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Giornata no per gli italiani, trionfa Sean Penn
di Boris Sollazzo
Dopo gli appena timidi raggi di sole per il cinema italiano arriva il brutto tempo. Grande attesa ieri per il film in concorso di Emidio Greco, L'uomo privato, e soprattutto per il maestro Dario Argento che tornava al cinema con La terza madre. Delusioni cocenti, film non riusciti, per "Dario il grande" c'è stato un tiepido applauso. Trionfo per Sean Penn: il suo Into the wild, storia (vera) di un ragazzo di famiglia benestante, Christopher McCandless, che abbandona tutto per darsi alla natura selvaggia, commuove e coinvolge per ben 144 minuti.
La terza madre
Era forse l'evento italiano della Festa. La Notte d'Argento, che Roma ha tributato ad uno dei suoi figli più amati e bistrattati, è una delle (poche) idee originali di questa Festa: trilogia delle madri proiettata al completo (Suspiria, Inferno e, appunto, La terza madre), concerto dei Demonia di Claudio Simonetti, compositore del regista da 32 anni e autore degli spartiti-capolavoro di Profondo Rosso e Phenomena, persino un black carpet. Dario Argento è un grande maestro, ha insegnato cinema ad almeno due generazioni di cineasti, ma è stata proprio la serata d'onore a ritorcerglisi contro. Il nuovo film, infatti, viene schiacciato proprio dal paragone con i capolavori precedenti. La terza madre è la storia di Sara (Asia Argento), strega bianca inconsapevole, che deve sfidare la Mater Lacrimarum (in precedenza erano state già sconfitte le Mater Sospiriorum e Tenebrarum), una statuaria Moran Atias liberata dal ritrovamento di un'urna maledetta e che ha scatenato una follia omicida incontrollabile a Roma. Splatter, torture e omicidi non mancano e non demeritano per efferatezza, ma la paura, purtroppo, è altra cosa. Un paio di buone intuizioni di annata annegano in una sciatteria per lui inconsueta.
Into the wild
Sean Penn ha tratto dall'omonimo bestseller di Jon Krakauer una parabola di umanità, ribellione, ricerca di sé di incredibile bellezza. Chris non sopporta più la sua realtà di ipocrisia borghese, la famiglia lacerata che lo ha soffocato e ferito per anni, i genitori (Marcia Gay Harden e il sempre eccellente William Hurt) che gli hanno mentito per anni. Parte, senza dire nulla, bruciando ogni riferimento al suo passato (documenti e denaro compresi) in un viaggio selvaggio e solitario che ha come obiettivo l'Alaska. Incontrerà altri "diversi" come lui, cambierà la loro vita con un tocco quasi salvifico. Jan (Catherine Keener), Wayne (Vince Vaughn), Tracy (la splendida Kirsten Stewart), Ron (Hal Holbrook) gli dovranno vite, ideali, felicità nuove. E' un radicale, un puro di cuore, "un cristallo fragile e raffinato" come lo definisce la sorella Carine (Jena Malone). La fine è nota, perché la storia è vera. Ma non cedete alla curiosità, viaggiate con Alexander Supertramp (il nuovo nome che si dà Chris). Perché la migliore regia in carriera di Sean Penn, empatica anche nella scelta delle splendide musiche- Eddie Vedder su tutti- e la magnifica interpretazione di Emile Hirsch vi faranno venir voglia di mettere lo zaino in spalla e cercare la Verità.
L'uomo privato
Emidio Greco, instancabile attivista politico per un cinema più giusto e forte, torna alla regia dopo Il consiglio d'Egitto. Impegnato anch'esso. L'uomo privato è il bravo attore Tommaso Ragno, professore di diritto, consulente legale ed economico per i potentati d'Italia. Attraverso lui, che vorrebbe forse rappresentare un Cuccia giovane, passano vizi privati e pubbliche virtù (e viceversa) del sistema italiano. Il film è un giallo privato con il bravo Ennio Coltorti come commissario, che tocca le corde di un mondo corrotto e oligarca, di una perversa festa in maschera in cui gli invitati principali sono denaro e potere. Vorrebbe essere, quello di Greco, un film freddamente feroce, un impietoso j'accuse su quello che siamo diventati. E' invece un poco appassionante tentativo malriuscito, un'imitazione di una realtà di cui si conosce poco e su cui girano molte leggende.

24 ottobre 2007

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