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Velocisti, cacciatori di traguardi a tutta adrenalina
di Dario Ceccarelli In una volata al vetriolo, di quelle che sarebbero piaciute ai grandi vecchi della specialità come Basso o Zandegù, oppure Cipollini ed Abdujaparov, finisce tutto in una bolla di sapone. Lo sprint se lo aggiudica un tedesco di 29 anni, Robert Forster, che ha il merito di infilare il corridoio giusto mentre gli altri sgomitano per non restare indietro. Il più imbufalito è proprio Alessandro Petacchi che, dopo la resurrezione di Cagliari, cercava a Frascati, in vino veritas, una definitiva certificazione di qualità superiore. Invece, dopo l'ultima curva, mentre stava per decollare verso il traguardo, lo spezzino si trovato chiuso due volte contro le transenne dall'argentino Richeze, un velocista che non è proprio un esempio di eleganza e di far play. A quel punto, Petacchi per toglierselo di dosso, lo ha spostato con un braccio mandando simpaticamente a quel paese. Solo che oramai il danno era fatto. E Forster con ultimo guizzo superava il norvegese Hushovd andando meritamente a vincere la tappa mentre Petacchi e l'argentino continuavano a battibeccare. "Mi ha preso per la maglia", protestava Richeze. "Macchè, l'ho solo spostato, replicava Petacchi. "Quello si era piantato, e così mi ha impedito di vincere. Ma possibile che non si può fare un finale tutto dritto per almeno cinquecento metri? E' troppo pericoloso! Con tutte queste curve ci si può far male" ha concluso il capitano della Milram. Insomma, un po' di schermaglie, come fanno i velocisti quando l'adrenalina corre al cervello e ogni centimetro diventa una questione di vita e di morte. Come direbbe chi non si è mai trovato in mezzo, è il bello della volata. Un tuffo in apnea in un vortice che ti può portare sia sul podio che a pelle di leopardo sull'asfalto. Non c'è codice, non c'è far play che tenga. E' un mucchio selvaggio che corre a settanta all'ora, e chi pensa troppo è perduto. Il limite di Petacchi è quello di essere un velocista lineare, della scuola di Cipollini per intenderci. Petacchi deve avere il vialone dritto, per prendere l'abbrivio quando l'ultimo vagoncino del treno - nel caso Ongarato - si stacca prima del traguardo. Se invece cominciano ad esserci delle curve, o magari una lieve salita, allora emergono i suoi limiti. In questo terreno, se la cava molto meglio Robbie Mc Ewen, solitario cacciatori di traguardi dall' occhio di lince e dal nervo d'acciaio. Gente così, che ama la vita spericolata. Sono come dei cow boy, gli ultimi buscaderi, pronti a salire in groppa a quel toro scatenato che è un arrivo in volata. E quante accuse, quanti schiaffi, quante male parole. Lo stesso Cipollini di cazzotti ne ha dati parecchi. In genere finisce tutto dopo una doccia, quando l'adrenalina è tornata a quote più normali. Sono anche dei gran bugiardi. In torto gli altri, loro bravi ragazzi. Gente così, cacciatori di traguardi. |