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| Ancora un balzo del canguro, ma Petacchi non è finito
di Dario Ceccarelli Toh, guarda chi si rivede: Robbie Mc Ewen, il canguro australiano che appena annusa aria di traguardo, ti sguscia fuori dal mucchio e acchiappa la vittoria con un balzo. Come sempre l'australiano sfrutta il lavoro altrui, nel caso quello della squadra di Alessandro Petacchi, perfetta fino ai duecento metri. Peccato che nel momento decisivo, quando l'ex Alex-jet entra in azione, le gambe facciano ancora una volta cilecca. In un attimo McEwen, 34 anni e 12 vittorie al Giro, lo salta e taglia il traguardo seguito da Paolo Bettini, anche lui pronto a insinuarsi nel varco lasciato da Petacchi. Sul quale si apre subito il dibattito. Diversi necrologi lo danno già per scomparso. Altri , più ottimisti, dicono che lo stiamo perdendo. Noi gli diamo ancora qualche chances. Ma ne parliamo più avanti. La seconda tappa del Giro, 205 chilometri su e giù in una Sardegna da favola, tira fuori dal depliant un altro colpo di scena E cioè il trasferimento della maglia rosa sulle spalle di Danilo Di Luca. Grazie a un complesso gioco di piazzamenti, il capitano della Liquigas, beffato il giorno prima alla Maddalena dal perfido Gasparotto (dai nemici ci penso io, dagli amici mi guardi Iddio), si riprende il maltolto salendo sul gradino più alto della classifica. Un bella soddisfazione per l'abruzzese che però si espone ai rischi di una leaderschip prematura. Intendiamoci: meglio star davanti che mangiar la polvere, come per esempio succede a Simoni che dopo due giorni ha quasi un minuto e mezzo da recuperare, però il dubbio resta. Lo stesso Di Luca, memore delle precedenti esperienze, aveva detto che in questo Giro, l'importante era arrivare al top nell'ultima settimana, prima delle grandi fatiche (Tre cime di Lavaredo, Zoncolan ecc). Giusto. Ben detto. Ma i programmi dei corridori, a volte, sono come quelli dei partiti: utili per incartare il pesce. E così, come è giusto che sia, Di Luca, si gode questo momento magico. Momento che, va detto, riguarda tutta la sua squadra. Al di là della furbata di Gasparotto, abile nel fare il finto tonto per non pagare il dazio, la prova della Liquigas nella cronosquadre è stata perfetta. Segno di buona intesa e grande concentrazione. Ora è presto per azzardare pronostici, però Di Luca, in un Giro così sparigliato dall'assenza di Basso, può calare il suo asso. Ecco, basta fare un cenno a Ivan Basso per ritornare alla realtà: per ricordare cioè che non basta una vittoria di Mc Ewen o la maglia rosa a Danilo Di Luca per far passare tutto in cavalleria come nulla fosse successo. Certo il Mare della Sardegna è fantastico, il calore della gente quasi commovente, che bel sole, che bel blu, eccetera eccetera: ma intanto rumors e sospetti continuano svolazzare sulla corsa. Sinceramente ci piacerebbe premere il tasto Delete per goderci la corsa, purtroppo, dopo tante fregature, meglio stare in guardia. Torniamo al nuovo flop di Petacchi. Una sconfitta netta, sulla quale non si può arzigogolare. Lo stesso Petacchi non cerca scuse: «La squadra ha funzionato alla perfezione, lasciatela stare. Sono io che non vado, sono io che non riesco a staccare Mc Ewen. Certo è già molto essere di nuovo qui tra i primi dopo l'incidente che ho sopportato. Ma non basta per vincere....». Cosa dire davanti a tanta sincerità? Dirgli bravo è il minimo. I dubbi però restano. Petacchi è l'ombra di se stesso. Molle, poco reattivo. La sua squadra lavora, e gli altri , come il succhiaruote australiano, ne approfittano alla grande. In più ci sta il carattere di Petacchi: chiuso, fin troppo portato all'autocritica. Insomma, tira brutta aria. Però, prima di darlo per morto, conviene dargli ancora ossigeno. Il traguardo di Bosa, non era di quelli adatti al nostro velocista. Anzi. Lo sprint arrivava dopo una giostra di saliscendi resi ancor più impegnativi dal caldo. E anche il finale, con diverse curve, non lo ha facilitato. Petacchi, insomma ,avrà altre occasioni per rifarsi, magari in uno di quei rettilinei che tanto gli piacciono. Occasione per rifarsi non le avrà invece Andrea Tonti, gregario di Bettini, finito all'ospedale per la frattura del setto nasale. Una caduta rovinosa, dovuta anche alla pericolosità del finale. Poteva andar peggio. |