Tutti giù per terra
di Dario Ceccarelli

Colpa di quattro gocce. Sembra uno scherzo in questi tempi di siccità. Che qualcuno si diverta. Una specie di gigantesco boowling acquatico con i corridori nella spiacevole parte dei birilli. Comincia un russo, Trussov, mentre Alessandro Petacchi ha appena tagliato il traguardo davanti a Balducci.
Dopo Trussov, come in uno strike ben riuscito, vanno giù tutti. Da Paolo Bettini, che si salva la schiena solo grazie alla radiolina, alla maglia rosa, il vecchio Noè, che taglia il traguardo con il sedere. Fa trenta metri in scivolata, il vecchio Brontolo, e poi, con un guizzo degno di una ballerina, si rialza come nulla fosse. E dici la terza età...
Ma intanto, dietro, tirando sui freni, cadono tutti. Popovich prende una botta paurosa contro una bicicletta. Il basco Gutierrez si frattura una clavicola, gli altri nonostante la velocità, se la cavano con i soliti lividi e le solite graffiature. Come facciano, a non ammazzarsi, con questi tuffi a doppio avvitamento sull'asfalto, Dio solo lo sa. Sono di gomma, sono speciali, sono corridori.
Meno male che doveva essere una tappa tranquilla, questa di Pinerolo. Roba de velocisti, prima dei due grandi appuntamenti sulle montagne. Invece, a causa di poche gocce di pioggia, succede un patatrac. Il problema è il solito: la pioggia rende viscido l'asfalto, già reso scivoloso dalle scritte pubblicitarie. Poi si mette la solita ressa dei fotografi, dei curiosi, degli amici degli amici. Di solito, grazie a qualche misteriosa coincidenza astrale, non succede nulla. Petacchi e soci, pur arrivando a settanta all'ora, vengono assorbiti in un attimo dalla festosa massa compatta.
Questa volta, invece, è come frenare sul sapone. Risultato tutti giù per terra. Volano parole grosse contro l'organizzazione che, di rimando, dice che non ha sbagliato nulla. Cala trinchetto, diceva quella pubblicità.
Mettiamola così: le cadute, ai Giri, ci sono sempre state. E non solo in Italia. A un traguardo del Tour, negli anni Novanta, Jalabert fu messo ko da un poliziotto che sporgeva con il busto dalle transenne per fare una foto ricordo. Un bel sorriso, prego: e Ja Ja ci rimise quattro denti.
Qui al Giro d'Italia diciamo che c'è troppo gente vicino alla linea del traguardo. Di solito va tutto bene, ma non è sempre festa, e questa volta, complice l'acqua, finisce male. Come dire: la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Poteva finire peggio, ma il santo dei corridori ci ha messo una toppa.
Sarà anche per questo che Petacchi, dopo la terza vittoria in volata, ha fatto capire che ha una gran voglia di ritirarsi. «Ho avuto una gran paura, e comincio ad essere stanco», ha ammesso il velocista. «È da settembre che mi alleno com un fachiro. Avrei bisogno di staccare... C'è una pressione enorme, voi giornalisti mi avete spolpato».
Oggi si vedrà. Di sicuro gli sponsor vogliono che Petacchi vada avanti. Ma oggi arrivano le salite. Poca gloria e tanta fatica per uno sprinter,. In Luglio ci sarà il Tour. E allora, che vada a riposarsi. Un anno fa, ricordiamo, era all'ospedale con un ginocchio rotto. Anche quella volta pioveva. Ma in Belgio, fu un diluvio.