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Due vincitori con un forte mandato di cambiamento
Dal nostro corrispondente Attilio Geroni


PARIGI - Nella sala concertistica Gaveau a Parigi, stracolma di giovani, Nicolas Sarkozy dà subito il tono alla "fase due" della campagna elettorale. Il candidato dell'Ump, vincitore del primo turno, consegna alla folla inneggiante e alla Francia un messaggio ecumenico, già da padre della patria: «Dico a tutti i francesi impauriti: vi proteggerò». La sua non è soltanto una protezione contro il crimine, l'immigrazione incontrollata. Sarkozy abbraccia il Paese: operai, agricoltori, artigiani, abitanti delle periferie «di qualsiasi origine, credo e partito». E si rivolge ancora prima al suo avversario, Ségolène Royal, affinché il dibattito per il secondo turno «sia un dibattito di idee».

Il secondo turno è cominciato sotto il segno del leader conservatore, subito all'offensiva contro il candidato socialista nel tentativo di disinnescare un potenziale dibattito sulle personalità che lo potrebbe penalizzare. Da domenica 22 aprile è l'uomo della destra francese, scelto da 11 milioni di elettori, che ha tutto da perdere. Le resistenza della Royal, che ha riportato i socialisti al secondo turno risvegliando la sinistra (e la Francia) dall'incubo lepenista del 21 aprile 2002, rende il ballottaggio appassionante. Il terzo posto del centrista François Bayrou lascia alla Royal qualcosa in più di una speranza residua: il programma e il tono del leader dell'Udf è più vicino a quello socialista, senza contare i numerosi segnali di avvicinamento tra sinistra e centro durante la prima fase della campagna.

Con il pensionamento di Le Pen e un'affluenza record, la Francia ha dato ai due vincitori del primo turno un forte mandato di cambiamento. Tolta l'ipoteca dell'estrema destra, si volta pagina anche nei confronti dei due mandati presidenziali di Jacques Chirac, caratterizzati da un immobilismo riformista che aveva intaccato lo stato sociale ed economico del Paese. Entambi gli sfidanti hanno salutato il trionfo della democrazia e della possibilità di scelta per gli elettori tra due visioni e programmi diversi. La battaglia adesso è sulle rispettive riserve di voto, sulle quali sarebbe controproducente fare calcoli approssimativi. Il successo di Sarkozy porta con sé lo svuotamento dell'estrema destra di Jean-Marie Le Pen e significa che il messaggio del leader neogollista, soprattutto nell'ultima fase della campagna, è stato particolarmente ascoltato dalle classi popolari, soprattutto quelle operaie. Il dibattito sull'identità nazionale e sull'immigrazione si è rivelato alla fine un buon calcolo elettorale.

Il leader del Fronte nazionale si è ben guardato nel messaggio di domenica sera dal dare un'indicazione di voto favorevole per Sarkozy e non è detto che l'11% di Le Pen si trasferisca automaticamente verso il candidato dell'Ump. È probabile che la nuova campagna veda nuovamete gli sfidanti, come era accaduto all'inizio, sconfinare l'uno nel campo dell'altro. All'ecumenismo di Sarkozy, Ségolène ha nuovamente contrapposto lo slogan «dell'ordine giusto», stavolta rinvigorito anche da «una sicurezza durevole». Qualche analista politico, nel definire il grande successo di Sarkozy al primo turno, si è spinto a dire che al leader conservatore è riuscito con il risultato del 22 aprile ciò che non succedeva dai tempi di de Gaulle, cioè la creazione di un grande partito popolare. Forse è così, ma forse è una valutazione che attende la controprova del ballottaggio.



 
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