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Jean-Marie Le Pen, l'intramontabile veterano dell'estrema destra


Chi è
Jean-Marie Le Pen nasce nel 1928 a Trinité-sur-Mer, in Bretagna. Veterano di guerra – ha combattuto in Indocina e in Algeria – sviluppa grazie a questa sua lunga esperienza di combattente un forte spirito nazionalista e patriottico. Laurea in legge, si dedicherà presto alla politica ed entrerà all'Assemblea nazionale nel 1956, eletto nelle liste del partito di Pierre Poujade Union et Fraternité Française (Uff). Poujade guida un movimento sindacale a tutela degli interessi dei commercianti e degli artigiani, animato da spirito populista e anti-parlamentare, con forti accenti xenefobi e antisemiti. Il rapporto tra i due dura poco e Le Pen viene espulso dall'Uff l'anno successivo, quando diventa segretario generale del Fronte nazionale dei combattenti.

Nel 1971 fonda una compagnia discografica e di edizioni musicali, la Serp, specializzata in discorsi storici e canti di guerra, attività che gli valse la prima di una lunga serie di condanne: in quel caso venne ritenuto colpevole di apologia di crimini di guerra in seguito alla pubblicazione di un disco di canti del movimento nazista. Nel 1972 fonda il Fronte nazionale. La sua ricetta politica è semplice poiché basata su pochi elementi: forti limiti all'immigrazione extra-europea, «preferenza nazionale» nell'assegnazione dei posti di lavoro, riluttanza nei confronti dell'Unione europea, tolleranza zero sulle questioni di sicurezza e criminalità. Si candida quattro volte alle presidenziali, la prima volta nel 1974, e nel 2002 sciocca la Francia e l'Europa ottenendo il 17% dei consensi e andando al ballottaggio con Jacques Chirac

Che cosa propone
La sua campagna presidenziale 2007 segna una svolta, almeno nella forma e nell'immagine. Curata dalla figlia Marina, la figura del padre viene rappresentata con toni meno accesi e populisti che in passato. Anzi, fa scalpore il fatto che in uno dei manifesti elettorali del fronte esibisca come testimonial una giovane donna di colore. Silenzioso per buona parte del dibattito, si è fatto sentire ed è apparso sui media soltanto nelle ultime settimane, quando i due candidati principali, Nicolas Sarkozy e Ségolène Royal, hanno affrontato il tema dell'identità nazionale.

I recenti disordini alla Gare du Nord di Parig , dove duecento giovani della periferia si sono affrontati per ore con la polizia, hanno riproposto anche il tema della sicurezza, a lui congeniale, e che era stato dominante nel 2002. «Io non ho bisogno di parlare, parlano i fatti per me», aveva detto dopo i disordini e i commenti degli avversari politici. Nonostante il profilo volutamente basso, o forse proprio per questo, il suo consenso non diminuisce e anzi si rafforza, senza escludere le classi popolari e in particolare quelle operaie, colpite dalla globalizzazione e dal processo di deindustrializzazione. I sondaggi lo danno tra il 13 e il 15% decisamente in rialzo rispetto al 2002.



 
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