Con iPhone la Apple rivoluziona tre mercati

di Marco Magrini

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28 giugno 2007


Quando, un mese e mezzo dopo l'11 settembre, la Apple appoggiò la palla dell'iPod sul biliardo del mercato, parecchia gente si mise a ridere. «Chi vorrà mai spendere 399 dollari per un aggeggio che serve solo a sentire la musica?», era la domanda ricorrente. Oggi, col senno di poi, sappiamo che la bilia di Steve Jobs —dopo un lungo gioco di sponde — ha buttato giù il suo bravo birillo: iTunes Music Store, il negozio di canzoni lanciato dalla Apple grazie al folgorante successo di quell' «aggeggio», è il primo rivenditore di musica digitale al mondo. E, in America, è il terzo in assoluto dopo i grandi magazzini Wal-Mart e Best Buy.

Ma c'è una novità. Per l'iPhone — il telefono che è figlio legittimo dell'iPod — Jobs ha già calcolato con attenzione l'effetto da imprimere alla palla e gli angoli del rinterzo. Domani alle 18 ore locali —a New York,poi a Chicago, poi a San Francisco — si piegherà sul panno verde del mercato e colpirà la sfera del suo nuovo prodotto. L'obiettivo, come si conviene a un giocatore esperto, è fare filotto e buttare giù tre birilli in una volta sola. «Oggi — ha detto Jobs a gennaio, durante uno dei suoi tipici show — la Apple presenta tre nuovi prodotti: il miglior iPod della nostra storia, un telefono rivoluzionario e un nuovo strumento per consultare il Web». Ma era solo uno dei suoi giochetti. «La verità — ha poi concluso — è che quei tre prodotti sono uno solo:ecco a voi l'iPhone».Quel che è successo dopo, è sotto gli occhi di tutti: su internet ci sono oggi 92 milioni di pagine che, in un modo o nell'altro, parlano del telefono di casa Apple. Che nessuno, finora, ha mai visto.
Ma il bello è che Jobs — in questo tripudio di marketing — potrebbe fare filotto per davvero, lasciando un'impronta indelebile su tutti e tre i settori dei tre suoi prodotti immaginari: l'entertainment (iPod), le telecomunicazioni (il telefono) e il computing (l'internet "mobile").

Sul primo punto non ci sono dubbi:l'iPhone non farà altro che consolidare il dominio dell'iPod sul mercato della musica registrata. Ma con la segreta intenzione di conquistare anche l'altra metà di quel mondo: televisione e cinema.
Solo in America,sull'iTunes Store si possono comprare anche serial tv e lungometraggi. Già da domani, i fortunati possessori di un iPhone (si prevedono problemi di ordine pubblico, per comprare un telefono che costa 499 o 599 dollari) potranno vedere per strada i video di YouTube. E già da ieri, i top executive degli studios hollywoodiani —alcuni dei quali non hanno mai siglato un'intesa con la Apple — stanno cercando di capire come fare a ritagliarsi un posto in un nascente business: il cinema portatile.

Sul mercato, è vero, ci sono già lettori tascabili di file video ( come lo stesso iPod), con prestazioni accettabili. Ma cosa succederà, quando l'iPhone consentirà alla gente di vedere un film sullo schermo da 3 pollici e mezzo del proprio telefono? Sarà come avere un lettore video in tasca, senza portarne il peso.
Su questo fronte, è lecito attendersi sorprese. Dopo avergli venduto la sua Pixar, la celebre casa di animazione computerizzata, Jobs è diventato il primo azionista della Disney. Già definito«l'uomo più potente di Hollywood », anche se a Hollywood non mette mai piede, Jobs vuole continuare a svolgere anche qui il ruolo di innovatore. Non a caso, con un vezzo degno della sua fama,ha deciso che proprio domani — in contemporanea con l'iPhone — nelle sale americane debutti «Ratatouille », la storia di un topo amante della cucina che riesce a diventare chef in un grande ristorante parigino.

Poi, ci sono le telecomunicazioni. Difficile dire quanto si stiano mangiando le mani i vertici di Verizon. La società americana di telefonia mobile aveva aperto le trattative con Apple per fornire in esclusiva la connettività di rete al futuro iPhone. Di fronte alle esose richieste di Jobs, Verizon si era tirata indietro. E così è entrata in scena la AT&T che, grazie alla sarabanda che comincia domani,avrà l'opportunità di farsi un'immagine nuova di zecca.
Il nuovo telefono sarà venduto solo nei negozi Apple e AT&T. L'apparecchio è "blindato" e non è possibile cambiare la Sim. E soprattutto è blindato il contratto di due anni che bisogna sottoscrivere con AT& T (c'è una penale in caso di disdetta). Ma, per la prima volta, il contratto offre la possibilità di usare il web e la posta elettronica senza limiti di tempo e senza costi aggiuntivi.

D'un colpo, tutti i concorrenti di AT&T negli Stati Uniti si trovano nella spiacevole condizione di dover rincorrere. Certo, visti i prezzi elevati, l'iPhone non sarà un vero e proprio prodotto di massa: Jobs, con un certo understatement, ha detto di puntare a venderne 10 milioni di esemplari entro la fine del 2008. Ma i produttori di telefonini —inclusii colossi Motorola e Nokia — stanno cercando di arrivare il prima possibile sul mercato con prodotti analoghi, ormai richiestissimi dai rivali di AT&T — inclusa Verizon — che sentono sul collo il fiato della Apple, la parvenu della telefonia. Succederà altrettanto in Europa? Difficile a dirsi. Pare che Apple abbia già contattato i più grandi carrier europei e che (Verizon docet) li abbia già fatti andare su tutte le furie. Il mercato continentale è assai diverso da quello americano: qui, ad esempio, gli utenti sono abituati a cambiare le Sim card a piacimento. Resta da vedere se Jobs replicherà il modello AT&To lo riadatterà all'Europa.

Infine, c'è la sfera del personal computing. Le prime recensioni apparse ieri sulla stampa americana (New York Times, Wall Street Journal, Newsweek) assicurano che il browser incorporato in iPhone fa meraviglie. Va ancora troppo lento con le connessioni Edge ( un Gsm più "potente", ma lontano dalla larghezza di banda dell'Umts), ma con il Wi-fi dicono che sia una bellezza.
Questo impone ai produttori di telefoni di migliorare l'esperienza su internet dei rispettivi prodotti, oggi ancora insoddisfacente. Ma dà anche a Jobs la chance di rifarsi su una vecchia partita: quella con Microsoft.
Nell'ultimo anno, le vendite di computer Macintosh —quello che fu il core business della Apple Computer, che oggi si chiama Apple e basta — sono andate a meraviglia e le quote di mercato sono cresciute un po' ovunque. Il motivo?Molti utenti dell'iPod,innamorati dalla semplicità e dall'eleganza del software iTunes ( che "gira" anche su Windows) hanno voltato gli occhi al Mac.

Da domani, per la prima volta, l'elegante sistema operativo della Apple esce dai computer e entra — in versione ridotta — nel nuovo telefono. Non sono pochi gli analisti che prevedono una spinta ancora più potente all'acquisto di computer Apple.
L'iPhone arriverà in Europa in autunno. Allo stato attuale, la batteria non si può cambiare, la Sim nemmeno e la connessione Edge è ridicola qui da noi, dove la copertura Umts è pressoché ubiqua. Verrebbe da dare il vecchio consiglio: aspettare, e comprare fra un anno la seconda versione, che sarà di certo migliore, ripulita e più veloce. Però c'è poco da fare: Steve Jobs sta per colpire un'altra palla. Forse non farà filotto. Ma nessuno si sogna più di ridere.

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