Il governo porterà a casa la finanziaria 2008. La maggioranza incassa due dei tre voti di fiducia ed è pronta a chiudere la partita entro domani. Anche sul welfare l'ok sembra scontato. Ma crescono i distinguo e si allargano le crepe all'interno del centrosinistra.
L'approvazione della Finanziaria sembra delineare un deciso cambio di scenario. Il 2008 inizierà in salita, anche se questo non appare dal pallottoliere di oggi. Cinque voti di scarto la prima volta, addirittura sei nella seconda votazione: ma la maggioranza è debitrice soprattutto ai senatori a vita. In Aula sono sei e votano tutti a favore. L'Unione invece registra una perdita: l'ex senatore del Prc Franco Turigliatto sceglie e vota contro la fiducia.
Senza senatori a vita quindi alla prima fiducia sarebbe stato pareggio e l'Aula avrebbe bocciato il primo articolo della manovra. Con i se e i ma non si fa la storia, ma c'è un dato che emerge chiaro anche per i senatori dell'Unione. Il dissenso politico si allarga a macchia d'olio. Il senatore comunista è il primo a aver rotto gli indugi, a sentire però le dichiarazioni al vetriolo da gennaio sarà in buona compagnia. I diniani lo vanno ripetendo da settimane e oggi si è aggiunto anche Domenico Fisichella. Il suo sì alla fiducia è stato «un voto tecnico» per evitare l'esercizio provvisorio, ma il rapporto con il governo si è sciolto come neve al sole. Mal di pancia ai quali poi si aggiungono quelli di Bordon e Manzione, ma anche sei socialisti di Angius.
Che l'atmosfera al Senato sia fatta pesante non lo nasconde neanche il capogruppo del Pd Anna Finocchiaro: sa che la finanziaria passerà ma «non sono abituata - dice - a nascondere le difficoltà. Il dissenso politico c'è - ammette - altrimenti Prodi non avrebbe convocato un vertice». Comunque, da gennaio serve una «svolta - è la sua convinzione - nell'azione di governo».
Consapevole ma ottimista, sembra risponderle il collega e ministro della Giustizia Clemente Mastella. «Serve a poco ritrovarsi intorno a un tavolo se, guardandoci attorno, scopriamo che non ci sono più soldati». Il riferimento è soprattutto a D'Amico e a Fisichella. Qui siamo, secondo il Guardasigilli, «alle angosce esistenziali». Difficili da comporre «in chiave politica», ragiona Mastella.
Le parole dette in Aula da Domenico Fisichella («Devo registrare una serie di insipienze, di scelte improvvide ed errori tecnico-giuridici») hanno lasciato il segno e sono molti i senatori, che nelle pause dei lavori, ci rimuginano su. Se in Germania c'è la sfiducia costruttiva, qui - è il leit motiv - sembra andare in scena la fiducia distruttiva.
Natale incombe, la tensione di un mese fa è calata, e gli equilibri del centrodestra sono in crisi, ma certo le 'defaillances' della maggioranza non passano inosservate agli occhi dell'opposizione. I nodi stanno venendo al pettine e ora non resta che attendere, sperando che «siano tanti i liberali e i moderati - commenta Silvio Berlusconi - che capiscano che questa maggioranza è strutturalmente impossibilitata a governare il paese».