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«Mercato e democrazia» il tema del Festival edizione 2008
P.F.
«Mercato e democrazia» sarà il tema del Festival dell'Economia dell'anno prossimo: lo ha annunciato il presidente della Provincia autonoma di Trento Lorenzo Dellai, domenica 3 giugno, nella conferenza stampa conclusiva dell'edizione 2007. Il successo dell'iniziativa è palpabile e ha raggintuo le 70mila presenze rispetto alle 50mila dell'anno scorso, come ha ricordato l'editore Giuseppe Laterza, che si può considerare l'inventore della kermesse, organizzata insieme con «Il Sole 24 Ore».
Nei quattro giorni e mezzo di durata della manifestazione gli appuntamenti sono stati 42 nel "programma principale" e altrettanti nel parallelo "programma partecipato" proposto dalle case editrici, con circa 250 fra relatori e moderatori dei vari incontri, forum, dialoghi, ecc. Negli appuntamenti più attesi c'è stato chi non è potuto entrare, ma c'erano comunque una decina di postazioni video in città e un maxi-schermo in Piazza Duomo. In vista del prossimo anno, forse sarebbe opportuno mettere qualche "paletto": già alla sua seconda edizione il Festival rischia infatti di "allargarsi" troppo. Più di un milione sono stati gli accessi al sito Internet del Festival e 360 i giornalisti accreditati (rispetto ai 200 dell'edizione 2006). Il responsabile scientifico della manifestazione e docente all'università Bocconi, Tito Boeri, ha sottolineato in conferenza stampa il ruolo della città e dei partecipanti, intervenuti quasi sempre con quesiti pertinenti. Parlando di soldi – tutti gli eventi erano gratuiti – la provincia di Trento ha garantito i due terzi del budget di 1 milione di euro del Festival, che ha avuto fra i promotori anche il Comune e la locale Università, Intesa Sanpaolo come partner, oltre a vari altri sponsor.
Gary Becker: capitale umano e dintorni
Gary Becker, premio Nobel per l'Economia e primo studioso a introdurre il concetto di capitale umano, ha concluso la serie degli eventi nel pomeriggio di domenica all'auditorium Santa Chiara con una relazione sul «Capitale umano nel XXI secolo», dichiarandosi meravigliato per non avere mai visto un Festival del genere nel mondo e ringraziando gli organizzatori per la «formidabile occasione di confronto, paradigma di quei luoghi della formazione permanente e continua» che il grande studioso statunitense indica come necessario strumento per affrontare le sfide del XXI secolo.
«Ho dedicato molta parte della mia vita allo studio del capitale umano – ha detto Becker – e dunque mi sembra quasi naturale essere a un Festival che proprio questo tema ha deciso di affrontare». E ha così proseguito: «So che questo termine, capitale umano, non piace ad alcuni. In Germania, nel 2000, c'è stato persino un voto per abolirlo dalla lingua tedesca. No, io penso invece che il capitale umano, e dunque le informazioni, la conoscenza e le abitudini stesse delle persone, siano decisivi. Di più: i Paesi crollano se non investono nelle persone. Il XXI secolo segnerà la rivoluzione del capitale umano e la conoscenza sarà – è già – il fondamento di ogni aspetto della vita umana».
Esaurita la sua relazione, Becker ha affrontato le domande del pubblico. L'occasione, da una parte, per ribadire la sua convinzione sulla necessità di puntare su conoscenza e formazione e, dall'altra, l'opportunità, cui non si è sottratto, per rispondere anche a una particolare domanda su un tema – quello della pena di morte – che nei giorni immediatamente precedenti al Festival aveva suscitato qualche polemica sulla stampa locale. Becker ha affermato: «Ho scritto quattromila pagine di economia e due pagine sulla pena di morte. L'ho fatto affrontando la questione del crimine e dei modi per contrastarlo. Credo che i criminali si combattano prima di tutto con un migliore capitale umano, un migliore mercato del lavoro, un grado maggiore di cultura, maggiori opportunità legali offerte specie alle giovani generazioni. Credo però che nel breve periodo questo non basti. Ritengo quindi che crimini intenzionali ed efferati – penso allo stupro e all'uccisione dei bambini – debbano essere contrastati con sanzioni gravissime. Dunque solo per una piccola quota di crimini, io penso che si possa ricorrere alla pena di morte, come deterrente. Tutto qui». E se in precedenza aveva riscosso un caloroso applauso, in questo caso ha incassato anche qualche fischio e, peraltro, altri applausi.

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