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Nicolas Sarkozy, il tenace battistrada del primo turno


Chi è
Figlio di un immigrato dell'aristocrazia ungherese e di una donna che proviene da una famiglia ebrea sefardita di Salonicco, Nicolas Sarkozy nasce a Parigi nel 1955. Dopo essere stato tentato dalla carriera giornalistica sceglie di diventare avvocato. Debutta nella politica a metà degli anni 70, entrando nel partito gollista Rpr (Rassemblement pour la République) e diventandone presto uno dei leader giovanili. A 28 anni è sindaco di Neuilly sur Seine, il comune dove risiede una parte consistente dell'alta borghesia e dell'aristocrazia parigina.

Riceve il primo incarico di governo nel 1993, quando il suo mentore politico, il premier Edouard Balladur, lo nomina ministro del Bilancio. Questo suo legame con Balladur gli renderà difficili i rapporti con Jacques Chirac. Sarkozy appoggerà il primo alle presidenziali del 1995, ma per sua sfortuna il vincitore sarà Chirac, che lo escluderà dal governo di Alain Juppé. Perché la sua stella torni a brillare, Sarkozy dovrà attendere la legislatura successiva, quella che nel 2002 si apre ancora una volta sotto il segno di Chirac rieletto presidente. Ancora una volta, non gli sarà affidato l'incarico di primo ministro (gli viene preferito Jean-Pierre Raffarin), ma diventa ministro degli Interni e della Gestione del territorio e nel 2004 ottiene la presidenza dell'Ump (Union pour un Mouvement Populaire) il nuovo partito gollista creato da Chirac due anni prima.

Dopo alcuni mesi al ministero delle Finanze, dove si segnala per una politica interventista a salvaguardia delle aziende nazionali (salvataggio Alstom e fusione Sanofi-Aventis per contrastare l'opa della svizzera Novartis) torna al ministero degli Interni dove resterà in carica fino al marzo 2007. Linea dura nei confronti dei «sans papiers», regolarizzazioni controllate e limitate rispetto ad altri Paesi europei (Spagna e Italia) il suo ministero si trova in prima fila a gestire la rivolta delle «banlieues» nell'autunno-inverno del 2005. Apprezzato da una parte dell'opinione pubblica per la linea dura mostrata nei confronti della criminalità giovanile che imperversa in molte periferie francesi, suscita altrettanto timore e inquietudine per il suo stile politico spesso duro e intransigente sui temi dell'immigrazione e dell'integrazione e per la sua immagine di uomo d'ordine e giustizia.

Che cosa propone
Il suo programma politico contiene alcune proposte in materia economica che hanno fatto molto discutere. Il suo obiettivo è la rivalutazione del lavoro dando la possibilità a chi lo desidera di lavorare di più. In che modo? Defiscalizzando completamente le ore di straordinario. Definita da molti una maniera elegante per aggirare lo scoglio delle 35 ore, l'idea ha fatto discutere. Gli economisti di mercato l'hanno apprezzata, assieme alla proposta di introdurre un contratto unico di lavoro al posto delle fomule attuali (contratto a tempo determinato e contratto a tempo indeterminato) che rappresenterebbe un modo per superare la barriera tra i privilegiati e supertutelati e i precari. Sul fronte fiscale, dopo aver promesso una riduzione dei prelievi obbligatori di 4 punti percentuali nei prossimi cinque anni e una riduzione del tetto massimo d'imposizione sul reddito dall'attuale 60 al 50%, è diventato sempre più vago, in alcuni casi omettendo queste idee nelle varie rielaborazioni del suo programma. Resta invece un punto fermo la sostanziale abolizione della patrimoniale.

Nelle ultime settimane della campagna elettorale il suo tono è diventato sempre più nazionalista in politica e protezionista in economia. Ha lanciato l'idea di un ministero dell'Identità nazionale e dell'Immigrazione, ha criticato la Banca centrale europea per la sua politica dell'euro forte che penalizza le imprese francesi, ha attaccato il dumping fiscale e salariale dei Paesi emergenti invocando barriere da parte dell'Unione europea. È chiaro in queste sue uscite il tentativo di aggiudicarsi i consensi di una parte importante dell'estrema destra e forse anche le sue controverse dichiarazioni sulla natura genetica della pedofilia e del suicidio giovanile vanno in questa direzione. I sondaggi lo danno in testa rispetto ai concorrenti nel primo turno, con un 28-29% dei consensi, e vincitore al secondo turno contro tutti con l'eccezione del leader centrista François Bayrou.



 
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