Montezemolo: «Cambiare la legge elettorale, prima del voto»

dal nostro inviato Piero Fornara

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6 ottobre 2007


CAPRI – Bisogna prima cambiare la legge elettorale e soltanto dopo andare al voto: lo ha detto Luca Cordero di Montezemolo nella sua relazione al convegno dei Giovani Imprenditori, l'ultima dalla tribuna di Capri quale presidente di Confindustria (anche il leader dei Giovani Matteo Colaninno è giunto al termine del suo mandato). «Fin qui - ha spiegato Montezemolo - abbiamo condiviso l'esigenza di un "pit stop" per le riforme istituzionali, ma questa mattina ho sentito un applauso - ha detto rivolgendosi alla platea - quando qualcuno ha detto "andiamo domani al voto". No, non è così. Andiamo prima a cambiare una legge che permetta al Paese di essere governato». Per Montezemolo, la nuova legge dovrà avere tre prerogative: «Mettere il cittadino in condizioni di scegliere in Parlamento chi vuole e chi merita; garantire governabilità; impedire ai piccoli partiti di porre veti».

La riforma della legge elettorale, per il presidente di Confindustria è un banco di prova: «Vedremo se si manifesterà quella minima convergenza di volontà politica necessaria a cambiarla. Occorre anche una reale differenziazione tra le funzioni delle due Camere, per superare il bicameralismo cosiddetto perfetto, che conosciamo. Così come è indispensabile rafforzare i poteri del presidente del Consiglio per accrescerne responsabilità e affidabilità in Parlamento e nel Paese. E soprattutto una grande riforma della macchina dello Stato che consenta a chi vince le elezioni di decidere e di governare davvero». In Italia, invece, «è scattata la corsa delle coalizioni a rincorrere l'ultimo voto, quello più distante dal proprio baricentro politico e culturale. Preoccupati di vincere le elezioni, i partiti non hanno considerato la difficoltà di governare il Paese all'indomani della chiusura delle urne».

D'altra parte, si è chiesto ancora Montezemolo, «cosa dovremmo pensare di fronte a dichiarazioni in cui si parla di truppe del Lombardo Veneto pronte a marciare su Roma per una non meglio precisata "guerra di liberazione"? Dichiarazioni fatte da uno strano tipo di guerrigliero, un personaggio che è stato a lungo ministro della Repubblica e che è sulla scena politica italiana da almeno quindici anni. O cosa si può dire di fronte a un ministro dell'Ambiente che organizza una conferenza internazionale sul clima, diffonde dati allarmistici e sbagliati sulla desertificazione imminente del nostro Paese e di fronte a circostanziate contestazioni scientifiche fa semplicemente finta di nulla?».

Lo Stato, sottolinea il presidente di Confindustria, è «una macchina troppo pesante, troppo costosa, con troppi veti, troppi localismi, non è all'altezza della competizione mondiale, perciò puoi avere il migliore pilota, le migliori intenzioni ma non ce la fai. Perciò - avverte - attenzione ai facili entusiasmi, abbiamo bisogno prima di una legge elettorale che metta in condizione il paese di essere governato». In Italia «siamo in una continua campagna elettorale» ha proseguito Montezemolo, spiegando che questo è il clima che si respira dall'ottobre 2004. «C'è una politica che ha deciso di non decidere, che sembra sempre avere come unico interesse la prossima consultazione elettorale, mentre il Paese ha bisogno piuttosto di una politica che non si chiuda a riccio».

«Assistiamo a manifestazioni di qualunquismo distruttivo che non lasciano niente dietro di sè. Ma ciò che preoccupa - ha spiegato - è la reazione di una politica che si arrocca, che si chiude dinanzi alle critiche, anche quando sono pacate e fondate su dati di fatto». E quindi «ci capita di avere esponenti di Governo capaci di scambiare schieramento politico, a parole beninteso, anche due volte al giorno. E l'opposizione, com'è giusto, critica il Governo, ma senza definire concrete proposte alternative».

Protocollo Welfare
Il Governo deve presentare alle Camere il protocollo «così com'è e deve sostenerlo in Parlamento»: è l'auspicio del presidente di Confindustria al convegno dei Giovani Imprenditori. «Quel protocollo - ha aggiunto - è per noi immodificabile. Certo, ci sono parti che anche a noi non piacciono - ha aggiunto - come l'intervento in materia previdenziale per il superamento del cosiddetto scalone». La sinistra radicale invece «cerca di boicottare in tutti i modi il protocollo sul Welfare scritto e firmato dal presidente del Consiglio di cui essa stessa fa parte. Quel protocollo per noi è immodificabile. I suoi contenuti devono rappresentare il punto di partenza di un negoziato per rendere più moderne le relazioni industriali. Un confronto che vorremmo iniziare nel giro di poche settimane, dopo la conclusione del referendum sull'accordo tra i lavoratori. Un confronto che, per noi, deve avere un obiettivo semplice e chiaro: avere la possibilità di pagare di più chi lavora di più».

Il taglio dell'Ires e dell'Irap contenuto nella Finanziaria 2008 va «nella giusta direzione» per rilanciare la competitività del sistema italiano, ma resta il nodo «della spesa pubblica improduttiva che frena la crescita». Montezemolo ha evidenziato come «non sarà mai possibile ridurre credibilmente la pressione fiscale finchè non si porrà freno alla spesa pubblica. Una spesa - aggiunge - che continua a crescere di oltre il 4% l'anno, qualunque sia il colore politico dei governi e qualunque sia la salute dell'economia. Una specie di variabile indipendente impazzita. Anche nell'ultimo anno ogni euro in più di gettito ha alimentato appetiti di nuove spese, ma questa mentalità - sottolinea - deve cambiare».

«Ridare indietro qualcosa a chi le tasse le paga davvero»
Per il presidente di Confindustria è ora di restituire qualcosa ai lavoratori dipendenti «che le tasse le pagano davvero», di destinare le risorse del fisco a sicurezza, infrastrutture e servizi, tagliando «con coraggio le spese improduttive». Già in mattinata, arrivando al meeting dei Giovani Imprenditori e anticipando alcuni temi della sua relazione, Montezemolo aveva scambiato alcune battute con i giornalisti. Alla domanda se le tasse siano troppo alte anche per i cittadini, oltre che per le imprese, Montezemolo ha replicato: «Quando parlo di quelli che le pagano davvero le tasse comincio dagli operai e dagli impiegati che le tasse le pagano in busta paga, parlo dei cittadini e delle famiglie. Chi evade è come uno che ruba, e l'evasione e il lavoro nero sono la peggiore offesa a chi le tasse le paga regolarmente».

Dalla tribuna dell'Hotel Quisisana, Montezemolo ha poi aggiunto: «Noi non ci stancheremo mai di sottolineare che l'evasione è concorrenza sleale, è un furto ai danni dell'intera comunità. Un furto che non può trovare alibi nemmeno nella scarsa qualità dei servizi resi dalla pubblica amministrazione. L'aumento della pressione fiscale, però, non può continuare senza limiti. Già nel 2007 è arrivata al 43,1% del Pil, secondo per livello solo al 43,7% del 1997, l'anno del massimo sforzo per agguantare l'ingresso nella moneta unica. E oggi è nettamente superiore alla media dell'Unione europea, pari al 41% nel 2006. Se, come tutti ci auguriamo, tutta l'evasione fosse debellata, con le aliquote di oggi avremmo una pressione fiscale superiore al 50% del Pil. E' scandaloso che le imprese paghino due euro e in busta paga ne resti uno solo. Per questo è stata importante la riduzione del cuneo che è andata a favore non solo delle imprese, ma anche dei lavoratori».

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