Il gruppo rallenta, si fa avanti l'Ingegner Pinotti
di Dario Ceccarelli

È la nuova maglia rosa, ma lo chiamano l'Ingegnere. Come se il suo mestiere fosse quello di costruire ponti e ferrovie. In realtà, Marco Pinotti, 31 anni di Osio Sotto in provincia di Bergamo, è un professionista delle due ruote, un corridore che pedala nel gruppo dal 1999 con alterne fortune senza lamentarsi mai. Al posto del regolo, ha la borraccia, al posto del computer il frequenzimetro, ma insomma... «Così è la la vita, dice con l'occhio che gli brilla. Non sono un campione, e quindi, per fare qualcosa di buono, devo sudarmelo più degli altri...».
Certo, ma questo è un giorno speciale. Un giorno in cui l'ingegner Pinotti ha sudato come una fontana. Al traguardo di Spoleto infatti ci arriva con più di sette minuti di vantaggio sul gruppo dopo una fuga di oltre 116 chilometri. Insieme a lui, il colombiano Luis Felipe Valverde, un altro che col ciclismo non è andato molto lontano. Faccia dura, cotta dal sole, anche lui abituato a sfangarsela. Questa volta però è tutto diverso: lasciata alle spalle l'aria fredda del Terminillo, splende il sole, la campagna è verde come se ci avessero passato il lucido e tutti applaudono felici. Applaudono a loro, questa strana coppia un po' improbabile, che si ritrova davanti a un traguardo che aspetta solo di essere tagliato. Vai avanti tu, dice l'ingegnere al colombiano dandogli una pacca sulla spalla. A te la tappa, a me la maglia rosa. E così succede, come in una bella favola, dove tutto gira al posto giusto.
L'accordo perfetto per una fuga perfetta. Oggi va così. Tanto il gruppo non ha fretta. Non ha fretta soprattutto il capitano della Liquigas, Di Luca, che si è stancato di far spremere la squadra per difendere una maglia rosa che attira troppi mosconi. Affidarla all'ingegnere è come metterla in banca per qualche giorno. Lui è contento, e noi, dirà poi Di Luca, risparmieremo energie prima che arrivino le montagne. «Già martedì prossimo, nella decima tappa, c'è la salita di Santa signora della Guardia. Quel giorno sarà durà... ».
Tutto bene, quindi, in questa sesta tappa dove tutti rinfoderano le armi in attesa dei grandi cimenti. Invece il nuovo leader vuole togliersi un'altra soddisfazione. E al primo microfono che gli si para davanti dice tutto fiero: «Certo, la tappa l'ho lasciata a lui. Così si fa quando si prende la maglia rosa... Queste sono le regole non scritte del ciclismo, non come fanno altri... e chi vuole intendere, intenda...».
E infatti chi ha orecchie intende. Quella dell'Ingegnere è un'allusione al vetriolo al finale del Giro d'Italia dell'anno scorso quando nell'ultima tappa di montagna Ivan Basso, già maglia rosa, non concesse la tappa a Gilberto Simoni, suo compagno di fuga. Simoni ci restò malissimo accusando Basso di non essere un signore. E quella, forse, fu l'accusa più benevola. Una lite imbarazzante, mai risolta. Tanto è vero che i due ancora non si parlano. Si può dire che i guai di Basso cominciarono quel giorno, la prima ombra su quella che doveva essere l'immagine del bravo ragazzo votato al lavoro e alla famiglia che tutti vorremmo avere come vicino di casa. Parole sante quelle dell' Ingegner Marco Pinotti. Nel ciclismo si fa così. Ma forse, in un giorno come questo, avrebbe potuto risparmiarsele godendosi la sua improvvisa celebrità. Di legnate, Ivan Basso, ci sembra che ne abbia prese abbastanza. Ci mancavano solo quelle di Pinotti.