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I sindaci: «Autonomia violata sull'Ici»

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3 ottobre 2007

Gli effetti degli sconti Ici decisi in Finanziaria cominciano a prendere forma, e accendono la rivolta dei sindaci. La detrazione statale fino a 200 euro, secondo le stime ufficiali trasmesse dal Governo al Senato, dovrebbe abbattere il gettito del 31%, facendo mancare all'appello 823 milioni sui 2,7 miliardi prodotti dalle prime case. Per il 40% delle famiglie l'imposta potrebbe arrivare all'azzeramento.
E riuniti a Viareggio da Legautonomie per una prima lettura a caldo della manovra gli amministratori parlano di «lesione profonda dell'autonomia» (Oriano Giovanelli, presidente di Legautonomie e deputato dei Ds), «operazione neocentralista da contrastare» (Flavio Zanonato, sindaco di Padova, anch'egli Ds) e «controsenso fiscale» (Cesare Cava, segretario di Legautonomie in Toscana). Quello viareggino, che pure raccoglie soprattutto amministratori di centrosinistra, non è del resto un teatro facile per il Governo, che arriva qui a Finanziaria appena approvata. L'anno scorso proprio da Viareggio partì la rivolta dei sindaci contro il Patto di stabilità, che fu poi ammorbidito, e oggi il copione rischia di ripetersi sull'Ici.
A non andar giù agli amministratori è la decisione «unilaterale» del Governo di intervenire sul pilastro dell'autonomia dei bilanci locali (l'imposta produce più della metà delle entrate tributarie comunali), mettendo in campo un meccanismo di compensazioni che apre la porta a più di un dubbio. Ma «per rimettere in discussione lo sconto bisognava protestare prima - taglia corto il ministro per le Riforme istituzionali Vannino Chiti, scaldando la protesta della platea - perché il proposito di ridurre l'Ici è stato messo nero su bianco nelle risoluzioni parlamentari da marzo». Secondo Chiti, poi, la misura «non pone alcun problema di risorse, perché il gettito che verrà a mancare sarà interamente compensato dallo Stato» con il meccanismo del rimborso d'imposta.
In pratica, secondo il meccanismo disegnato dall'articolo 2, comma 2 del Ddl Finanziaria, i Comuni dovranno inviare (al ministero dell'Economia) una certificazione sul mancato gettito da rimborsare. E dal momento che i dati reali del 2008 saranno disponibili solo con le dichiarazioni 2009, certificazioni e rimborsi di luglio e dicembre dovranno per ora essere effettuati «sulla base dei dati statistici disponibili». Per i Comuni che anche dopo la compensazione registreranno un buco ulteriore è previsto un conguaglio a marzo.
Ma più dell'incertezza e dell'allungamento sui tempi, che pure peserà sui conti locali, è la sostituzione di un'entrata autonoma con una trasferita a irritare i sindaci. Che contestano la legittimità stessa dell'intervento statale sull'unica imposta «realmente comunale». «Davvero una brutta pagina - commenta il presidente di Legautonomie Giovannelli - perché il Governo entra a piè pari sui conti locali in un modo che cozza contro i principi appena fissati nel federalismo fiscale». E ricordando il «balletto» dell'anno scorso sull'Irpef, tagliata al centro e aumentata a livello locale, fa sapere al Governo che «non si può pensare ancora di andare in vacanza con i soldi degli altri».
E al ministro Chiti, che boccia le proteste dei sindaci come un «autogol che dovrete andare a spiegare ai vostri cittadini, anche se non ve lo consiglio», risponde anche l'Anci, per bocca del vicepresidente Fabio Sturani: «sul Fisco non accettiamo lezioni dal Governo, perché i Comuni hanno già ridotto nel 2007 l'aliquota sulla prima casa» (con un taglio medio del 5,7% secondo il rapporto Ifel). «Il meccanismo di compensazione - concede Sturani - è ancora tutto da valutare, ma deve essere ben chiaro: noi non difendiamo l'imposta, ma l'autonomia scritta in Costituzione».
Sulle compensazioni, comunque, la partita è appena iniziata, e il sottosegretario all'Interno Francesco Bonato apre al confronto con i Comuni. Per Flavio Zanonato, delegato Anci per le politiche sulla casa, l'idea di tornare a trasformare lo sconto in una detrazione dall'Irpef «si può ancora percorrere, mettendo in campo anche un meccanismo ad hoc per gli incapienti, che non sono molti».
L'Ici, insomma, tiene banco, ma non è l'unico punto di scontro fra Governo e Autonomie, che chiedono di rivedere anche il taglio agli organi elettivi. Non nell'entità, su cui c'era un sostanziale accordo preventivo, ma sulle modalità, che rischiano di penalizzare i consigli comunali e gli enti più piccoli.

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