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20 giugno 2007

Nel lavoro sempre più qualità

di Roberta Paolini

Il Nord-Est è "occupato". Dalle Regioni e dalle due Province autonome esce un quadro positivo per quanto riguarda lo scenario occupazionale del quadrante nord-orientale. Un mercato del lavoro in salute anche grazie a politiche per la (buona) occupazione.
Veneto: federalismo tradito
A f<ar la figura della Cenerentola è solo il Veneto, e non certo perché al governo regionale manchi la voglia di spendere, ma perché la capacità di spesa soggiace ad una logica "centralista".
Insomma per usare un'immagine nota, il Veneto nel confronto con le Regioni a statuto speciale gareggia con un braccio legato dietro la schiena.
Risultato? Una capacità di spesa per la funzione obbiettivo "lavoro" iscritta nel bilancio previsionale 2007 di poco superiore ai 24,3 milioni. A questa dotazione finanziaria si aggiungono circa 216 milioni per competenza della funzioni obbiettivo "istruzione Formazione", di cui solo 112 milioni destinati alla formazione professionale.
«Siamo una Regione con un tasso di disoccupazione che si aggira attorno al 4% — spiega Elena Donazzan, assessore alla formazione e al lavoro — e dove le sfide da affrontare sono quelle di creare non tanto nuovi quanto piuttosto migliori posti di lavoro, favorendo la completa realizzazione di un mercato del lavoro inclusivo, attento alla componente femminile ed in genere alle fasce "svantaggiate", incentivando l'invecchiamento attivo».
Il Terzo Veneto, è l'idea fissa della Donazzan, «vuole e deve essere una Regione competitiva sul mercato globale: per questo è fondamentale puntare su innovazione e ricerca e valorizzare, anche in termini di formazione del capitale umano».
E che l'obbiettivo sia realizzare sinergia tra formazione-istruzione-impresa è dimostrato dal fatto che nel nuovo nuovo sessennio di programmazione comunitaria «la Regione sta impegnando il 62,9% delle risorse assegnate a livello comunitario, a valere sui due Fondi Strutturali FSE e FESR, alle politiche destinate alle risorse umane e all'attuazione della Strategia di Lisbona».
Friuli V.G., verso Lisbona
Nel triennio 2007-2009 la previsione di spesa alla voce "formazione, lavoro, università" raggiunge per il Friuli Venezia Giulia quota 143 milioni, di questi oltre 52 sono attesi per il 2007.
A sorreggere il piano del cosiddetto "Buon Lavoro" non è solo una dotazione finanziaria di tutto rispetto, ma una legge regionale, la 18 del 2005, che orienterà le scelte e le strategia di crescita quantitativa e qualitativa dell'occupazione.
Il Friuli sconta infatti rispetto alle altre Regioni nordestine un "ritardo" nella marcia verso gli obbiettivi comunitari in tema di occupazione.
La meta del 2010 per raggiungere l'obbiettivo di Lisbona per tasso di occupazione (per il Friuli è di circa quattro punti: 66%) al di sotto dell'obbiettivo e di circa 4 punti per l'occupazione femminile fermo al 55,8% .
«Si tratta di un documento fondamentale — afferma Roberto Cosolini, assessore regionale al lavoro — che si pone degli obbiettivi fondamentali.
Ovvero l'idea che un sistema economico che vuole svilupparsi deve poggiarsi su una strategia che coniuga crescita e occupazione, sviluppo economico e coesione sociale, che si debba realizzare un'occupazione che cresce sul versante quantitativo e qualitativo».
E come si concretizzano tali ambiziosi programmi? Su un versante attraverso «la gestione delle situazioni di crisi occupazionale attraverso la valorizzazione delle competenze — afferma Cosolini —. L'idea è che le politiche per l'occupazione servano per ridurre il divario tra chi riesce a stare sul mercato e chi no, evitando casi di emarginazione occupazionale e di svantaggio».
A ciò si aggiunge un ampio programma di misure contro il rischio precarietà: «nel 2006 si sono incentivate le imprese per trasformare i contratti da tempo determinato in tempo indeterminato, in tutto l'azione ha coinvolto 1.000 persone, che diventeranno 1.400 nel 2007 con una spesa complessiva stanziata di circa 8 milioni».
Bolzano, i migliori
La Provincia di Bolzano con i suoi 488.877 abitanti detiene il piú alto tasso di occupazione in Italia, intorno al 71%, 81,3 uomini e 61,4 donne. Il più basso tasso di disoccupazione dell'intera Europa continentale pari al 2,6%.
«Tutti parametri in linea con gli obiettivi che la Strategia di Lisbona aveva previsto per il 2010 — afferma Luisa Gnecchi assessore al lavoro della Provincia di Bolzano — Partendo da questi dati è chiaro che la politica oggi deve guardare al futuro e puntare all'eccellenza, non solo i livelli di occupazione dunque, ma la sua qualità; non solo formazione, ma formazione di qualità». Secondo l'assessore non è sufficiente limitarsi ad incrociare domanda ed offerta di lavoro, ma «bisogna creare posti di lavoro all'altezza delle aspirazioni e delle vocazioni dei giovani. L'obiettivo è realizzare il trinomio flessibilità, sicurezza e qualità del lavoro, con particolare riguardo alla prevenzione degli incidenti sul lavoro e alla salubrità dell'ambiente lavorativo».
Trentino, l'Agenzia funziona
«Negli anni più recenti le politiche locali del lavoro — afferma Marta Dal Maso, assessore alle politiche sociali della Provincia di Trento — hanno agito essenzialmente in tre direzioni: aiutando per quanto possibile le imprese del territorio ad essere competitive anche sul fronte della qualità e quantità di lavoro necessaria, predisponendo una rete di protezione non meramente assistenziale per i lavoratori disoccupati , promuovendo l'inserimento o il reinserimento al lavoro di chi cercava occupazione mediante un'equilibrata azione di pressing e di offerta di sostegno».
Tutto ciò si è tradotto in un'intensa attività del sistema provinciale che ha investito buona parte della popolazione trentina: solo con riferimento all'attività dell'Agenzia del lavoro si può dire che mediamente in un anno sono circa 10.000 i lavoratori che usufruiscono di interventi di politica attiva del lavoro (formazione continua o in apprendistato, lavori socialmente utili, sostegni all'avvio di nuove attività imprenditoriali, incentivi alle assunzioni), a cui vanno aggiunti 20.000 lavoratori che usufruiscono di servizi di incrocio tra domanda ed offerta di lavoro o di orientamento di lavoro e circa 900 lavoratori che beneficiano della particolare indennità regionale di disoccupazione.

I tassi di occupazione
- Il Veneto ha un tasso di disoccupazione del 4%.
- Il Friuli Venezia Giulia ha un tasso di occupazione del 66% ed è sotto di quattro punti rispetto all'obiettivo comunitario fissato dalla "Strategia di Lisbona".
- L'Alto Adige con il 71% della popolazione attiva occupata ha il record europeo del più basso tasso di disoccupazione.

Le risorse
- La Regione Veneto ha in bilancio una spesa di 24,3 milioni per l'obiettivo lavoro e 216 milioni per la formazione e l'istruzione.
- La Regione Friuli Venezia Giulia ha previsto per il triennio 2007-2009 una spesa di 143 milioni per formazione, lavoro e università.
- Sempre in Friuli Venezia Giulia la Regione ha stanziato 8 milioni per incentivare le imprese a trasformare i contratti a termine



 
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