Strano racconto, quello della finanza pubblica in questi sedici mesi di Governo Prodi. Iniziato all'insegna dell'allarme rosso (situazione peggiore che nel 1992&) è continuato all'insegna delle liete sorprese, con i conti pubblici che, al netto di accidenti giuridici e contabili e della farragine della Finanziaria 2007, non facevano altro che migliorare. Che cosa c'è dietro questa tenuta dei conti, questa robustezza che ha oggi reso possibile una Finanziaria leggera e ha evitato lo scollamento della maggioranza?
I protagonisti di questo miglioramento sono stati essenzialmente due: Visco e le imprese. L'"effetto Visco"sulle entrate, da una parte, e la performance delle imprese, dall'altra. Due effetti che devono essere analizzati, perché dal loro dispiegarsi dipenderà quel cammino dell'economia che è insieme dominus e servus del cammino dei conti pubblici.
1) Il tessuto produttivo italiano, sotto la sferza di tecnologia e globalizzazione, ha iniziato a ri-strutturarsi, e i risultati si vedono in aumenti dei profitti ( e delle tasse sugli utili) e in una strepitosa performance dell'export. Un primo interrogativo, per chi sia pensoso dei destini della patria in quanto distinti dai piccoli cabotaggi della politique politicienne, è allora questo: tale risveglio imprenditoriale è solo una reazione disperata di imprese minacciate da una specializzazione produttiva vulnerabile, o è l'inizio di un vero e duraturo cambiamento di pelle? Un cambiamento che possa, dopo aver alimentato l'export, alimentare la fiducia e finalmente nutrire la domanda interna, così da traghettare il Paese verso un più alto tasso di crescita?
La risposta a questa domanda non è ancora chiara, dato che gli "spiriti animali", se possono, con un colpo di reni, scansare il peggio, non sono sufficienti ad abbracciare il meglio: un "meglio" che ha bisogno di altri attori e di altre azioni, ha bisogno di infrastrutture, liberalizzazioni, investimenti in istruzione e ricerca, snellimenti burocratici, riforma della giustizia...
2) Il "fattore Visco" non è il solo responsabile dell'ottimo andamento delle entrate (un andamento che è financo passibile di ulteriori ritocchi verso l'alto).
Come ricordato più volte su queste colonne, sorprese positive sul gettito sono emerse anche in America e in altri Paesi europei. Ma certamente, nel contesto italiano, i fatti stanno dando ragione alla tesi del ministero dell'Economia: l'adempimento del dovere fiscale è strettamente legato al clima politico prevalente e il grado di evasione è strettamente legato a un'analisi costibenefici sulle probabilità di "farla franca".
Pur con qualche scivolamento e qualche eccesso di zelo, Vincenzo Visco, come già nella sua precedente incarnazione da ministro delle Finanze, ha contrastato con successo l'evasione, ha ridato mordente alla macchina amministrativa e ha fatto lievitare il gettito senza far lievitare le aliquote.
Romano Prodi e Tommaso Padoa-Schioppa – mai come questa volta efficace difensore della delicata miscela tra rigore, sviluppo, equità – hanno abilmente messo assieme una Finanziaria che accontenta le diverse anime della coalizione, ma senza il surplus di entrate sarebbe mancato il carburante necessario a tenere in riga l'armata Brancaleone.
Ma è proprio il successo sul fronte del gettito che potrebbe rivelarsi un boomerang. La pressione fiscale aumenta, anche se non per colpa delle aliquote: e da Prodi a Padoa-Schioppa a Visco è stato sempre dichiarato che i frutti della lotta all'evasione dovevano tornare ai contribuenti onesti. Si sta dando questo ritorno? È difficile sostenerlo. La riduzione delle aliquote Ires, se utile sul piano dell'immagine, non vuol dire che le imprese pagheranno di meno, dati i ritocchi alle basi imponibili.
Gli sconti Ici sono destinati a essere fatalmente erosi dalle pur fisiologiche revisioni degli estimi catastali. Ed è solo per ragioni contabili che i sussidi agli incapienti appariranno come minore entrata e non come maggiore spesa per trasferimenti.
Per esprimere un giudizio positivo sulla finanza pubblica di questa legislatura non basta guardare alla capacità del Governo di passare il fiume portando sulla fragile barchetta sia la capra che i cavoli. Bisognerà aspettare una vera discesa della pressione fiscale e della quota di spesa.