16 luglio 2007 |
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«Effetti affievoliti ma rimane utile»di Francesco Nariello |
Uno strumento che ha perso efficacia rispetto al momento del debutto, ma che resta utile. «È andata come previsto: grande impatto nei primi due anni e poi, col trascorrere del tempo, l'effetto si è affievolito. Anche all'estero si è verificata la stessa situazione». È il giudizio di Piero Caramelli, vicecapo della Polizia stradale, sul funzionamento della patente a punti.
Come spiega i rilevanti scostamenti tra le province nel numero di punti detratti?
Ci sono due possibili ragioni. La prima è che in Italia c'è una situazione non abbastanza percepita dall'opinione pubblica: la proliferazione degli organi di polizia che si occupano di sicurezza stradale. Al fianco dei Corpi statali operano, infatti, una miriade di polizie municipali e provinciali. Mentre i primi si conformano più facilmente a criteri omogenei, le altre no. E alcune non hanno sufficienti risorse da impiegare. La seconda ragione potrebbe invece riguardare la condotta dei giudici di pace rispetto ai ricorsi. Alcuni sono più garantisti di altri. Dunque, se un automobilista sa che ci sono buone probabilità che il proprio ricorso venga accolto, non ci pensa due volte e lo presenta. Ciò comporta anche un allungamento dei tempi nella decurtazione dei punti.
La media nazionale è di 184 giorni. Questo pesa sull'efficacia del sistema?
La sanzione più è immediata, più è penetrante. La patente a punti è certamente uno strumento utile, ma non ha il connotato dell'immediatezza. Serve soprattutto a selezionare gli automobilisti virtuosi. La tempistica va poi coniugata con le esigenze di tutela. Se il disegno di legge all'esame del Parlamento verrà approvato, introdurrà il termine tassativo di 60 giorni perché le Forze di polizia informino gli uffici competenti sui punti da detrarre. Ora il termine è di 30 giorni, ma non è vincolante.
Molte infrazioni vengono commesse nella fascia di età fra i 25 e 39 anni. Giovani sempre più indisciplinati?
Purtroppo è normale che questo avvenga: i giovani manifestano carenza di tecnica e meno prudenza. Si può provvedere, come è stato proposto, a imporre nuovi limiti alla potenza dei veicoli per chi ha la patente da meno di tre anni. Ma come si fa a prevedere, da una certa età in poi, regole differenti sulla base del solo dato anagrafico? Potrebbe invece essere utilizzato meglio il sistema di revisione della patente.
Anche fra gli ultraottantenni le infrazioni non mancano. Indisciplina senile o decurtazione "pilotata"?
Non è certo un segnale incoraggiante. È il prezzo pagato per l'utilizzo delle tecnologie. Se non si pensa di fermare per l'identificazione ogni trasgressore, dobbiamo accettare l'indicazione del conducente fatta dal proprietario, anche se non corrisponde alla verità.
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