto più lontani dall'obiettivo iniziale: avrebbero dovuto guadagnarci tutti quelli che denunciano un reddito fino a 39mila euro, ma all'atto pratico per chi guadagna più di 26.150 euro all'anno non c'è traccia di benefici.
Questi numeri sono il frutto di una media, e nelle città che hanno ritoccato con più decisione aliquote e tariffe il conto può essere ben più salato: a Trieste, dove l'addizionale passa dallo 0,2% allo 0,8%, i guadagni per la famiglia si fermano ai redditi pari a 33.500 euro, e a chi ha entrate per 40mila euro il Fisco chiede 252 euro più dell'anno scorso. A 80mila euro, invece, i rincari raddoppiano rispetto a quelli previsti dalla Finanziaria, e numeri simili si registrano in altre città come Bologna e Perugia. Il Fisco locale si rivela neutro solo a Venezia (che maniene a zero l'addizionale Irpef), e benefico solo a Milano (che abbassa l'Ici sulla prima casa dal 5 al 4,7 per mille). «Questi aumenti - sottolinea Fabio Sturani, vicepresidente e responsabile per la Finanza locale dell'Anci - dimostrano che erano fondate le nostre preoccupazioni: non si può rimodulare l'Irpef nazionale senza curarsi della fiscalità locale, e poi lasciare i Comuni con il cerino in mano».
Anche perché occorre considerare che i rincari indicati nelle tabelle (che peraltro non tengono in considerazione l'acconto del 30% sull'addizionale 2008 che si comincerà a pagare da marzo) sono dovuti solo in parte agli inasprimenti decisi da sindaci e presidenti di Regione.
Oltre all'acconto, un ruolo importante è svolto dall'abbandono delle deduzioni, che alzerà le tasse locali per i contribuenti (406 milioni di euro in più rispetto allo scorso anno), ma non porterà più soldi nelle casse comunali perché il maggior gettito sarà compensato da equivalenti tagli ai trasferimenti. Lo stesso meccanismo (più gettito e meno trasferimenti) torna nei provvedimenti del collegato fiscale su catasto terreni, requisiti di ruralità e immobili di categoria E, che sposteranno dall'Erario ai contribuenti altri 400 milioni destinati ai Comuni. Ancor prima che il federalismo fiscale si traduca in un Ddl, dunque, la fiscalità diretta vede crescere in misura significativa il proprio ruolo nel finanziare gli enti locali, sostituendo capitoli importanti dell'impegno erariale.

Invia una emailgianni.trovati@ilsole24ore.com



 

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