Oltre trentamila seggi, tre giorni di tempo per votare e cinque milioni di voti attesi: sono questi i numeri principali del referendum che si apre oggi 8 ottobre sull'accordo sul welfare firmato il 23 luglio da Governo e parti sociali. Possono votare lavoratori dipendenti, pensionati, precari e disoccupati presentando nei seggi la busta paga, il libretto di pensione o il certificato del collocamento.
Ecco in sintesi i numeri del voto:
- 53.000 assemblee: le riunioni fatte per spiegare l'accordo sul welfare a lavoratori e pensionati.
- 8-10 ottobre: le urne apriranno in corrispondenza del primo turno di lavoro. Chiuderanno ovunque alle 14.00 del 10. I risultati ufficiali sul voto sono attesi per il 12 ottobre.
- oltre 30.000 seggi; apriranno su tutto il territorio nazionale, nelle aziende, nelle sedi sindacali e dei patronati.
Sono previsti anche «seggi itineranti» nei piccoli comuni.
- 15-16 milioni: la platea dei lavoratori, pensionati e precari che i sindacati considerano potenzialmente raggiungibili. Bisogna infatti tenere conto del fatto che il 95% delle aziende ha meno di 15 dipendenti e non è quindi sindacalizzata, della dispersione della popolazione sul territorio e dell'età avanzata per una gran parte dei pensionati.
- 5 milioni di voti: Cgil, Cisl e Uil si aspettano di superare il risultato del referendum del 1995 sulla riforma delle pensioni (oltre 4,4 milioni di voti) e di raggiungere quota cinque milioni di partecipanti al voto. I sindacati si aspettano anche di superare la percentuale dei sì della consultazione di allora (nel 1995 fu il 64%).
Epifani: «Vinceranno i sì». Il segretario generale della Cgil non nasconde ottimismo sull'esito della consultazione. Intervistato dal Tg1, Epifani non si è detto preoccupato: «Non si è mai preoccupati quando si tratta di far esprimere lavoratori e pensionati: è la democrazia. I fischi - ha aggiunto - riguardano qualche importante fabbrica, ma nella stragrande maggioranza dei posti di lavoro, tra i lavoratori e i pensionati il ragionamento e gli obiettivi di questo accordo saranno apprezzato. Io credo che vinceranno i si».
Quanto alle sollecitazioni che arrivano dalla sinistra radicale per un cambiamento dell'accordo, Epifani ricorda «di aver chiesto alle forze politiche mezzo passo indietro. Perchè quando votano i lavoratori e i pensionati è giusto che loro autonomamente decidano. Bisogna aspettare l'esito del voto e solo vedere cosa fare. Comunque ricordo che è un accordo fatto tra governo, sindacati e parti sociali, e come tutti gli accordi ci sono compromessi. Gli accordi si rispettano e se si cambiano si cambiano tra i contraenti dell'accordo».
Damiano: «Modifiche possibili». Il ministro del Lavoro, Cesare Damiano, apre alla possibilità di correzioni al protocollo sul welfare. In particolare, sul tetto di 5 mila uscite l'anno indicato nell'accordo del 23 luglio. "Il fondo destinato ai lavoratori usuranti - spiega al Messaggero - può avere un utilizzo elastico". Secondo Damiano, il tetto per i lavoratori usuranti dipenderà "dalle situazioni che determineranno anno per anno". Modifiche sì, dunque, a condizione però che passino "attraverso il confronto con le parti sociali". In ogni caso dovranno essere delle piccoli correzioni, altrimenti "si rischia di far saltare tutto".
Il responsabile del Lavoro conferma che il testo sarà portato in consiglio dei ministri venerdì e che quello sarà "il punto di partenza". Damiano ribadisce infine la sua opinione su alcune parti della legge Biagi. "Ne discuteremo - afferma - ma per me lo staff leasing va eliminato. Così prevede il programma dell'Unione".
Padoa-Schioppa: «L'accordo non sarà snaturato» Il ministro dell'Economia Tommaso Padoa-Schioppa è fiducioso che ci sarà accordo sul Protocollo sul Welfare. «Penso ci sarà accordo e che non sarà snaturato» ha detto a Lucia Annunziata su RaiTre. E a proposito dei due passaggi del testo nella prossima settimana, dal referendum nelle fabbriche al Cdm del 12 ottobre, malgrado «la consapevolezza della delicatezza», ritiene che «questi due passaggi avverranno senza snaturare l'accordo che è stato fatto». Quanto allo scontento sul Welfare all'interno dell'ala più di Sinistra, in particolare sui punti in cui chiedono modifiche e cioè sul numero dei lavoratori sottoposti a lavori usuranti e sulla questione del precariato (dopo 36 mesi deve scattare il rapporo a tempo indeterminato), Padoa- Schiopppa riferisce che si tratta dei «temi più delicati».
Quanto al lavoro precario, il ministro lo ha definito «un tema molto complesso». «Precario è una cosa, flessibile è un altro - ha spiegato- oggi l'Italia è un paese dove il tasso disoccuoazione è particolarmente basso e credo sia onesto dire che in parte lo è perchè in parte si sono create forme di lavoro flessibile. Bisogna quindi continuare ad accettarle migliorandole». «La questione della trasformazione dopo 36 mesi di un rapporto di lavoro precario in rapporto di lavoro a tempo indeterminato - conclude il ministro - è una delle questioni delicate, non credo ci possa essere un automatismo assoluto ma neanche che ci possa essere uno sfruttamento del precariato per un tempo illimitato».