È ottimista sul percorso parlamentare della Finanziaria Pierluigi Bersani. «Avevamo per le mani una buona manovra, equilibrata. Potevamo rovinarla anche da noi. Invece l'abbiamo gestita bene nel Consiglio dei ministri e questa buona sintesi sarà l'elemento che creerà coesione ». Tra gli aspetti qua-lificanti, la semplificazione del rapporto fra imprese e pubblica amministrazione sul piano fiscale e su quello degli incentivi e una prima riduzione di peso fiscale. «Ma queste misure non produrranno tutti gli effetti che potrebbero se non si approvano anche le norme su liberalizzazioni e mercato ferme al Senato. Vanno approvate entro la fine dell'anno, con il pacchetto della manovra».
Ministro Bersani, il 2008 si presenta difficile per la crescita economica. Come dà una mano questa Finanziaria?
Una premessa. Questa è una Finanziaria che si fa capire, a differenza di quella precedente. Intanto dà l'idea, non banale, che in questi mesi, pur di chiacchiericcio e divagazioni, si lavorava. Questo è un elemento che dà stabilità e fiducia. Che non guasta.
E sui contenuti?
È impostata su tre colonne che muovono molto sul piano della crescita, sempre che sia accompagnata da azioni coerenti su altre misure.
Quali sono le tre colonne?
La prima è una notevolissima semplificazione dei rapporti fra imprese e pubblica amministrazione sia sul lato fiscale che sul lato incentivi, con anche qualche pezzo, sia pur limitato, di riduzione fiscale. Questo favorisce la competitività e anche la ripresa degli investimenti.
Secondo?
Il sociale, organizzato sui temi della casa, del finanziamento del protocollo e della restituzione agli incapienti. In un momento in cui dobbiamo incoraggiare il dinamismo di mercato non ci dimentichiamo di chi è più in difficoltà.
Terzo?
Una ripresa degli investimenti pubblici, pur nei limiti delle risorse che abbiamo: infrastrutture, casa, sostegno alla ricerca, Mezzogiorno, energia e risparmio energetico. Questi sono le colonne, poi si vedranno via via delle novità. Solo per restare nel mio campo, avremo spinte molto forti da alcune misure: aver portato al 40% la deducibilità delle spese di ricerca fatte con l'Università; la defiscalizzazione e decontribuzione per otto anni degli spin off di imprese dell'hi tech; l'inserimento nelle aziende di 30mila giovani laureati nel Mezzogiorno tramite gli stage.
Quali sono le altre misure indispensabili che dovrebbero accompagnare questa Finanziaria?
Le iniziative su mercato e liberalizzazioni in discussione al Senato. Anche perché noi il prossimo anno e nei prossimi mesi dovremo tenere molto d'occhio il sistema dei prezzi. E i dati sull'inflazione ci dicono che, se oggi stiamo sotto la media Ue, è perché compensiamo il rincaro degli alimentari con le riduzioni nei settori che abbiamo liberalizzato.
C'è un'ipotesi di inserire la terza lenzuolata nella Finanziaria?
Nella Finanziaria come strumento, non credo. Ma come pacchetto da approvare entro dicembre, certamente sì. E invece che succede? Che dopo una bella discussione sulla Rai si farà un'altra bella,inutile,ingiusta discussione su Visco che per altro è uno degli artefici di questa manovra. Cose che la gente non capisce. In quei giorni avremmo potuto benissimo discutere misure concrete per la loro vita e approvarle entro fine anno.
A proposito di Finanziaria, il Governo ha confermato l'incapacità di tagliare la spesa pubblico come grande limite della manovra.
Alcune cose sono state fatte, ma non voglio eludere il problema. Questa volta noi abbiamo lavorato per mesi sulla grande partita fiscale, su alcune partite sociali, persino su settori specifici come il farmaceutico. Credo che la prossima Finanziaria si debba cominciare a preparare fin da ora, lavorando per aprire tre o quattro cantieri sulla spesa pubblica.
Quali sono i titoli dei quattro cantieri?
Primo: beni e servizi. Possiamo fare molto di più per spendere molto meno. Secondo: sblocco del turn over in ragione di piani di riorganizzazione dei settori della pubblica amministrazione. Percorsi di dimagrimento, immissione di forze fresche in percentuali singificativi rispetto al turn over. Ma senza processi industriali di riorganizzazione della Pa noi non ne usciamo dal dibattito su come fare a ridurne il peso. Terzo: lavorare sui trasferimenti a regioni ed enti locali sulla base delle migliori pratiche, come si è cominciato a fare per la sanità. Un trasferimento è giustificabile quando c'è un certo range di accostamento alle migliori pratiche che un'amministrazione è in grado di garantire. Quarto: il meccanismo di contabilità pubblica che crea una psicologia incrementale. Bisogna darci una riforma per evitarlo.
Torniamo un attimo alla prima colonna, il rapporto imprese e pubblica amministrazione.
Ci abbiamo lavorato intensamente, in particolare Visco e la sua squadra. È un'operazione rilevantissima perché noi facciamo un'operazione europea, favorevole all'attrazione di investimenti, di drastica semplificazione. Lì dentro abbiamo cavato anche spazio per un'operazione di razionalizzazione degli incentivi. Siamo andati a ripulire antiche risorse del Mezzogiorno, le abbiamo riprese, le abbiamo rimesse sulle politiche nuove per il Mezzogiorno, questo ci ha consentito anche di liberare qualche risorsa di fiscalità e di metterla al servizio di questa operazione. Quindi ribadisco per la centesima volta che il Sud su questa cosa non perde un euro. C'è un'operazione Sud in corso che è del tutto nuova.
È l'operazione come l'aveva immaginata all'inizio o qualcosa di meno radicale?
Concretamente cosa vuol dire? Si viene via dalla 488 già da quest'anno,si lavora in automatico da ora in poi sul credito d'imposta agli investimenti, si accompagna questo con il piano settennale 2007 2013 che ragiona in modo integrato con il sistema nuovo degli incentivi, si inseriscono alcune novità sperimentali o meno, nel senso che la macchina comune delle idee deve andare avanti. Ripeto la misura sui 30mila giovani laureati, ma anche l'articolo che sblocca, dopo la trattativa con l'Unione europee, le cosiddette zone franche urbane.
Quindi il Sud non dovrebbe lamentarsi.
Il Sud esce più forte da questa iniziativa. Ci sono novità che si coglieranno.
I vecchi aiuti della 488 non ancora spesi rientrano nel riordino?
Quelli non spesi sono recuperati e messi sulla linea degli incentivi Mezzogiorno, credito di imposta e così via. La 488 in quanto tale con l'anno prossimo andrà ad esaurimento.
Continuate sulla linea di Industria 2015 di concentrare gli incentivi?
Con questa impostazione abbiamo dato una spinta a quel processo di riorganizzazione degli incentivi che avevamo avviato lo scorso anno con Industria 2015 e lo stiamo accelerando. Dall'anno prossimo avremo i progetti di innovazione, i crediti di imposta per la ricerca, i progetti selettivi e, al sud, il credito d'imposta agli investimenti, gli stage per i 30mila giovani laureati, lo spin off di imprese per l'università.
Sul risparmio energetico?
Andiamo avanti anche lì, accelerando, con forme potenziate. In particolare andiamo avanti con la riqualificazione dei consumi, potenziando gli interventi avviati in questi mesi come la riqualificazione a fine energetici per esempio delle case.
Sul capitolo welfare non è sembrato un bel segnale il rinvio al disegno di legge collegato.
Il fatto che la cosa sia separata non vuol dire che non sia intrinseca alla manovra. Questo è chiaro a tutti.
Fa pensare che si aprano ulteriori margini di mediazioni.
Alcune parti della maggioranza hanno una sensibilità particolare su alcune tematiche, lo sappiamo. L'accordo sul welfare non si discute, ma poterlo valutare in Parlamento all'interno di una Finanziaria così equilibrata e dopo la consultazione dei lavoratori penso aiuterà. Dobbiamo anche sapere che il Paese ha molte difficoltà oggi e che nelle fabbriche il protocollo si vota ma che comunque l'umore non è bellissimo. Dobbiamo prestare massima attenzione alle difficoltà del Paese senza voltare la testa dall'altra parte. Quello che non sopporto è la rappresentazione che molti fanno di Rifondazione che ha a cuore i deboli e gli altri che difendono le imprese. Stiamo scherzando? Siamo un Paese, bisogna stare assieme tutti. Ieri il governo ha dato prova di questo gioco di squadra.
La sintesi trovata ieri reggerà in Parlamento agli scollamenti della maggioranza?
Quando si trova una politicaPaese, e credo che questa Finanziaria abbia centrato una politica- Paese, scatta un meccanismo coesivo e gravitazionale. Si fa fatica a rompere quando c'è un'idea. Le differenze poi spuntano, ci sono, lo sappiamo, ma non confondiamo il teatrino quotidiano delle sfumature e delle differenze con la sostanza di un percorso. Questa è una manovra ben equilibrata, molto consapevole dei problemi che ha questo Paese dai diversi lati, ben compensata nei diversi aspetti.
Quanto Partito democratico c'è in questa manovra e quanta agibilità crea questa manovra all'azione futura del nascente Pd?
Intanto questa è una manovra dell'Unione. Se c'è una cosa da rivendicare al Pd è proprio una spinta anche con elementi di novità e di riforma che tiene bene in equilibrio competitività, innovazione e attenzione alle questioni sociali del Paese. È il punto di equilibrio che si può rivendicare all'azione del Pd.
Non è,quindi,solo la riduzione dell'Ici.
Ma no. Qui non ci sono i partiti- misura, uno ce ne ha una, uno ce ne ha un'altra. Conta la squadra.