Sul Libro Bianco del Governo in materia di mercato del lavoro è più che legittimo avere opinioni diverse, anche aspramente critiche. Tuttavia sarebbe auspicabile che quanti esprimono valutazioni avessero almeno la bontà di leggerlo. L'impressione è invece che molti interventi prescindano o quasi dal contenuto. Vero è che invece numerose voci si sono levate in segno di apprezzamento quantomeno della metodologia usata, forse proprio perché si sono attenute alla sostanza. É dunque opportuno fare alcuni commenti di ulteriore chiarimento.

Contratto individuale di lavoro. Qualcuno ha visto in questa formula la proposta di una nuova tipologia contrattuale. É fin quasi superfluo ricordare che si tratta, invece, di un'espressione tecnica che richiama il rapporto posto in essere dalle parti, a prescindere dal contratto prescelto.
La proposta che si ritrova nel Libro Bianco è un'altra: è possibile riconoscere all'autonomia contrattuale dei due soggetti maggiore spazio rispetto alla legge e alla contrattazione collettiva? Il modello olandese, basato su diverse opzioni previste dal contratto collettivo che vengono di volta in volta richiamate nel contratto individuale, può essere sperimentato anche da noi? Eventuali ambiti di maggiore derogabilità devono essere coniugati con nuove tecniche di convalida della volontà individuale? Da questo a sostenere che si intende smantellare il sistema di contrattazione collettiva ce ne corre.

Contrattazione collettiva e concertazione sociale. É davvero assurdo sostenere che il Libro Bianco costituisce il superamento del negoziato fra le parti sociali. Semmai è proprio vero il contrario. L'assunto di fondo è quello di modernizzare il sistema contrattuale, evitando che il contratto collettivo venga in molti casi ignorato. Ed in ogni caso è compito delle parti sociali rivedere, se lo riterranno opportuno, l'impianto del protocollo sul costo del lavoro del 1993. Quanto alla concertazione, la vera novità consiste nel fatto che l'unanimità di tutte le parti sociali non è ritenuta condizione imprescindibile per raggiungere intese, trilaterali o bilaterali che siano. Ma si tratta di una novità frutto dell'evoluzione del nostro sistema di relazioni industriali, non di un decreto del Governo. Ancora una volta, di qui a indurre la condanna a morte della politica dei redditi, autorevolmente sostenuta (oltre che introdotta) dal Capo dello Stato, il passo è lungo.

Lavoro a progetto e dintorni. É infondato il rilievo secondo cui verrebbe prefigurato un nuovo tipo contrattuale. Questa formula (della cui opportunità si potrà comunque discutere) sintetizza la volontà di circoscrivere il fenomeno delle collaborazioni coordinate e continuative ad attività di lavoro autonomo che non siano soltanto un modo per aggirare le tutele del lavoro subordinato. Vogliamo andare avanti con i parasubordinati finti o con le associazioni in partecipazione che mascherano il lavoro dipendente? É necessario rivisitare e modernizzare il diritto del lavoro. Demonizzare una formula senza approfondirne i contenuti serve solo a sviare il confronto.
Chiariti questi equivoci, veniamo al dialogo che si è instaurato. Anche da settori dell'opposizione vengono proposte letture adesive. Dopo tutto alcune proposte di legge in materia di licenziamento presentate da esponenti dell'Ulivo nella scorsa legislatura giungevano addirittura a modificare l'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. E allora proseguiamo in una discussione serena e rigorosa, senza pregiudiziali ideologiche e sospetti.

Restano alcuni interrogativi. Qual è il giudizio circa le prospettazioni contenute nel Libro Bianco in materia di partecipazione dei lavoratori? Le organizzazioni sindacali vogliono rilanciare la contrattazione collettiva in un'ottica partecipativa? Gli imprenditori sono disponibili a discutere della loro "responsabilità sociale"? Tutte e due le parti hanno altre proposte per creare una società attiva e un lavoro di qualità, così da non vergognarci negli esercizi di benchmarking su scala europea?