Ségolène Royal, la principessa socialista di un regno al maschile |
Chi è
Nata nel 1953 a Dakar, in Senegal, Ségolène Royal è figlia di un colonnello a sua volta figlio di un generale. L'educazione militare segnerà la sua adolescenza e la sua gioventù, anche se a 25 anni saprà ribellarsi portando il padre in tribunale per ottenere da lui, per sé e i suoi fratelli, i mezzi finanziari per proseguire gli studi. Vincerà la causa.
Entra nel Partito socialista nel 1978, lo stesso anno in cui consegue la laurea a Sciences Po. Sempre alla fine degli anni Settanta conosce all'Ena quello che diventerà il suo compagno, François Hollande, con il quale avrà quattro figli. A livello politico è una delle tante creature di François Mitterrand, per il quale sarà consigliera dal 1982 al 1984. Il primo incarico governativo arriva nel 1992 quando il premier Pierre Bérégovoy le affida il ministero dell'Ambiente. Con il Governo di Lionel Jospin sarà due volte ministro, dell'Insegnamento e poi della Famiglia, dal 1997 al 2002. Due anni più tardi viene eletta presidente del consiglio regionale del Poitou-Charentes. È deputato del dipartimento Deux-Sèvres. Il 16 novembre del 2006 supera brillantemente le primarie del Partito socialista per l'investitura all'Eliseo ottenendo il 60,6% dei consensi davanti ad altri due leader della sinistra, Dominique Strauss-Kahn e Laurent Fabius.
Che cosa propone?
Non è facile ritrovarsi tra le ‘'Cento proposte per la Francia'' del suo discorso di Villepinte in febbraio. Durante la prima fase di pre-campagna elettorale, giocata sulla democrazia partecipativa e sull'ascolto della gente per formulare il suo programma, la Royal ha alternato richiami ai valori della destra (ordine giusto e rieducazione militare per i giovani delinquenti recidivi) con accenti di moderna socialdemocrazie europea citando spesso la Terza Via di Tony Blair.
Entrata nel vivo del dibattito è via via tornata verso i punti di riferimento classici della sinistra francese proponendo misure di intervento pubblico per rilanciare la domanda e l'occupazione. Zavorrata da una serie di gaffes in politica estera e interna (dagli apprezzamenti sul sistema giudiziario cinese alla partecipazione a Beirut di una tavola rotonda con un leader Hezbollah che aveva inveito contro Israele), la Royal ha cercato di recuperare terreno con un approccio keynesiano all'economia. Aumento del salario minimo (Smic) e delle pensioni. Programmi di sostegno all'occupazione giovanile dove sono gli enti locali a sostenere per un anno i costi salariali e contributivi dei neoassunti. Aiuti mirati alle imprese ‘'buone'', quelle cioè che creano occupazione, investono nell'innovazione e soprattutto non delocalizzano.
Nelle ultime battute della campagna elettorale non ha voluto lasciare a Sarkozy il tema dell'identità nazionale invitando i francesi a imparare il testo della Marsigliese e a far sventolare la bandiera tricolore dalle finestre e dai balconi durante la festa del 14 luglio. I sondaggi la danno al secondo posto, dietro Sarkozy, con il 23-26% dei consensi. Al secondo turno, dicono le rilevazioni demoscopiche, sarebbe perdente contro il candidato dell'Ump.
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