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Prodi: entro un mese Libro bianco sui costi della politica
Bilancio di un anno di Governo al Festival dell'Economia: sì alla riforma Ici, ma con mano leggera. Sulle pensioni non si possono non toccare i coefficienti, ma salvaguardando le fasce più deboli
P. F.
TRENTO - Bilancio di un anno di Governo, ma anche excursus a 360 gradi sulla situazione economica italiana e internazionale: nella giornata conclusiva della kermesse di Trento Romano Prodi, domenica 3 giugno, ha parlato nella duplice veste di presidente del Consiglio e di ex professore universitario, intervistato dal direttore del «Sole 24 Ore» Ferruccio de Bortoli e dagli economisti della «voce.info», guidati dal responsabile scientifico del Festival e docente della Bocconi Tito Boeri.
Riferiamo a parte della rumorosa contestazione di un gruppo di manifestanti contro la base Usa "Dal Molin" di Vicenza, che hanno accolto il presidente del Consiglio al suo arrivo all'auditorium Santa Chiara e sono in parte riusciti ad entrare in sala. Archiviata la protesta, anche grazie all'intervento del moderatore de Bortoli che ha consentito a una rappresentante dei contestatori di esporre brevemente le sue ragioni, il Forum ha potuto svolgersi secondo i binari prestabiliti. Prodi, in apertura, ha ricordato di avere iniziato ad insegnare economia proprio a Trento e ha reso omaggio al suo maestro Beniamino Andreatta, scomparso in marzo dopo una lunghissima infermità. «Trento allora era addirittura una provincia per metà in miseria – ha detto – e così abbiamo iniziato a fare un piano di sviluppo locale. Vedere come oggi essa è diventata ricca e colta fa piacere, vuol dire che la politica economica a volte porta risultati positivi».
La politica deve intervenire nell'economia
Il tema della legittimità dell'intervento politico nell'economia è stato non a caso uno dei passaggi chiave della relazione di Prodi, che incalzato dalle domande sulle fusioni recenti, sull'affare Telecom, il piano Rovati e la famosa telefonata del ministro Padoa-Schioppa a Bernheim per esprimere la sua preferenza in favore di una proprietà italiana delle Generali, ha ribadito che chi fa la predica all'Italia di solito si comporta assai peggio.
«Se sono in atto delle operazioni nel sistema bancario italiano il Governo deve essere informato – ha detto ancora Prodi – ma permettetemi di dire che per me è stata una grande soddisfazione che una nostra importante banca non sia andata in mani straniere. Un Paese che non ha una grande banca rimane un povero Paese. Perciò ho gioito: è forse un peccato per un presidente del Consiglio gioire?»
«Ma se certi comportamenti fossero stati tenuti da Tremonti quando lei era presidente dell'Unione europea, cosa avrebbe detto?» è stata la domanda successiva. «Nulla – ha ribattuto Prodi – perché lo fanno tutti. Quando con Mario Monti nella Commissione europea abbiamo bloccato la fusione della General Electric con Honeywell si è mossa persino la Madonna. Negli Stati Uniti ci sono 21 settori in cui gli stranieri non possono investire. Noi interveniamo molto di meno di chi ci fa la predica». Poi, rivolgendosi a de Bortoli, ha aggiunto: «ma dove vivete?»
II risanamento delle finanze pubbliche
Applausi in sala quando Prodi ha ricordato lo sforzo in favore del risanamento delle finanze pubbliche messo in atto all'inizio del suo mandato, anche in maniera «dura» e correndo il rischio di risultare impopolare. «Certo – ha aggiunto – se qualcun altro quando era al Governo ci avesse pensato, sarebbe stato meglio». La sfida vera però secondo il presidente del Consiglio è quella delle risorse umane, specie di fronte a una Cina che sforna circa 800mila nuovi ingegneri all'anno e attualmente fa registrare un numero di brevetti superiore a quelli della Germania. L'Italia deve investire in ricerca, nel sistema dell'alta formazione, nelle competenze tecnico scientifiche: «Ci vogliono piattaforme logistiche, porti efficienti, dobbiamo diventare la piattaforma degli investimenti europei verso l'Asia».
Il discorso si è poi spostato sulla nuova Finanziaria, che Prodi ha definito «in favore della competitività e dello sviluppo. Rimane però il problema di far sì che le politiche riguardanti la ricerca e l'innovazione vadano a beneficio anche delle piccole e medie imprese». Non si potrebbe utilizzare la ricetta della Merkel in Germania, cioè ridurre le tasse sul reddito d'impresa? è stato chiesto. «Le due cose non si escludono a vicenda – ha risposto il presidente del Consiglio - ma la politica fiscale, che pure è importante, non influisce direttamente sull'innovazione, soprattutto nei confronti delle imprese che operano nei settori medio-bassi. A Trento hanno fatto qualcosa di interessante per legare soggetti pubblici, privati e ricerca – ha aggiunto – si tratta di una piccola realtà che tuttavia stiamo osservando attentamente».
E ancora, i costi della politica: «Ci sto lavorando – ha detto Prodi – e fra un mese avrò pronto un Libro bianco, ma non sarebbe male se anche altri settori si ponessero il problema». Alla domanda di Ferruccio de Bortoli, su quale sia il rendimento del capitale umano nella politica, il presidente del Consiglio ha risposto con una battuta: «Per me è meno 10%, perché guadagnavo di più prima».
Welfare e quote rosa
«In tutta Europa le imposte sulla casa sostengono il sistema delle autonomie locali» ha detto ancora Prodi a Trento. E a proposito di riforma dell'Ici ha aggiunto: «È necessario procedere con mano leggera». Per il presidente del Consiglio «welfare vuol dire pensioni, ammortizzatori sociali, aiuti per le famiglie. Tre pilastri fondamentali di una politica sociale; incentiviamo la formazione, il training e così via dicendo, ma dopo sette anni di precariato uno il lavoro c'ha imparato e ci deve essere un'occupazione stabile».
Per la distribuzione del famoso "tesoretto" Romano Prodi ribadisce la sua intenzione: non lasciare che un numero elevato di persone scendano sotto la soglia della povertà. «Su questo - ha sottolineato - non transigo. E non è una cosa da libro Cuore o imposta dalla sinistra. È solo un minimo di decenza. Gli aspetti tecnici sono sempre discutibili e sono aperto a ogni proposta seria, ma l'importante è porre un "pavimento" sotto il quale non voglio che si scenda». Per quanto riguarda le pensioni, «i coefficienti non si possono non toccare», ma occorre avere una particolare attenzione – ha subito aggiunto – nei confronti delle fasce più deboli della popolazione».
«La mia proposta sul "tesoretto" – ha aggiunto Prodi – è di riservarne i due terzi alle politiche familiari e un terzo all'innovazione. Per quanto riguarda in particolare il sostegno alle famiglie in vista di una migliore occupazione femminile, dedicheremo una parte delle risorse ad aumentare gli assegni per la cura dei figli ed per i servizi alle madri, anche se già sappiamo che questo non aumenterà l'occupazione femminile. Ma lo facciamo perché è un fatto di giustizia, che risponde anche agli equilibri demografici del Paese: i tassi di natalità, come l'occupazione, sono legati solo in parte agli assegni familiari e ai servizi. In Francia hanno avuto successo, in altri Paesi no». Prodi ha detto anche di vedere con favore le "quote rosa" indicando una percentuale del 30 per cento: «Il 50% non sarebbe compreso dall'opinione pubblica – aggiunge – ma quando la situazione è così discriminata è giusto intervenire».
Prodi, nella sua breve vista a Trento, ha anche incontrato il presidente della Provincia autonoma Lorenzo Dellai e l'assessore provinciale alla Programmazione, ricerca e innovazione Gianluca Salvatori, complimentandosi con l'ottima riuscita del Festival dell'Economia, un'iniziativa che si avvia a chiudere con successo la sua seconda edizione. «Un'iniziativa – ha aggiunto – che ci permette di uscire per una volta dai limiti della polemica spicciola e di tracciare anche delle analisi più ampie, guardando al medio e al lungo periodo».

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