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La grande delusione dei tagli mancati

di Guido Tabellini

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2 ottobre 2007


Per valutare questa Finanziaria bisogna andare indietro di un anno. Nell'impostare la manovra per il 2007, il nuovo Governo Prodi scelse di puntare tutto su aumenti del-le entrate, rinviando a un secondo tempo il nodo della spesa. Oggi scontiamo le conseguenze di quella impostazione. Come era facile prevedere, l'abbondanza di risorse ha consentito di eludere le riforme sul lato della spesa.Ma poiché l'aumento delle entrate era stato ampiamente sottovalutato, ora anche la spesa crescerà più del previsto. I proventi inattesi del 2007 alimenteranno nuove spese per un totale di circa 13 miliardi, oltre lo 0,8% del Pil.
Tra il 2005 e il 2007 la pressione fiscale è salita di oltre due punti e mezzo del Pil, come tra il 1995 e il 1997 quando si decideva l'ingresso nell'euro. Negli obiettivi originari, lo sforzo richiesto al Paese doveva essere minoree temporaneo: la pressione fiscale avrebbe dovuto scendere al 42,6% nel 2008. Come evidenziato nel Dpef di luglio, a legislazione vigente ( cioè in seguito alla manovra dello scorso anno), sarebbe stato possibile conseguire questo risultato e al tempo stesso far scendere l'indebitamento netto del 2008 poco sotto l'obiettivo. Invece, si è scelto di spendere di più. Di conseguenza, nel 2008, la pressione fiscale sarà del 43%e l'obiettivo di indebitamento netto non sarà abbassato. Parlare in questo contesto di «restituzione dei frutti dell'evasione fiscale» risulta incomprensibile.
Non è chiaro perché le entrate stiano crescendo molto più delle previsioni. Alcuni esponenti dell'opposizione, in particolare Mario Baldassarri, vanno da tempo dicendo che in realtà la svolta risale a fine 2006, e che già da allora era prevedibile una dinamica più sostenuta delle entrate. Se è così, l'opinione pubblica non è stata correttamente informata e i "tesoretti" sono stati rivelati al momento giusto per oliare le decisioni di una maggioranza litigiosa.
Ma indipendentemente da quando si è scoperta davvero la sua esistenza, non sappiamo se il maggior gettito sia davvero duraturo: una preoccupazione confermata ieri dalle agenzie di ratingFicth e Moody's.È probabile che la minore evasione sia un cambiamento strutturale, e bisogna darne atto al Governo che ne ha fatto una priorità.

Ma sicuramente anche il ciclo economico favorevole ha dato il suo contribuito. Nel 2006 e 2007 la crescita del Pil ha toccato l'1,9%; nei quattro anni precedenti era stata in media solo dello 0,5 per cento. Ora si prospetta un nuovo rallentamento, ed è possibile che anche l'andamento delle entrate torni a deludere. In questo caso, rimpiangeremo la politica della spesa prociclica attuata con le prime due Finanziarie del Governo Prodi.
La rinuncia ad affrontare il nodo della spesa è grave non solo perché allontana il rientro dal disavanzo e sottrae risorse all'economia, ma anche perché si continua a spendere male. La cosiddetta "riqualificazione" della spesa pubblica prevede nel prossimo triennio maggiori spese per oltre 5 miliardi in seguito alla controriforma delle pensioni, 3 miliardi per i contratti del pubblico impiego (cui si dovranno aggiungere i rinnovi a partire dal 2008), 1 miliardo di trasferimenti alle Fs, e così via. E i tagli? Se tutto va bene, verranno da ipotetici miglioramenti nella gestione degli immobili e fantomatiche "razionalizzazioni" nei ministeri e nel bilancio dello Stato. Altrimenti, ci penseranno i contribuenti. Intanto, la scuola continua a sfornare studenti che sono in fondo alle graduatorie internazionali, i nostri migliori giovani ricercatori scappano all'estero, la giustizia non funziona, le carceri tornano a straboccare in attesa del prossimo indulto.
Vi è chi ha plaudito all'abilità di Romano Prodi e Tommaso PadoaSchioppa, che sono riusciti a tenere insieme una eterogena coalizione di Governo senza abbandonare gli obiettivi di disavanzo formulati un anno fa. È un plauso che si fatica a comprendere se non come segno di stanca rassegnazione.
Certo, era difficile fare diversamente, dopo l'impostazione data alla Finanziaria dell'anno scorso e dati i vincoli politici. Ma i vincoli sono interni alla coalizione di governo. La maggioranza dei cittadini è ben consapevole dei problemi del Paese, e vorrebbe un Governo che li affronti. Qualche volta si sente dire che le riforme non si fanno perché sono impopolari. È vero il contrario. L'impopolarità recente del Governo Prodi, e la sconfitta di Berlusconi alle precedenti elezioni, sono dovute all'incapacità di entrambi di attuare riforme incisive ed efficaci.
Probabilmente anche all'interno della maggioranza tutti si rendono conto che, con questi equilibri politici, non verrà mai il momento di affrontare i veri nodi della politica economica. L'unica ragione per mediare e durare ancora un po' è evitare di riconsegnare il Governo a Silvio Berlusconi. Ma a furia di rimandare tutto al futuro, è probabile che alla fine anche questo obiettivo sarà mancato

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