Dopo aver sfiorato la rottura, il Governo ha raggiunto l'intesa con le parti sociali sugli ultimi due nodi da sciogliere del protocollo sul welfare: i lavoratori stagionali sono esclusi dalla nuova disciplina sui contratti a termine che entra in vigore gradualmente, con l'impegno – sul versante previdenziale – a garantire ai giovani un assegno pensionistico pari ad almeno il 60% della retribuzione.
Per ricucire con Confindustria e sindacati è stata necessaria una no-stop di tre giorni a Palazzo Chigi con i rappresentanti delle parti sociali, che ha portato alla parziale riscrittura di due capitoli contestati, contenuti nel ddl licenziato dal consiglio dei ministri di venerdì scorso.
Il nuovo ddl ha superato anche (l'ennesimo) passaggio al consiglio dei ministri: ieri sera si è ripetuta la stessa votazione della scorsa settimana, con due astenuti – i ministri Paolo Ferrero (Prc) e Alessandro Bianchi (Pdci) – e il voto favorevole di Fabio Mussi (Sd) e Alfonso Pecoraro Scanio (Verdi).
Soddisfatta Confindustria e sindacati, che oggi riuniscono gli esecutivi unitari per lanciare la campagna sulla detassazione del lavoro dipendente. I leader di Cgil, Cisl e Uil sottolineano all'unisono che «il ddl risponde all'impianto del protocollo del 23 luglio», votato da oltre 5 milioni di lavoratori.
Ma vediamo più nel dettaglio le novità, iniziando dai contratti a termine, su cui si concentravano le critiche di Confindustria: anzitutto è confermato il limite di 36 mesi, comprensivo di proroghe e rinnovi (poi il contratto si considera a tempo indeterminato). È possibile stipulare un ulteriore contratto a termine per una sola volta: le imprese hanno 20 giorni per negoziare, presso la direzione provinciale del lavoro, con l'assistenza di un rappresentante di «una delle organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative sul piano nazionale», scelto dal lavoratore. Si specifica che questa disciplina non si applica alle attività stagionali.
Per garantire l'entrata in vigore graduale del nuovo regime, si prevede un periodo transitorio di 15 mesi per i contratti in corso. È previsto il diritto di precedenza nelle assunzioni a tempo indeterminato effettuate entro i successivi 12 mesi per quanti hanno lavorato oltre 6 mesi. La precedenza si applica anche agli stagionali. «Si è affermato un principio importante – osserva Giorgio Santini (Cisl) – che l'interpretazione e l'attuazione del protocollo è realizzato esclusivamente da intese fra le parti firmatarie».
Novità in arrivo anche per il capitolo previdenziale. Per i giovani che andranno in pensione, il Governo si impegna a «proporre politiche attive che possano favorire il raggiungimento» di un «tasso di sostituzione non inferiore al 60%».
Questo atto di indirizzo scomparso nella precedente versione del ddl, era indicato solo tra parentesi nel protocollo del 23 luglio. Il testo ripristina le 4 finestre della Dini per le pensioni anticipate con 40 anni di anzianità (che sarebbero diventate 2 dal 2008 con la riforma Maroni), e come misura compensativa, introduce le 4 finestre per la pensione di vecchiaia.
La misura che era prevista nel protocollo ma sotto forma di delega, essendo una norma diretta garantisce l'entrata in vigore a gennaio, se tutto l'impianto sarà approvato entro il 31 dicembre. «Il nuovo testo ripristina lo spirito del protocollo con alcuni miglioramenti, visto che la delega sulle finestre pensionistiche lasciava indefiniti i tempi – sostiene Morena Piccinini (Cgil). – Ora i tempi di attesa per la pensione si riducono da 3 a 5 mesi rispetto ad un anno della Maroni».
Sui lavori usuranti è confermata la cancellazione del tetto di 5mila uscite l'anno (come nel precedente ddl), e vengono dimezzati i tempi per l'esercizio della delega (da 6 a 3 mesi). Anche sull'incremento dell'aliquota contributiva dello 0,09% si torna all'impostazione del protocollo: scatta da gennaio del 2011 solo se dalla razionalizzazione degli enti previdenziali non giungeranno sufficienti risparmi.
Come norma di garanzia – altra novità – entro la fine del 2007 il Governo dovrà presentare un piano industriale di riordino degli enti per recuperare 3,5 miliardi nel decennio. Cambia, inoltre, la composizione della commissione che dovrà proporre entro il 2008 le modifiche ai criteri di calcolo dei coefficienti di trasformazione: sarà costituita con 4 esperti nominati dal Governo e 6 dai sindacati e datori di lavoro (prima erano 4).
Soddisfatto Pier Paolo Baretta (Cisl): «Il ministro del Lavoro attiverà il tavolo per la rivalutazione delle pensioni, e già dalla prossima settimana si avvierà un confronto per discutere del cumulo e del suo superamento».