commenti - |  Condividi su: Facebook Twitter|vota su OKNOtizie|Stampa l'articoloInvia l'articolo|DiminuisciIngrandisci








Lo sviluppo vince in tre mosse
di Marco Marcantoni
Ben integrata e ben distribuita sul territorio, ancora in controtendenza rispetto alla generale congiuntura: questa l'economia trentina nei primi mesi del 2007. Un'economia trainata da domanda nazionale ed esportazioni verso i Paesi asiatici emergenti e verso l'Unione, ma soprattutto da una spesa pubblica che rimane elevata nonostante la minor crescita del bilancio provinciale. Inoltre, la struttura despecializzata delle imprese e la forte integrazione intersettoriale l'hanno preservata dalla crisi dei distretti vissuta da Veneto e Lombardia.

Il punto è se il modello possa essere ancora valido o se, piuttosto, non servano soluzioni alternative, come sembra prevalere nei documenti ufficiali della Provincia, nei programmi delle categorie e nelle analisi della Camera di commercio. A dividere sono le strategie rispetto a tre punti di debolezza.

Il primo è l'ancora insufficiente capacità di innovazione: si gioca tra un'innovazione più radicale, quindi legata alla forte discontinuità rispetto al tessuto economico tradizionale, e l'innovazione incrementale, caratterizzata da miglioramenti nell'efficienza e nella qualità di processi e prodotti. L'innovazione incrementale sembrerebbe più coerente con il sistema di piccole imprese diffuse su tutto il territorio; un modello che caratterizzerà anche in futuro la realtà trentina.

«La prospettiva - sostiene Mario Marangoni, fondatore della omonima azienda di pneumatici nonché presidente della Fondazione Cassa di risparmio di Trento e Rovereto - è quella di un'innovazione in continuità con le attuali vocazioni innervata da alcune esperienze più spinte legate agli ingenti investimenti pubblici in ricerca e dal decollo del distretto energia e ambiente. Nell'uno e nell'altro caso l'importante è passare dal dire al fare accelerando i processi di trasferimento dei risultati della ricerca in tutti i comparti dell'economia».

La seconda criticità riguarda la piccola dimensione delle imprese e la conseguente necessità di promuovere la loro crescita in termini di addetti e di giro d'affari. Due le linee operative: spingere lo sviluppo dimensionale o la capacità di fare rete. Secondo Diego Schelfi, presidente della Cooperazione Trentina: «Fare sistema è nel dna della cooperazione. Nel modello raffeiseniano organizzato in cooperative di primo grado e consorzi, coesistono piccole e grandi dimensioni. Un'opportunità da giocare non solo attraverso i consorzi ma anche con formule innovative capaci di combinare crescita dimensionale e presidio diffuso del territorio».

L'ultima criticità chiama in causa l'autonomia con la contraddittoria richiesta di sostegno al soggetto pubblico e la contemporanea esigenza di più responsabilità e libertà di impresa da parte del privato. Una risposta è già arrivata dalle direttive comunitarie che tutelano la concorrenza dalle incursioni dei soggetti pubblici e riducono la possibilità di ottenere aiuti e agevolazioni, ma serve comunque un mutamento di cultura. «Portando - sostiene Adriano Dalpez, presidente della Camera di commercio - da un lato la Provincia a priorizzare gli interventi e a ridurre la presenza nel privato e dall'altro le imprese ad accettare la sfida del mercato in termini di rischi e di oneri da sostenere in proprio nonché di assunzione di responsabilità di sistema».

30 maggio 2007

RISULTATI
0
0 VOTI
Stampa l'articoloInvia l'articolo | DiminuisciIngrandisci Condividi su: Facebook FacebookTwitter Twitter|Vota su OkNotizie OKNOtizie|Altri YahooLinkedInWikio
Pubblicità
L'informazione del Sole 24 Ore sul tuo cellulare
Abbonati a
Inserisci qui il tuo numero
   
L'informazione del Sole 24 Ore nella tua e-mail
Inscriviti alla NEWSLETTER
Effettua il login o avvia la registrazione.


 
   
 
 
 
 
Cerca quotazione - Tempo Reale  
- Listino personale
- Portfolio
- Euribor
 
 
Oggi + Inviati + Visti + Votati
 

-Annunci-